Preghiera islamica
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Nelle carceri della Toscana il record di detenuti italiani convertiti all'Islam

Gli istituti penitenziari sono un terreno fertile per fare proseliti, con il rischio radicalizzazione che si fa più alto tra i reclusi: i numeri del 2016

Preghiere, lettura del Corano, qualche parola in arabo e poi la conversione all’Islam. La radicalizzazione e il reclutamento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche avviene nella maggior parte dei casi all’interno delle carceri. Meccanismo che vale anche nel nostro Paese, con la metà dei nuovi musulmani italiani convertiti in carcere che risultano reclusi negli istituti penitenziari della Toscana

In carcere conversioni più "a rischio"
Solamente nel 2016 nelle carceri italiane si sono convertiti all’Islam17 italiani (16 uomini e una donna) con un percorso sviluppatosi nell'arco di poco tempo in un contesto, come ormai confermato dagli 007, che rappresenta un terreno favorevole alla diffusione di ideologie radicali e violente, tipiche della radicalizzazione terroristica.

La conversione all’Islam - è bene precisarlo - non può e non deve essere necessariamente associata al terrorismo, ma se avviene in carcere assume indubbiamente una valenza diversa e, per gli investigatori, diventa elemento da monitorare con maggiore attenzione. Al proposito, un ulteriore elemento di preoccupazione è poi dato dall'impossibilità di applicare la normativa antiterrorismo sulle espulsioni per quanto riguarda la conversione ed eventualmente la radicalizzazione in carcere di cittadini italiani.  

Fari puntati sulla Toscana
Sicuramente l’attenzione degli investigatori e dell’intelligence contro la radicalizzazione è concentrata sulle carceri della Regione Toscana. Solamente nel carcere di Pisa sono state quattro le persone (tra cui l’unica donna italiana) a convertirsi all’Islam in meno di 12 mesi. Due, invece, sono quelli che si sono convertiti nella casa circondariale di San Gimignano, in provincia di Siena, uno in quella di Prato, un altro in quella di Volterra (Pisa) e uno nel carcere dell’isola di Gorgona (Livorno). I due uomini originari del nord della Toscana detenuti nel carcere pisano hanno 52 e 53 anni, mentre l’altro ne ha 32. Poco più che trentenne anche la donna (originaria della provincia lucchese e oggi scarcerata) che nel 2016 ha deciso di abbracciare la fede islamica. Gli altri detenuti convertitisi all'Islam hanno un’età compresa tra 30 e 52 anni, mentre il più anziano (detenuto nel carcere di Volterra) è un uomo di 63 anni.

Al di fuori della Toscana si contano poi due italiani convertiti nelle carceri piemontesi, tre in quelle della Lombardia, uno in Sicilia, uno in Campania e infine uno in Sardegna.

Il ruolo dei "promotori"
Ma come avviene la conversione? Spesso attraverso altri detenuti definiti "promotori", che possono essere imam reclusi oppure soggetti "leader" dediti appunto al fare proseliti o addirittura mediatori culturali che operano nelle stesse carceri, entrando e uscendo liberamente dalle stesse. 

Solo nel 2016, gli imam "esterni" che hanno avuto contatti con i detenuti reclusi nelle carceri italiane sono stati 22 e in alcune strutture carcerarie hanno avuto accesso anche due o tre imam diversi. La maggior parte di questi imam "esterni" sono marocchini, uno solo risulta di nazionalità italiana.


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Nadia Francalacci