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Ansa
Calcio

Italia fuori dal Mondiale 2022

Azzurri eliminati dalla Macedonia del Nord: niente partecipazione come già nel 2018. Calcio italiano sotto choc: come si può passare in meno di un anno dall'Europeo all'amarezza di oggi?

L'Italia fuori dal Mondiale, per la seconda volta consecutiva, nel modo più amaro possibile. Fuori senza nemmeno arrivare a giocarcela con il Portogallo in quella che era la finale designata di questo playoff sbilenco cui gli azzurri si sono condannati mancando una dopo l'altra tutte le chance avute per prendersi la qualificazione. A Lisbona ci va la Macedonia del Nord, numero 66 del ranking Fifa, che ha giocato a Palermo distruggendo lo sterile possesso palla dei nostri e pescando un jolly nel tempo di recupero. Sia chiaro: non esiste nulla per affermare che il successo dei macedoni abbia una logica. Pura sorte. Il calcio è così e bisogna accettarlo.

Però va detto con estrema franchezza che l'Italia sta fuori dal Mondiale per demeriti propri, perché nel post Europeo si è dimenticata tutto quanto mandato a memoria prima. Fuori per non essere stata capace di chiudere il girone che stava dominando, fuori per l'incapacità di tradurre in gol e occasioni la mole di gioco e fuori perché lo stesso Mancini non ha trovato le alternative. Il materiale oltre a quello su cui era stato costruito il ciclo europeo non era molto, vero, ma sufficiente per evitare autentici suicidi sportivi come quelli con la Bulgaria e con la stessa Macedonia del Nord. I rigori sbagliati da Jorginho hanno fatto il resto.

Un'eliminazione difficile da accettare. Come si è potuti passare in nove mesi dal trionfo di Wembley alle lacrime del Barbera? Come può il movimento che ha riportato l'Europeo in Italia dopo oltre mezzo secolo essere definito oggi così mediocre da mancare per la seconda volta di fila la partecipazione al Mondiale? Lo choc provocherà uno tsunami non solo tecnico. Si torna all'anno zero, come dopo i disastri di Ventura. Tutto cancellato, gli eroi nella polvere e sul banco degli imputati di un processo popolare sommario e quindi ingiusto che travolge anche il giudizio su quanto accaduto meno di un anno fa.

Non abbiamo vinto l'Europeo per buona sorte, come ora malignamente gridano i tanti nemici occulti della nazionale, non siamo fuori solo per sfortuna. La verità è che nel mese magico l'Italia è stata capace di andare oltre i propri limiti e poi ha perso la bussola. Non avevamo un attacco di livello internazionale, lo sapevamo e ne abbiamo avuto la conferma da settembre in poi quando non sono stati spesso sufficienti decine e decine di tentativi per garantirci vittorie sulla carta facili.

La traversata del deserto sarà lunga. Il ko rimetterà in discussione tutto, compreso il ruolo di presidente federale di Gabriele Gravina che politicamente è blindato, ma che ha anche tanti nemici che lo aspettavano al varco. Di sicuro il nostro calcio deve interrogarsi sul perché l'inizio del 2022 abbia gelato ogni germoglio: fuori tutte le nostre squadre dalla Champions League, quasi tutte dall'Europa League e adesso la nazionale. Siamo questi? Verrebbe da urlano di no, che è tutto un incubo, ma il campo ha scritto una sentenza diversa.

C'è un dato che deve fare riflettere. Se ci riusciremo - a questo punto guai a dare qualsiasi cosa per scontata - torneremo a giocare una partita di Mondiale nel 2026, ben dodici anni dopo l'ultima. E non ne facciamo una a eliminazione diretta dal glorioso 2006, quello del trionfo di Berlino. In Sudafrica (2010) e Brasile (2014) due umilianti eliminazioni ai gironi: pensavamo fossero il punto più basso, non è così. Il peggio è adesso, anche se è difficile rispondere alla domanda: perchè?

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Giovanni Capuano