Boschi, suo padre e il coinvolgimento nel decreto salvabanche
ANSA/ RICCARDO ANTIMIANI
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Boschi, suo padre e il coinvolgimento nel decreto salvabanche

Pierluigi ed Emanuele Boschi, padre e fratello del ministro, erano ai vertici di uno degli istituti di credito "salvati" dal governo

“Mio padre è una persona perbene” scandisce Maria Elena Boschi ospite della presentazione del libro di Bruno Vespa “Donne d'Italia”. Si lamenta, la responsabile delle Riforme del governo Renzi, che l'uomo sia finito sui giornali “non per quello che fa ma perché mio padre”. E tenta, con tutte le sue forze, di far finta che dietro la faccenda del decreto “salva banche”, tra cui anche quella Etruria di cui il padre Pier Luigi è stato vicepresidente, non si celi per lei un gigantesco conflitto d'interessi.

Succede infatti, nel giro di poche ore, che la Ue bacchetti l'Italia per il salvataggio di quattro istititui di credito in crisi emanato dal governo di cui lei fa parte e che la procura di Civitavecchia apra un'inchiesta sul suicidio di un cliente della Banca Etruria ai vertici della quale c'era mezza famiglia Boschi. Non solo papà Pier Luigi, ma anche Emanuele, fratello di Maria Elena e numero due dell'ufficio “incagli”, quello da cui passano i crediti che non si riescono a recuperare.

Ma andiamo per ordine. Il cliente in questione è un pensionato di 68 anni residente a Civitavecchia. Nella lettera scritta prima di togliersi la vita, l'uomo punta il dito contro chi ha gestito i suoi soldi mandando in fumo 110 mila euro, i risparmi di una vita. Luigi, questo il suo nome, accusa gli amministratori dell'Istituto di credito, quindi implicitamente anche il padre e il fratello della Boschi, di aver fatto, per suo conto ma a sua insaputa, investimenti ad alto rischio, le cosiddette obbligazioni subordinate. Parla di “truffa organizzata”. Scrive di essere stato preso in giro tutte le volte che, quando si recava in banca per ricevere chiarimenti, quelli lo liquidavano con false rassicurazioni solo per toglierselo di torno.

Nel febbraio scorso l'istituto aretino fondato nel 1882 da 1800 dipendenti e 175 filiali in 8 regioni, finisce in amministrazione straordinaria. Gli ispettori della Banca d'Italia (uno dei quali pure indagato per aver acquistato “a un prezzo illecitamente maggiorato” azioni della Cassa di risparmio di Rimini di cui era stato anche in quel caso commissario) avevano infatti certificato perdite per 526 milioni di euro, crediti deteriorati per 2,8 miliardi e un patrimonio ridotto ad appena 20 milioni. La Procura di Arezzo apre un'inchiesta nei confronti dei vertici per vari reati.Pier Luigi Boschi e gli altri lasciano i loro incarichi.

Intanto l'Unione europea ha bocciato il “salvataggio” delle CariChieti, CariFerrara, Cassa Marche e Banca Etruria da parte del governo di cui fa parte anche la figlia dell'ex vicepresidente di una delle quattro banche. Banche accusate da Bruxelles di aver venduto “prodotti inappropriati a persone che forse non sapevano cosa compravano, con conseguenze personali dure e difficili” proprio come è stato per il signor Luigi. Banche di cui, secondo la Ue, la responsabilità è del governo.

Il premier Matteo Renzi ha però difeso il “suo” decreto fatto per “salvare – ha detto - i conti concorrenti dei cittadini e migliaia di posti di lavoro”. E annunciato un fondo di solidarietà selettivo, aperto anche ai piccoli azionisti, oltre che agli obbligazionisti. Secondo le regole europee, infatti, salvare in modo definitivo questi ultimi è infatti impossibile.

maria elena boschi
ANSA/CLAUDIO PERI
Il ministro per le Riforme costituzionali, Maria Elena Boschi, durante la presentazione del libro PhotoAnsa 2015 presso Palazzo Giustiniani a Roma, 03 dicembre 2015.

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Claudia Daconto