Talco cancerogeno: quel che c'è da sapere sul caso Johnson&Johnson
Bangkok, Thailand - February 25, 2016 : Johnson's baby powder products on the shelf.
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Talco cancerogeno: quel che c'è da sapere sul caso Johnson&Johnson

L'azienda è accusata di non aver avvertito della presenza di tracce di amianto in prodotti a base di talco

Quattro miliardi e settecento milioni di dollari. E' il maxi indennizzo che Johnson&Johnson dovrà corrispondere a 22 donne che hanno intentato una class action contro la multinazionale farmaceutica accusata di aver omesso di comunicare ai clienti la presenza di tracce di amianto in prodotti a base di talco favorendo così l'insorgere di tumore ovarico. E' questo l'ennesimo capitolo della saga che, dal 2016, ha messo nell'occhio del ciclone J&J e il talco.

La risposta di Johnson&Johnson

Ancora una volta la sentenza arriva dal tribunale di St.Louis, nel Missouri e ancora una volta la ditta ha annunciato di fare ricorso. A confermarlo è stata Carol Goodrich, portavoce di Johnson & Johnson che ha spiegato come la sentenza sia "Il prodotto di un processo fondamentalmente ingiusto. I prodotti della società non contengono asbesto e non causano cancro alle ovaie. I diversi errori presenti in questo processo sono stati peggiori di quelli nei precedenti che sono poi stati capovolti".

Le tappe della vicenda

La vicenda giudiziaria risale al febbraio 2016 quando, per la prima volta, la corte del Missouri ha condannato la società a risarcire la famiglia di Jackie Fox, una donna deceduta a 62 anni a causa di un cancro alle ovaie. La Fox, per oltre 35 anni, aveva utilizzato una grande quantità di Baby Powder e Shower to Shower prodotti a base di talco.

Secondo l'accusa quel talco sarebbe stato estratto da miniere contaminate dall'amianto e, nonostante dal 1973 l'OMS esiga la tracciabilità dei prodotti contenenti il minerale (che è facilmente contaminabile), la J&J avrebbe trovato il modo per dribblare i controlli e immettere sul mercato migliaia di chili di borotalco all'asbesto causando, nei soggetti predisposti, l'insorgere del tumore ovarico o di mesotelioma.

Il caso Fox ha fatto molto clamore e nel giro di due anni sono arrivate a migliaia di denunce con altrettante cause pendenti su J&J che continua a sottolineare come studi indipendenti abbiano dato loro ragione rispetto all'assenza di asbesto nei prodotti in vendita. La casa farmaceutica ha dovuto indennizzare la famiglia della Fox con la cifra di 10 milioni di dollari come risarcimento e 62 milioni a titolo punitivo.

Talco, indagato speciale

In realtà in talco è indagato come possibile agente cancerogeno almeno dal 2006 quando l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (lo Iarc di Lione) ha classificato le polveri per il corpo a base di talco come possibili cancerogeni per l’uomo. Non ci sono, però, ancora prove sufficienti per mettere in correlazione l'insorgere del tumore con l'uso costante negli anni del talco (con o senza amianto) e gli studi proseguono insieme a quelli su altre centinaia di prodotti.

Le successive sentenze

Dopo la sentenza Fox J&J era stata condannata a risarcire per 55 milioni di dollari una seconda donna, Gloria Ristesund, che si era ammalata di tumore ovarico. Era il maggio del 2016.

Proprio in quel periodo anche un uomo, Stephen Lanzo, denunciava Johnson&Johnson per essersi ammalato di mesotelioma (un tipo di tumore che colpisce le pareti molli di diversi organi)  e anche in questo caso la corte ha dato ragione al malato chiedendo alla multinazionale e al suo fornitore Imerys Talc di pagare 117 milioni di dollari al cliente.

Anche a Joanne Anderson, 66 anni, malata di mesoteliama a causa della contaminazione da amianto dovuta all'uso prolungato di prodotti a base di talco J&J aveva dovuto pagare un risarcimento. In questo caso la cifra si aggirava intorno ai 25,7 milioni di dollari stimati ancora una volta sulla base del fatto che l'azienda non avrebbe informato con abbastanza chiarezza della presenza di tracce di amianto nelle polveri di borotalco.

L'aumento delle condanne ha generato un moltiplicarsi costante delle denunce che sono arrivate a essere quasi 10.000 con clienti - come nel caso delle 22 donne cui la corte di St. Louis ha dato ragione in questi giorni - che si uniscono per portare a termine azioni legali più efficaci e remunerative per le parti lese. 


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Barbara Massaro