Marchini
ANSA/ MASSIMO PERCOSSI
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Adesso Marchini può davvero diventare sindaco di Roma

La mossa di Berlusconi cambia lo scenario: candidato forte di una forza moderata e liberale, capace di attirare molti indecisi, al centro e a sinistra

“Possono i due non tornare a parlarsi?” ci domandavamo qualche settimana fa a proposito di Silvio Berlusconi e Alfio Marchini all'indomani del voltafaccia degli ex alleati del Cavaliere che, dopo l'iniziale sostegno a Guido Bertolaso, avevano tradito il patto e candidato Giorgia Meloni?

No che non potevano. E infatti, dopo giornate intere sulle montagne russe, ieri è arrivata, con il passo indietro dell'ex capo della Protezione civile, la decisione di Silvio Berlusconi di convergere sull'ingegnere romano.

Roma, il perché della svolta politica di Silvio Berlusconi


L'ultima gaffe dell'ex candidato di Forza Italia, pronto a mettersi a disposizione in un'eventuale giunta di Roberto Giachetti o Virginia Raggi, c'entra poco. I sondaggi parlavano chiaro da mesi e quando l'obbligo di trarne le dovute conseguenze è diventato irrimandabile – entro il 5 maggio dovranno essere presentate le liste definitive – Berlusconi ha imboccato l'unica strada percorribile.

Con Bertolaso inchiodato al 6%, Forza Italia stava davvero correndo il rischio di autocondannarsi all'eclissi. A stento sarebbe stato eletto forse un solo consigliere. La caccia ai big da candidare non stava dando i risultati sperati. Silvio Berlusconi, l'ottantenne (come lo definisce dispregiativamente Matteo Salvini) ancora in grado di interpretare meglio di chiunque altro umori presenti e scenari futuri, non avrebbe mai potuto rassegnarsi a uscire da una competizione elettorale umiliato da un misero quinto posto.

Chi oggi gli contende leadership ne avrebbe immediatamente approfittato per celebrarne il funerale politico. Gli esponenti del suo partito, che hanno da sempre considerato quella di Bertolaso una candidatura troppo debole, gli avrebbero rinfacciato la sconfitta e abbandonato al suo destino. In questa situazione il sacrificio di Bertolaso era diventato inevitabile.

L'ipotesi di convergere sulla presidente di Fratelli d'Italia, circolata la scorsa settimana, tuttavia, non stava in piedi.

Il centrodestra come Silvio Berlusconi lo aveva immaginato e creato 22 anni fa, ossia una forza moderata e liberale, non sarebbe esistito più. Di centro non sarebbe rimasto niente. E la destra sarebbe stata quella radicale, xenofoba e lepenista incarnata da Matteo Salvini con la quale Berlusconi e Forza Italia hanno davvero poco a che fare.

Ciò non significa che se oggi non c'è alcuna possibilità, come auspica qualcuno, che a questo punto anche Meloni e Salvini convergano su Marchini (che tra l'altro era risultato il più gradito alle “comunarie” leghiste), in futuro, quando per esempio si tratterà di fare i conti con l'Italicum, non si riaprano margini di trattativa.

Ma nel presente è a una nuova forza di centro, su scala nazionale, che Silvio Berlusconi pensa e le amministrative romane possono fornirgli l'occasione di metterne subito alla prova le potenzialità.

Non a caso i vecchi alleati Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini – che da giorni premevano perché si arrivasse a questa conclusione - gli hanno subito riconosciuto la capacità di “graffiare” ancora e il merito di aver gettato le basi per la costruzione di un asse anti-populista. E che la svolta dell'ex premier rappresenti una minaccia seria allle ambizioni dei suoi nemici è dimostrato dalle reazioni che hanno avuto.

Dietro le dichiarazioni di Meloni, “Berlusconi non vuole vincere perché c'è un patto con Renzi” e di Salvini, “Silvio si gode l'abbraccio di Fini e Casini” c'è soprattutto nervosismo e la forte preoccupazione di veder sfumare il colpaccio ordito ormai un paio di mesi fa alle spalle del Cavaliere.

Lo scenario è oggi completamente stravolto. È vero che alcuni sondaggi, già da tempo, individuano in Alfio Marchini l'unico candidato che in un'eventuale ballottaggio con la grillina Raggi avrebbe concrete chance di batterla, ma è altrettanto vero che fino ad oggi Alfio Marchini, stimato tra l'8 e il 10%, non aveva alcuna possibilità di arrivare al ballottaggio. Da oggi invece sì. Con il sostegno di Forza Italia, e probabilmente de La Destra di Storace, il candidato civico entra di diritto in partita.

Un considerevole pezzo di elettorato, molto trasversale rispetto alle appartenenze di partito, ha infatti finalmente trovato chi votare. Si tratta di tutti coloro che mai avrebbero voluto eleggere Giorgia Meloni ma non erano convinti di Bertolaso, ma anche di quelli che si erano arresi a doversi far andare bene l'ex ministro della Gioventù e che adesso hanno un'alternativa. Ma Alfio pescherà a piene mani soprattutto nella schiera degli indecisi, compresi quelli di centrosinistra che Roberto Giachetti non è ancora riuscito a conquistare.


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Claudia Daconto