Reggiseno, addio
(Photo by Christopher Polk/WWD via Getty Images)
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Reggiseno, addio

È no-bra mania. L'intimo si fa superfluo - quasi di intralcio - sotto abiti, camicie e t-shirt dai tessuti impalpabili che danno vita a un nuovo gioco di seduzione. E una nuova dichiarazione di libertà.

Lontani i tempi dove Agnes Sorel - la favorita di re Carlo VII di Francia - veniva ritratta con un seno scoperto dal pittore Jean Fouquet, così come quelli in cui la filosofa e matematica Émilie du Châtelet - ricordata come l’amante di Voltaire - indossava abiti scollati per lasciar scoperti i capezzoli e Paolina Bonaparte giocava con provocanti trasparenze, arrivando persino a colorare i propri capezzoli con un blush scuro per darne risalto, la nudità femminile riesce ancora a rappresentare un atto quasi rivoluzionario.

Secondo l’ex direttrice della rivista di moda Allure, Rachael Wang, la pratica di non indossare un reggiseno sarebbe «vecchia quanto il femminismo». E la storia ne dà conferma. I primi movimenti femministi, dove la liberazione del corpo femminile era al centro del dibattito risalgono agli anni Sessanta. La 42esima edizione del concorso di Miss America ne è un esempio. Durante la premiazione, un gruppo di 200 donne occupò i marciapiedi della Boardwalk Hall di Atlantic City gettando nel «cestino della libertà» reggiseni, ciglia finte e altri prodotti femminili. Era la prima volta che sui giornali compariva il termine «Bra Burners» (brucia reggiseni, ndr), in un’analogia con i manifestanti della guerra del Vietnam che avevano bruciato le loro tessere della leva.

Nonostante quello delle «bra burners» sia solo un mito, l’abbandono della costrizione del reggiseno ha storicamente rappresentato un punto di svolta per la figura femminile. Un’importante presa di posizione che nel 2013 si è evoluta nel movimento «Free the Nipple», nato dal divieto di Instagram e Facebook di pubblicare immagini in topless, e trasformatosi nel tempo in una rivendicazione, da parte delle donne, di mostrare il proprio corpo liberamente.

La moda oggi si è fatta portatrice di questo messaggio, sull’onda di una nuova femminilità che non deve necessariamente essere ostentata, ma nemmeno sussurrata. Negli anni Novanta lo avrebbero chiamato «cable tv nipple» - termine nato per descrivere il look di Jennifer Aniston in Friends - ovvero quella nudità così accennata da non passare dalla censura della prima serata. E così, quello che nel 1967 aveva fatto scandalo a Palazzo Pitti (le modelle di Missoni avevano sfilato senza reggiseno), oggi è uno dei trend più copiati e apprezzati.

Rick Owens, Coperni, Ferragamo, Prada, Valentino, persino Chanel, hanno deciso per questa primavera/estate 2023 di celebrare la libertà della donna, con trasparenze più o meno marcate, tessuti che aderiscono al corpo mostrando ogni forma - o persino ridisegnandola, come nel caso di Jean Paul Gaultier - e tagli che coprono e scoprono il corpo strategicamente, a ogni passo.


Valentino

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Mariella Baroli