Milano capitale dell'impero romano - FOTO e VIDEO
La lectio magistralis di Valerio Massimo Manfredi per Panorama d'Italia: la ricostruzione delle gesta dei romani nel capoluogo lombardo
Valerio Massimo Manfredi è abituato a respirare la polvere: non soltanto quella delle biblioteche, luogo abituale delle sue ricerche storiche, ma pure quella degli scavi archeologici, un’attività che negli anni ha continuato a perseguire con estremo rigore. Ed è questa sua doppia anima che ne fa uno straordinario divulgatore.
L’ennesima prova di questa sua dote è stata offerta nella lectio magistralis del 22 ottobre, nell’ambito della tappa milanese di Panorama d’Italia. Titolo per Manfredi: “Milano capitale dell’impero romano”.
Davanti a un folto pubblico, nella chiesa di San Paolo Converso, lo studioso ha ricostruito le gesta dei Romani nel capoluogo lombardo quanto il ruolo di Milano nell’ambito del vastissimo Impero. "Nella bassa romanità, cioè nell’epoca tardo-antica, Milano diventa capitale. Roma era naturalmente il centro dell’Impero, ma la vastità geografica del territorio imponeva una decontrazione" ha spiegato. "Comincia così l’importanza di una città che è divenuta la straordinaria metropoli che è oggi".
Si rievoca così il sogno di Augusto, che "avrebbe realizzato subito l’Europa, impedendo forse le invasioni barbariche". Il racconto procede spedito tra gli Alamanni sotto le porte di Milano, "un’orda di 300 mila soldati, respinta e sconfitta". Arriva il ritratto dell’imperatore Gallieno, "che per primo ebbe il merito di salvare la città". C’è poi Diocleziano, "convinto che il Cristianesimo avrebbe distrutto l’Impero". E si rievoca, al suo opposto, Costantino, "che promulgò proprio l’Editto di Milano, e liberò i Cristiani dalle persecuzioni".
Manfredi ci fa muovere nella storia tra passato e presente, tra i tanti reperti antichi recuperati durante i lavori di costruzione della prima metropolitana. Il racconto prosegue per qualche secolo, giunge alla Milano contemporanea, e si condensa con leggerezza in poco più di un’ora.
Del resto, sono indubbie le capacità di Manfredi nell’incantare chi lo ascolta o legge i suoi libri. A testimoniarlo sono gli oltre 12 milioni di copie vendute dei suoi romanzi. La sua non comune abilità nel farci calare in un racconto in presa diretta della storia si è ribadita anche recentemente con “Teutoburgo”, suo ultimo romanzo (pubblicato da Mondadori) e arrivato in libreria (e in classifica) da poco più di un mese.
Presentato in anteprima esclusiva, lo scorso settembre, nella tappa di Panorama d’Italia in Campania, “Teutoburgo” è una potente rievocazione della rovinosa sconfitta dell’esercito romano consumatasi nel 9 d.C. ad opera dei Germani.
L’ineccepibile ricostruzione delle vicende storiche si affianca nel romanzo a una verve narrativa che mai tradisce il rigore dello studioso. Ed è con lo stesso fascino che Manfredi, anche a Milano, ha descritto la storia antica della città lombarda.
Con la bellissima lezione di Manfredi, si è dunque conclusa - come ha ricordato il direttore di Panorama Giorgio Mulè - la cavalcata di incontri culturali che ha animato questa ricca settimana milanese del tour, con oltre 50 eventi di diverso genere tra economia, politica, attualità, food, e moda. Una lunga teoria di incontri, iniziata con Ken Follett al teatro San Babila, proseguita con le lezioni su Milano di Stefano Zecchi, Davide Rampello e Vittorio Sgarbi, passando per l’intervista pubblica con lo scrittore Maurizio de Giovanni.
Valerio Massimo Manfredi era la degna chiusura di una settimana intensa. E ha offerto ai milanesi il racconto di una storia locale ma al tempo stesso universale: «perché ciò che è nella storia non appartiene a nessun luogo e a nessun tempo. È bensì un patrimonio di tutti, che ha bisogno di essere continuamente rievocato per non andare perduto» ha detto. Infine, un appello alla memoria condivisa. «Fatemi un favore - ha chiesto Manfredi al pubblico - ricordatevi da dove veniamo. Non dimentichiamo che questa nostra casa comune dal nome Italia è uno scrigno di meraviglie. Naturalmente è giusto provare rabbia per le ingiustizie e le brutture, ed è sacrosanto cercare di avere un paese più giusto, equo, efficiente. Ma al tempo stesso, è un dovere, per tutti noi, ricordare che mai nella storia, in questo nostro Paese, c’è stata un’interruzione del filo rosso della civiltà. E questa civiltà, di cui Milano è uno splendido esempio, l’abbiamo costruita tutti noi».