Donald Trump è stato incriminato per la quarta volta in pochi mesi. Questa volta l’incriminazione è arrivata dal Gran Giurì di Atlant che accusa Trump ed altre 18 persone di «cospirazione» per aver cercato di sovvertire in Georgia il voto delle presidenziali del 2020.
Le accuse, articolate in ben 41 capi di imputazione (13 per Trump), ruotano intorno alla legge anti racket: quella usata contro le associazioni criminali, anche di stampo mafioso, per condannare non solo gli esecutori ma anche i mandanti. Tra i reati, la cospirazione per impersonare un pubblico ufficio (la vicenda dei falsi elettori) e commettere una serie di falsi (le affermazioni infondate sulle elezioni truccate), nonché l’aver sollecitato un pubblico ufficiale a violare il suo giuramento di fedeltà: si tratta della famigerata telefonata fatta da Trump all’allora al segretario di Stato repubblicano Brad Raffensperger per chiedergli di trovare 11.780 voti necessari a fargli superare Joe Biden.
Dura la reazione del magnate: “Perché non mi hanno incriminato 2 anni e mezzo fa? Perché volevano farlo proprio nel bel mezzo della mia campagna politica. Caccia alle streghe!”
