Dietro le quinte di una serie tv
Televisione

Dietro le quinte di una serie tv

Il racconto di un giorno comune nel reparto costumi di una produzione tra mille emozioni ed imprevisti

Sono le sei e mezza. Oggi siamo fortunati perché la sveglia può suonare anche due ore prima, perciò ci alziamo e tra le prima cose controlliamo il traffico. Si, proprio il traffico, perché fare tardi non è pensabile, per vari motivi. Noi del reparto costumi siamo tra i primi ad arrivare e tra gli ultimi ad andarsene, questo solo per anticiparvi la mole di lavoro di uno tra i reparti più faticosi di una produzione cinematografica.

Una volta arrivati al campo base, che spesso non si trova vicino al set soprattutto se in esterna, è fondamentale controllare i cambi di tutti i personaggi e che l’ordine delle scene del giorno sia corretto, così da evitare “toppe”, termine che indica un errore tra scene girate in giorni diversi ma continuative poi nel montaggio. E non pensiamo che ci siano solo gli attori principali, perché spesso tutte le persone che vedete passeggiare alle loro spalle sono figuranti che devono prima passare al vaglio dei costumi per arrivare sul set.

Ora che tutti sono pronti, le luci impostate e le scene sono spiegate, si sente urlare “motore” e dopo pochi secondi “azione” ed ecco che comincia la magia.

Gli attori cambiano identità e si parte con la prima inquadratura, alla quale seguiranno altre 3 o magari 4 della stessa scena. La giornata potrebbe essere piena di sorprese, tra cambi improvvisi dell’ordine delle scene o temporali inaspettati. Mi direte, e quindi?Quindi significa che i cambi degli attori dovranno essere sostituiti, disagio non da poco quando i camerini sono lontani dal set. Ed ecco che puntualmente nasce la famosa domanda: «non possiamo cambiarli sul set?» perciò si cerca una stanza di fortuna dove poggiare momentaneamente gli abiti e far cambiare gli attori.

Bisogna essere pronti a qualunque richiesta, ad esempio quando in una scena in doccia è da sempre previsto un telo e all’improvviso si trasforma in accappatoio, perciò le opzioni sono due, o sei davvero preparato e sul camion costumi hai qualche accappatoio di backup oppure si corre al volo nel primo negozio più vicino, ma è quando sei in location sperdute nel nulla che nasce il panico, perciò i reparti si vengono incontro e si scende a compromessi.

Il cinema è lavoro di squadra, una catena, e se un anello della catena non svolge il proprio ruolo ecco che quelli dopo avranno sicuramente più probabilità di sbagliare.

Tra l’orario di inizio lavoro e la pausa pranzo c’è un momento speciale, sempre molto atteso: l’arrivo dei vassoi di pizza al taglio. Bisogna però essere scaltri e veloci perché i pezzi al pomodoro svaniscono in un secondo lasciando la focaccia bianca per i più sfortunati.

Tra i pochi lati positivi che caratterizzano le convocazioni notturne invece sono le ciambelle calde che arrivano dopo l’una. Insomma abbiamo capito che la felicità dipende molto dal cibo qui, perché poi si diventa tutti più nervosi!

Ci sono giornate dove le ore di lavorazione passano in un batter d’occhio mentre altre sembrano infinite, soprattutto quando chiedono un’ora o due di straordinari, e quando torni a casa l’unico desiderio è andare a dormire.

Cos’è che ti spinge ad andare avanti quando la tua vita gira completamente intorno al lavoro e realizzi di non avere del tempo per te stesso? Solo la passione, perché non può esistere altra ragione. Il cinema è bellezza, risate, amore ma è anche sacrificio, litigi e lacrime. Fare cinema significa viaggiare e non stare mai fermi, conoscere città che altrimenti non avresti mai pensato di visitare; fare cinema significa svegliarsi all’alba per arrivare su un set a un’ora di distanza. È un lavoro così totalizzante che una volta spente le luci e riposti gli obiettivi, salutate le persone che ti hanno affiancato in questi mesi e quelle che speri di poter incontrare sul prossimo set, una sensazione di vuoto ti assale e la vita sembra priva di ogni scopo.

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Elisabetta Cillo