Senzaquadro. Quando l'arte parla di sostenibilità
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Senzaquadro. Quando l'arte parla di sostenibilità

L'ultimo progetto di Celeste Gaia è stato presentato al Fuorisalone 2023. Uno sguardo al mondo che inizia e finisce tra i rifiuti

Tutto accade in mezzo ai rifiuti. Bellezza, trasformazione, ricerca. Perfino noi.

Un quadro realizzato utilizzando cinque chili di rifiuti di imballaggi e packaging e da più di 1100 strappi di occhi presi da vecchie riviste. Si intitola Senzaquadro N°137 l’ultimo progetto firmato da Celeste Gaia, presentato durante l’ultimo Fuorisalone alla Fondazione Catella.

Ed è proprio Celeste a raccontare a Panorama.it il suo progetto, nato tre anni fa.

Celeste Gaia

Senzaquadro nasce durante il lockdown. Come si è evoluto il progetto negli anni?

Durante la pandemia ho iniziato a ragionare su quanti rifiuti di imballaggi e packaging produciamo, volevo creare qualcosa a partire proprio da questi e che in più fosse un prodotto finito, tangibile. Dopo lunghi esperimenti e prove è nato Senzaquadro, una cornice inscindibile dal quadro stesso, dove è contenuto un messaggio.

È stato lanciato a fine 2020 con una capsule collection a Milano, nel distretto delle 5Vie, anche per testare la risposta del pubblico ad un progetto ibrido tra un brand e una creazione artistica. C’è stata una buona risposta già dall’inizio: in molti hanno richiesto dei Senzaquadro personalizzati secondo il loro gusto, perché avevano la necessità di comunicare un messaggio particolare, che arrivasse forte e chiaro al destinatario.

Parallelamente sono iniziate le prime partecipazioni al Fuorisalone con il distretto di Isola, che mi ha dato modo di presentare e raccontare il progetto mostrandone la vera natura. Grazie al team di Isola ho avuto l’opportunità di esporre in Olanda e a Dubai e questo è stato un modo per aprirsi sempre di più alla dimensione artistica e alla contaminazione. Un’altra esposizione per me molto importante è stata nel Foyer del Teatro Franco Parenti, in questo caso il Senzaquadro esposto era stato realizzato con biglietti veri di teatri, cinema e concerti con un messaggio sul valore inestimabile dei luoghi d’incontro e di spettacolo, che durante la pandemia sono stati chiusi per molto tempo. Recentemente, è nata anche una collaborazione con WallPepper®/Group, che realizza carte da parati con materiali naturali, eco-compatibili e privi di PVC, diciamo che il progetto si sta ampliando in maniera naturale a più declinazioni.

Il riciclo è al centro del tuo progetto. Quale messaggio artistico vuoi veicolare?

Il primo messaggio è legato al concetto di trasformazione per creare bellezza: la materia prima che utilizzo sono i rifiuti di imballaggi e packaging legati a prodotti di largo consumo quotidiano. Questi sono la base da cui parto per creare la struttura della cornice, poi intervengono vecchi giornali a dare la forma. Qui si delinea l’altro messaggio, legato all’imperfezione. Il processo di lavorazione è handmade ed imprime una sorta di unicità e di venature che dipendono da diversi fattori ed è strettamente connesso con l'accettazione e la valorizzazione di particolari umani, imperfetti, propri dell’artigianalità.

L’ultima opera, Senzaquadro N°137 è stata realizzata con 5 kg di rifiuti. Qual è stato il processo di realizzazione?

Sono partita come sempre dai rifiuti creando la base, la più grande realizzata fino ad adesso con una dimensione di 1 m x 1 m. Per la parte decorativa ho utilizzato invece più di 1100 strappi di occhi presi da vecchie riviste, volevo trasmettere il messaggio che siamo tutti collegati, anche a milioni di chilometri di distanza e che ogni cosa accade in mezzo ai rifiuti. È stata una lavorazione che in tutto ha richiesto circa 3 settimane, per costruire il tessuto visivo in modo uniforme.

Per l’installazione al Fuorisalone 2023 ho avuto modo di collaborare con RAJA Italia, (parte del gruppo RAJA, leader in Europa nella distribuzione di imballaggi), da sempre attenta a tematiche riguardanti il mondo della sostenibilità connesso con l’arte, che mi ha fornito delle scatole di recupero, non più idonee alla vendita - sarebbero finite al macero - ma che tagliate, assemblate e dipinte sono diventate la base dei supporti dell’installazione che faceva da cornice a tutto. Loro hanno dimostrato una grande sensibilità nei confronti del mio progetto artistico e questo mi ha dato modo di sperimentare in modo libero, il che non è per niente scontato.

Quale risposta hai ricevuto durante la Milano Design Week?

Ad ogni Fuorisalone la cosa più importante rimane l’incontro con le persone. Ascoltare le impressioni, rispondere alle domande e curiosità, accresce il progetto e lo catapulta ogni volta in dimensioni impensabili prima. Quest’anno partecipare con il supporto di un’azienda come RAJA Italia è stata una bella emozione, essere tra i relatori di un talk sull’economia circolare organizzato da Digital Innovation Days, è stato importante come crescita sia dal punto lavorativo che umano. Il tutto in un contesto come quello della Fondazione Catella, all’interno della collettiva di Isola, che ha reso possibile ai designer fare delle performance live per mostrare alcune parti del processo di creazione, è stato stimolante perché coinvolgeva i visitatori interessati a capire meglio il progetto.

Come si crea questa commistione tra arte e design?

È un lavoro complesso, fatto di continua ricerca, credo che in ogni momento siamo sottoposti a contaminazioni artistiche, quelle che potrei definire stimoli a creare, qualcosa che fa pensare. Il design in questo caso è funzionale, per esempio la forma di un Senzaquadro pur essendo agli occhi esterni molto semplice, racchiude in realtà una costruzione stratificata di rifiuti, una sorta di puzzle che una volta concluso potrebbe essere ripetuto potenzialmente all’infinito e ognuno potrebbe personalizzarlo come preferisce. La parte artistica interviene nel messaggio e nella decorazione visibile in astrazione del concetto di tela, potrei riassumerlo in una delle prime frasi che ho pensato quando stavo depositando il marchio “non serve un quadro per fare un quadro”. Si tratta comunque di un equilibrio che ogni volta viene ricercato, ma credo che la commistione vera avvenga negli occhi di chi guarda.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Senzaquadro è a tutti gli effetti il mio spazio creativo per definizione, privo di schemi imposti da altri. Sto lavorando per portare avanti sia la dimensione più artistica che quella legata al brand, che parte sempre da un’attenzione all’uso della materia prima. È appena uscita una carta da parati fatta a partire da ritagli di vecchie riviste, si chiama Ensemble (nel catalogo 2023 di WallPepper®/Group presentato durante il Fuorisalone) e sto lavorando alla nuova collezione di Senzaquadro, insomma ho davvero tante idee e progetti che nel futuro non vedo l’ora di vedere concretizzati.


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Mariella Baroli