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Oro, incenso e mirra: un super tris per la salute (e non c’entrano i Re Magi)

Oro, incenso e mirra: un super tris per la salute (e non c’entrano i Re Magi)

Fin dai tempi antichi sono considerati rimedi miracolosi dalle proprietà curative e antinfiammatorie. Ma questi prodotti naturali custodiscono anche il segreto dell’eterna giovinezza: se utilizzati nel modo giusto, si trasformano in efficaci cosmetici anti-age.


È un terzetto che torna alla ribalta puntuale ogni 6 gennaio. Quando per tradizione si posizionano nel presepe le statuine dei Re Magi, ciascuno equipaggiato con il suo cadeau per il bambinello: l’anziano Melchiorre offre l’oro, simbolo della regalità di Gesù; Gaspare, il più giovane, porta l’incenso, che si bruciava per onorare gli dei; Baldassarre regala la mirra che, essendo anticamente impiegata per le cerimonie di imbalsamazione, allude alla mortalità (e all’umanità) del Salvatore. Al di là della valenza rituale, però, i tre saggi cammellati che arrivano alla capanna nel giorno dell’Epifania in realtà c’entrano poco con le proprietà terapeutiche – peraltro certificate a livello scientifico – dei loro doni. Che, di fatto, si possono usare tutto l’anno (e non solo durante le feste) come cosmetici e integratori a vantaggio di bellezza, salute e longevità.

«Quando si parla di incenso, o «franchincenso», si fa riferimento alla resina di colore ambrato che cola dal fusto della Boswellia Carterii, un albero della famiglia delle Burseraceae diffuso nel Nordafrica e nella Penisola Arabica» spiega Emilio Minelli, vicedirettore del Who Collaborating centre for traditional medicine di Milano e fra i massimi esperti italiani di medicina cinese e agopuntura. Niente a che vedere, dunque, coi bastoncini low cost da bancarella che appestano l’ambiente domestico con improbabili afrori bollywoodiani. «Solo l’incenso puro al 100 per cento, che si acquista in grani in erboristeria o nei negozi di prodotti biologici, funziona da antisettico, antinfiammatorio e analgesico grazie al suo contenuto di acidi boswellici e antiossidanti».

È questo l’unico incenso da bruciare sui carboncini per disinfettare l’aria di casa, stemperare gli stati d’ansia e conciliare il sonno. Ma la stessa resina «si può anche masticare per rinforzare la dentatura e prevenire afte e altri disturbi del cavo orale, o assumere in compresse, sempre a stomaco pieno, se si soffre di dolori, reumatismi e infezioni ricorrenti» continua Minelli. In Medio Oriente, dove i fumatori impiegano tuttora l’incenso come chewing gum per rinfrescare l’alito, una ciotolina colma di granelli (non accesi) è spesso posizionata accanto al registratore di cassa per attirare clienti e ricchezza, mentre l’olio essenziale che se ne ricava è considerato un toccasana per l’acne – è sufficiente una goccia sulla zona irritata – e, aggiunto alla crema da giorno, garantirebbe un’azione tonificante e anti-rughe. Del resto, anche gli archeologi Robert Littman e Jay Silverstein, professori dell’Università delle Hawaii che hanno ricostruito il profumo di Cleopatra, ritengono che proprio l’incenso fosse uno dei segreti dell’eterna giovinezza dell’ultima delle regine d’Egitto insieme alla mirra: un’altra resina dalla fragranza più dolce ma non meno seducente che trasuda dalla corteccia di un grande arbusto (Commiphora Myrrha) che prospera nelle zone aride in Etiopia, Somalia e Sudan, oltre che in India e Arabia.

I greci usavano la mirra per curare le ferite, in Egitto era considerata il rimedio d’elezione in caso di herpes ed eczemi, e nella medicina tradizionale cinese la si raccomandava per riattivare la microcircolazione (l’olio di mirra frizionato sul cuoio capelluto dopo lo shampoo favorisce la ricrescita) e come complemento nella cura della bronchite, per la sua capacità di fluidificare le secrezioni e di alleviare la tosse. «In caso di infreddature» suggerisce Minelli, «basterà versare in una bacinella di acqua bollente 10 gocce di essenza di mirra e un cucchiaio di bicarbonato, coprire la testa con un asciugamano e inspirare il vapore finché il liquido non si raffredda». Quando inizia a bruciare la gola, «con 5 gocce di olio di mirra diluite in un bicchiere di acqua tiepida si prepara una miscela da gargarizzare per qualche minuto più volte al giorno, e la stessa pozione si rivela un ottimo collutorio»; mentre con un cucchiaino di mirra e incenso pestati nel mortaio, mescolati con 2 cucchiai di sale, 2 di zucchero di canna e poca acqua si ottiene uno scrub da strofinare sui punti critici prima della doccia, per ridurre – con un po’ di costanza – smagliature e cuscinetti localizzati.

Già 2.500 anni prima di Cristo, in Cina, l’oro veniva prescritto a scopi medicinali, e in Tibet le Rinchen Rilpo («pillole preziose») erano preparate con oro, polvere di corallo e perle abbinati a erbe medicamentose, poi purificate ritualmente per trattare ogni tipo di malattie. Durante il Medioevo, in Europa, si credeva che il metallo giallo, somministrato a pagliuzze, fosse un elisir contro la depressione e l’emicrania, e nel XIX secolo si pensava che potesse combattere l’alcolismo e l’epilessia. Ancora oggi alcuni farmaci – per esempio quelli per l’osteoartrite – contengono oro, presente anche nelle corone dentali e nei pacemaker, poiché azzera il rischio di allergie e rigetto. Non ultimo, una ricerca condotta al Dipartimento di radiologia dell’Università del Missouri, Stati Uniti, e pubblicata su PubMed, ha dimostrato che le nanoparticelle d’oro sarebbero in grado di aderire alle cellule tumorali, per cui sarebbe più facile per i medici individuarle e distruggerle.

L’oro si trova associato ai sali di rame e argento anche sotto forma di oligoelementi, metalli in microdosi da assumere in fiale la mattina tenendo il liquido per qualche secondo sotto la lingua prima di deglutire: «Questa è la formulazione indicata in caso di stanchezza psicofisica e quando si riscontrano cali di concentrazione e di memoria, che spesso compaiono in inverno come pure ai cambi di stagione» spiega Cristina Molina, medico omeopata esperta in fitoterapia e omotossicologia a Pavia. Esiste poi, sempre per uso orale, l’oro colloidale, una soluzione proposta a scopo energizzante e antinfiammatorio utile anche per chi pratica sport, perché tenderebbe a migliorare l’efficienza, la coordinazione del movimento e l’attenzione. E chi non bada a spese, per iniziare in gloria un 2023 da Goldfinger potrà regalersi il più lussuoso fra i trattamenti antiage: la Gold Mask 24K a base di foglia d’oro e oro colloidale (la firma Mimì Luzon, la «facialist» delle star) che stimola la sintesi di collagene, illumina la pelle dall’interno ed è amatissima dalle top model Irina Shayk, Gigi Hadid e Kaia Gerber.

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