Rihanna, Beyoncé e le popstar a cui non serve più avere un hit in classifica
La popstar delle Barbados ha incantato gli oltre 100 milioni di spettatori del Super Bowl, eppure le sue canzoni più amate sono di oltre 10 anni fa. Una situazione simile a quella di Beyoncé, Coldplay e Muse
Mancava su un palco dei Grammy del 2018, eppure Rihanna non si è affatto dimenticata di come si intrattiene il pubblico, come confermano anche i 118,7 milioni di telespettatori che sono rimasti incantati dalla sua performance nell'Halftime Show del Super Bowl. La 34enne popstar delle Barbados ha condensato quasi venti anni di carriera in 13 minuti di esibizione, confessando, nella conferenza stampa di presentazione dell'evento, la grande difficoltà nello scegliere le canzoni più adatte al tipo di evento: «Quella è stata la parte più difficile: decidere come massimizzare la performance in 13 minuti e anche festeggiare. Questo show sarà una celebrazione del mio catalogo musicale nel modo migliore in cui avremmo potuto metterlo insieme. Stiamo cercando di stipare 17 anni in 13 minuti... ma penso che abbiamo fatto un ottimo lavoro nel restringere il campo. Ci sono probabilmente circa 39 versioni della setlist in questo momento». La scelta è infine ricaduta su B**tch Better Have My Money (da Anti del 2016), Where Have You Been (da Talk That Talk del 2011), Only Girl in the World (da Loud del 2010), We Found Love (da Talk That Talk del 2011), Rude Boy (da Rated R. del 2009), Wild Thoughts (un brano di Dj Khaled del 2017), Pour It Up (da Unapologetic del 2012), All of the Lights (un brano di Kanye West del 2010), Run This Town (un brano di Jay-Z del 2009), Umbrella (da Good girl gone bad del 2007) e Diamonds (da Unapologetic del 2012).
Guardando la scaletta saltano subito all'occhio la curiosa scelta di inserire tre brani di altri artisti in cui Rihanna figura come ospite e, cosa ancora più importante, che quasi tutte le canzoni sono hit di 10-15 anni fa. E' vero che l'ultimo album di Rihanna risale a otto anni fa (Antidel 2016, non certo il suo disco più fortunato dal punto di vista commerciale), ma è innegabile che i due brani conclusivi del suo show, Umbrella del lontano 2007 e Diamonds del 2012, siano stati i momenti più coinvolgenti della performance. Insomma, nel music biz, se hai seminato bene negli anni precedenti, puoi anche vivere di rendita sui successi del decennio precedente anche se hai solo 34 anni (è ovvio che artisti come Rolling Stones e Beach Boys propongono in concerto soprattutto i brani degli anni Sessanta e Settanta). Un altro caso eclatante è Beyoncé, che continua a fare incetta di Grammy "secondari" (si fa per dire), ben 32, ma non vince in una delle categorie principali, le cosiddette "Big Four", dal 2010, quando Single Ladies (Put a Ring on It) si aggiudicò la canzone dell'anno: non a caso, uno degli ultimi brani di Queen Bey che conoscono più o meno tutti, anche chi non è fan della cantante.
Eppure i suoi concerti sono sempre pieni in ogni parte del mondo e le sue quotazioni come artista sono in costante crescita. I Coldplay, sempre rimanendo su artisti intorno ai quarant'anni, non hanno fatto sfaceli con gli ultimi album Everyday life del 2019 e Music of the spheres del 2021 (eccezion fatta per il fortunato singolo My Universe insieme ai BTS), eppure i loro show sono immancabilmente sold out a pochi minuti dalla messa in vendita dei biglietti online. Jennifer Lopez, nonostante la crescita esponenziale di Rosalia, Anitta e Kali Uchis, è ancora la diva latina numero uno al mondo: eppure, in quanti saprebbero citare una sua canzone di grande successo dopo Jenny from the block del 2002? Due quarantenni come Britney Spears e Katy Perry non hanno successi significativi degli ultimi dieci anni, eppure questa mancanza non ha minimamente scalfito il loro status di pop star ancora seguitissime a livello globale. Se ci spostiamo in abito rock, un caso simile è rappresentato dai Muse, uno dei gruppi live di maggiore successo al mondo, eppure gli ultimi album Will of the people del 2022 e Simulation Theory del 2018 non hanno prodotto nemmeno una hit paragonabile a brani iconici come Time Is Running Out o Knights of Cydonia. Anche le quotazioni di artisti tra i 60 e i 70 anni, come Sting, Duran Duran, Simply Red e Simple Minds, sono sempre molto alte dal vivo, nonostante gli ultimi album (anche di ottima qualità) non abbiano prodotto brani di successo. Nei casi di Rihanna e di Beyoncé è evidente che le loro doti di imprenditrici non sono seconde a quelle di artiste (Rihanna ha un brand di cosmetici tra i più ricchi a livello internazionale), mentre per gli altri artisti vale una regola semplice, ma non certo facile: ciò che resta non sono il numero di stream, le apparizioni televisive e gli scandaletti a uso e consumo dei social, ma le grandi canzoni, quelli che restano nei ricordi e nei cuori delle persone. Se ne hai fatte almeno una decina in carriera, puoi tranquillamente sopravvivere anche a un decennio senza hit significative, come dimostra il trionfo di Rihanna.