Home » La moda del rimesso a nuovo

La moda del rimesso a nuovo

La moda del rimesso a nuovo

Acquistare prodotti usati da un privato espone a rischi e brutte sorprese. L’alternativa, in grande crescita, è rivolgersi alle aziende specializzate nel recuperare gli oggetti e riportarli al loro splendore originale, regalandogli una seconda vita. Comprandoli si risparmia e si fa un favore all’ambiente, ottenendo garanzie come il diritto di restituirli. Così, dalla tecnologia il fenomeno si allarga al design.


Alla fine, dipende tutto da chi si prende la responsabilità se qualcosa va storto. Quando a vendere online è un ragazzino che vive lontanissimo da noi, magari in un altro Paese, non si prodigherà in un tour de force se la maglietta «immacolata» arriva strappata, il cellulare «in perfette condizioni» funziona a singhiozzo, il computer «perfetto» non si accende o vanta un’autonomia ridicola. Se invece il venditore è un’azienda blasonata, con una reputazione da difendere, che ha promesso garanzie specifiche, si può stare più tranquilli. Soprattutto se l’oggetto proposto non è usato, ma ricondizionato. È rigenerato, «refurbished», per dirla all’inglese, la tendenza e la parola chiave del momento: una versione corretta, migliorata, del vecchio concetto dell’acquisto di seconda mano.

Funziona così: smartphone, pc, capi, accessori, automobili e anche elementi di design già appartenuti a qualcuno, vengono recuperati, ispezionati, riparati, prima di essere presentati in un catalogo online o esposti sugli scaffali di un negozio. L’acquirente può ripensarci se non è soddisfatto (e viene rimborsato), ottiene assistenza per un minimo di 12 mesi dalla transazione, risparmia fino al 70 per cento del prezzo originale, specie se chiude un occhio su qualche ammaccatura o usura del tempo. Soprattutto, ed è un fattore che piace parecchio alle nuove generazioni imbevute di coscienza green, fa un favore all’ambiente, perché prolunga il ciclo di vita di un prodotto.

«Il mercato del ricondizionato vive una crescita esponenziale e sta ricevendo un’attenzione sempre maggiore da parte dei consumatori. Al giorno d’oggi, la coscienza collettiva e individuale è in forte ascesa e il nostro impegno quotidiano è quello di alimentare l’economia circolare e stimolare una crescita sostenibile a lungo termine» conferma a Panorama Elena Garbujo, country manager per l’Italia di Swappie, la start-up finlandese presente in 15 mercati del Vecchio Continente e leader negli iPhone, ci si passi il termine, «resuscitati». Ne ha venduti oltre un milione, è stata eletta dal Financial Times come l’azienda in più rapida crescita in Europa, conquistando il primo posto davanti ad altri 999 realtà continentali.

La consegna del telefono è rapida: richiede da uno a tre giorni lavorativi, proprio come negli e-commerce blasonati; prima della spedizione, il melafonino viene sottoposto a 52 test, che prevedono rimpiazzi con pezzi di ricambio per le parti con qualche difetto, compresa la batteria. Chi lo desidera, può averne una nuova con un sovrapprezzo minimo: l’esborso finale sarà comunque inferiore rispetto a un iPhone appena sfornato da una fabbrica della Apple. «Chi sceglie di affidarsi a partner come noi per l’acquisto di un modello ricondizionato» rimarca Garbujo «compie una scelta consapevole e sostenibile, non solo in termini economici ma anche e soprattutto ambientali, contribuendo a limitare l’impatto sul cambiamento climatico senza rinunciare a prodotti di alta qualità e ottime performance».

Altri nomi di riferimento per l’elettronica di consumo sono CertiDeal, che accanto agli iPhone include cellulari Samsung e iPad, oppure Refurbed che spazia fino a smartwatch, fotocamere, cuffie, computer fissi e portatili, offrendo un’opzione interessante: una prova gratuita di 30 giorni per convincersi della bontà dell’acquisto. Il trend è in espansione (Mordor Intelligence stima un tasso di crescita annuo di almeno il 10 per cento da qui al 2027) al punto che i grandi produttori, dalla stessa Apple a Oppo, così come gli operatori telefonici, da Tim a Windtre, si sono messi a offrire gadget ricondizionati e garantiti sui loro siti ufficiali. E un’identica mossa è arrivata dai colossi delle vendite sul web, a partire da Amazon. Persino eBay, lo storico gigante del mercato dell’usato, ha ritenuto opportuno adeguarsi ai tempi: «Nel corso del 2021 gli oggetti ricondizionati messi in vendita sono aumentati del 30 per cento e rappresentano il 6 per cento di tutti i prodotti elettronici presenti sul marketplace» fanno sapere dall’azienda.

Sebbene sia il territorio più immediato e sensato, la tecnologia non è l’unico comparto a testimoniare il vigore del fenomeno. Nike ha lanciato il programma Refurbished: vende in negozi selezionati, a un prezzo ridotto, scarpe con piccole imperfezioni, oppure frutto di resi o di cambi, dopo averle ripulite e sistemate a mano. Lo stesso fa Gucci nello spazio sperimentale online Vault, con una collezione di pezzi vintage in arrivo dal suo ricco passato: sono «ricondizionati dagli artigiani della Maison con le migliori tecniche di restaurazione». Inoltre hanno una disponibilità limitata, elemento che ne enfatizza la rarità e, di riflesso, la desiderabilità.

La tendenza si sposa bene con il concetto di creatività e versatilità: la tedesca Bordbar, per esempio, recupera i carrelli utilizzati a bordo dalle compagnie aeree e li trasforma in oggetti di design e complementi d’arredo, dai mobili alle credenze; Autohero prende le vetture usate, le affida alle cure di meccanici esperti che identificano e riparano i difetti tecnici, documentando qualunque imperfezione estetica. La macchina si compra online e non occorre andare dal concessionario per ritirarla: viene spedita a domicilio, ci sono 21 giorni di tempo per cambiare idea. Il ricondizionato non è solo una moda, ma un motore: spinge l’e-commerce verso frontiere non ancora esplorate.

© Riproduzione Riservata