Amava scegliere le parole, Giorgio Armani e lo faceva con la stessa cura con la quale selezionava i tessuti, la materia di cui erano fatti i suoi sogni e le sue visioni estetiche.
«Non mi piacciono le frasi fatte e le parole in libertà. Bisogna avere le idee chiare e saperle trasmettere» affermò durante una delle diverse interviste concesse a Panorama a proposito di alcuni commenti rilasciati da suoi colleghi.
Non stava bene da un po’ al punto da non uscire in passerella, durante le sfilate di giugno, per la prima volta dopo 50 anni di carriera gloriosa. Quel numero tondo e potente che avrebbe festeggiato la prossima settimana, durante la fashion week milanese, con la stampa italiana e internazionale, con gli amici e la famiglia. La sua famiglia allargata e affiata. Amata e protettiva.
La sua storia è nota, più volte raccontata in biografie più o meno autorizzate, oppure in quelle interviste che centellinava, ma durante le quali era generoso di ricordi e soprattutto di pensieri concreti e pillole di saggezza. Perché Giorgio Armani non era solo un creativo, ma anche un manager: a suo agio tra pizzi e chiffon come tra strategie di mercato e conti societari.
Di lui, in questo momento di grande tristezza, ci piace ricordare alcune scelte di grande sensibilità umana come quando nel 2020 decide, per primo, di sfilare a porte chiuse per tutelare i suoi ospiti dal Coronavirus oppure come quando due anni fa manda i modelli in passerella senza musica in rispetto ai morti della guerra in Ucraina.
Maestro dello stile, Cavaliere del Lavoro, Cavaliere della Gran Croce. Ma soprattutto un grande uomo dal quale l’Italia ha avuto il privilegio di essere rappresentata nel mondo.

Aveva compiuto 91 anni l’11 luglio e avrebbe festeggiato 50 anni di carriera la prossima settimana. Ci lascia Giorgio Armani, maestro indiscusso dello stile.