Un pittore – Guido Venanzoni – con una passione contagiosa per un’artista – Caravaggio – considerato tra i più grandi di tutti i tempi, e uno scopo: la ricerca del bello. Ed è proprio questo che Guido Venanzoni fa: riscoprire il bello dell’arte, dei grandi classici, del passato. In particolare, ciò che spinge il maestro a fare ciò è la sua grandissima passione per Caravaggio, una passione che coltiva fin da bambino e che lo ha portato ad essere un precursore, il primo al mondo ad aver rappresentato le tappe salienti della straordinaria e rocambolesca vita del Merisi.
Lo abbiamo incontrato in occasione dell’esposizione a Palazzo Chigi ad Ariccia, dal 14 ottobre al 7 gennaio 2024, della prima versione della composizione del Caravaggio raffigurante la Presa di Cristo, capolavoro sconosciuto, mai mostrato prima al pubblico. Ad attribuire l’opera a Caravaggio è stato Francesco Petrucci, storico dell’arte, specialista del Barocco romano, studioso del Bernini e dal 1998 Conservatore dello splendido Palazzo Chigi di Ariccia.
Una sezione della mostra è dedicata anche all’esposizione di copie di opere del Caravaggio eseguite da artisti contemporanei. Tra questi, Guido Venanzoni che ha realizzato Il bacio di Giuda e la Negazione di Pietro. “Le opere esposte sono riferibili al periodo in cui Caravaggio eseguì la prima Presa di Cristo; quindi, sono dipinti che ci consentono di entrare nel momento storico in cui Caravaggio produsse questo capolavoro”, ha spiegato Petrucci.
Per capire meglio il significato di questo contributo a un evento unico quanto raro, abbiamo voluto chiedere direttamente al maestro Guido Venanzoni, 72 anni, di Ladispoli in provincia di Roma e primo al mondo a realizzare, attraverso la pittura, la vita di uno dei più grandi dell’arte italiana, che a sua volta ha dedicato la vita all’arte e alla costante ricerca su Caravaggio.
Guido, ci racconta come è nata la sua passione per Caravaggio e come ha iniziato a rappresentare la sua vita?
“Io abito a circa un miglio dal Castello di Odescalchi a Palo, frazione di Ladispoli, che è stato l’ultimo approdo di Caravaggio. Dodici anni fa venni a sapere che Caravaggio partì con una feluca (barca antica) dal porto di Napoli e raggiunse il castello di Palo. Soltanto al pensiero che Caravaggio, il mio idolo, fece sbarco qua per raggiungere il Papa (che gli aveva promesso la Grazia) fu entusiasmante per me. Allora pensai di eseguire un dipinto, il primo, che è l’Arresto di Caravaggio a Palo, per dimostrare alla gente che questo grandissimo artista era stato arrestato qua, a Palo, fatto poco noto al pubblico. Questa storia ha suscitato in me la voglia di raccontare la sua vita, precisamente dal 2007, e da allora conobbi uno dei più grandi storici dell’arte e studioso di Caravaggio, Vincenzo Pacelli, che mi disse che voleva incontrarmi. Così diventammo amici, mi fece conoscere Vittorio Sgarbi, critico d’arte, e il professor Petrucci, Conservatore di Palazzo Chigi ad Ariccia. Tutti e tre mi dissero di rappresentare la vita di Caravaggio, sarei stato il primo a farlo. Non mi sono fatto scappare l’occasione!”
La vita di Caravaggio, per altro interessantissima, non era mai stata rappresentata in pittura. Fino a pochi anni fa erano stati realizzati soltanto film, l’ultimo di Michele Placido L’ombra di Caravaggio, ma nessuno aveva mai raccontato l’essenza dell’artista e la sua vita attraverso la pittura.
Panorama si è interessato più volte alle sue opere e alla sua ricerca su Caravaggio. Ci può spiegare più nel dettaglio il significato di questa ricerca o se esiste un filo conduttore?
“Io sto cercando di riportare il bello, non voglio combattere l’arte contemporanea ma voglio far riscoprire alla gente, ai ragazzi, la bellezza dell’arte antica, i grandi classici e grazie anche a Caravaggio sembra che piano piano ci stia riuscendo. Io con la mia arte visiva faccio vedere, attraverso la tecnica, e rappresento la vita di un grande.”
Troviamo molto interessante il fatto che lei abbia anche una bottega d’arte, un luogo in cui si cerca di insegnare e trasmettere i valori della pittura di una volta. Ci può spiegare cosa significa per lei essere un maestro e l’importanza di questa figura soprattutto nel mondo d’oggi?
“Al giorno d’oggi quello che è importante per me fare è quello che ci siamo detti prima, la bottega d’arte a me serve per non far perdere tutta la mia conoscenza della tecnica artistica; perciò, vengono da me persone di svariate età, dai 14 ai 70 anni perché voglio formare, soprattutto i giovani, a scoprire la bellezza dell’arte, anche perché ho notato che, specialmente i ragazzi, si innamorano tutti dell’arte bella. La mia bottega è come quella di un tempo, insegno l’arte che va dal ‘500 all’800 e qua dentro si respira quell’aria. Quindi voglio non far perdere le tecniche antiche che hanno fatto dell’arte una cosa meravigliosa.”
La bottega di Guido Venanzoni, si trova in Via Albatros, 8, a Ladispoli, Roma, ed è qui che avviene la magia della sua arte. Oltre a dipingere, Guido insegna alle persone la pittura di un tempo, proprio come faceva nel suo laboratorio Simone Peterzano con il giovane Caravaggio. Ma per Guido il suo studio è anche un modo e un mezzo che utilizza per divulgare e far conoscere al mondo il suo vero scopo nella vita, la sua mission: la riscoperta del bello nell’arte.