L'esorcista del Papa, Russell Crowe prete in Vespa alla Dan Brown
Russell Crowe e Daniel Zovatto ne "L'esorcista del Papa" (Sony Pictures)
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L'esorcista del Papa, Russell Crowe prete in Vespa alla Dan Brown

Altro che padre Gabriele Amorth. L'ex gladiatore è un James Bond con tonaca tirata e crocifisso più che il famoso esorcista italiano. Tra le critiche dell'Associazione Internazionale degli Esorcisti fondata dallo stesso sacerdote paolino

Chissà se padre Gabriele Amorth avrebbe gradito rivedersi nel nerboruto Russell Crowe con tonaca a strizzar muscoli e massa, gladiatore contro demoni. Horror ma non troppo, sicuramente poco dramma dell’anima, L’esorcista del Papadell’australiano Julius Avery (dal 13 aprile al cinema) è un’operazione cinematografica strana, che attinge qualcosa dal vero per poi virare smodatamente sull'intrattenimento fine a se stesso e prendere pieghe da cospirazioni vaticaniste alla Dan Brown. Magari Padre Gabriele Amorth, nel suo immancabile senso dell’umorismo, oggi reagirebbe con una linguaccia (come nella foto di copertina del libro Padre Amorth – La mia battaglia con Dio contro Satana).

Le critiche dell’Associazione degli Esorcisti

Sacerdote paolino e grande comunicatore morto a 91 anni nel 2016, crociato contro il maligno, ex partigiano, il più famoso esorcista degli anni recenti, padre Gabriele Amorth è stato coinvolto in decine di migliaia di esorcismi, dal 1986 nominato esorcista della Diocesi di Roma. Figura controversa, dalle dichiarazioni più che discutibili - ha trovato del satanico anche nello yoga, in Harry Potter e nell'omosessualità -, anche di fronte a critiche e prese in giro mostrava fede e sicurezza granitiche.
Ed eccolo, ora, nel carisma e nel portamento poderoso di Russell Crowe, che per la prima volta si cimenta con un horror. «È un genere che non ho mai veramente toccato», ha detto l’attore premio Oscar per Il gladiatore. «Ad essere sincero, non mi piacciono molto i film dell'orrore. Mi tolgono il sonno». Ma è stato attratto dall'opportunità di ritrarre un esorcista nella vita reale. «La cosa che mi ha interessato è il fatto che fare l’esorcista sia un vero lavoro e padre Amorth non solo lo ha fatto per così tanto tempo, ma ha documentato le cose che aveva vissuto in una serie di libri».

L’esorcista del Papa è infatti basato sui libri Un esorcista raccontae Nuovi racconti di un esorcista di padre Gabriele Amorth, che ne concesse i diritti prima della morte. Il produttore Michael Patrick Kaczmarek è riuscito a opzionarli; altri avevano tentato prima, senza successo, di convincere Amorth a trasformare le sue memorie in un film. «Credo di essere riuscito dove altri produttori hanno fallito perché ho convinto padre Amorth della mia sincera devozione religiosa», ha spiegato Kaczmarek. «Nei nostri scambi sono riuscito a convincerlo che se avesse colto l'occasione di lavorare con me, avrei cercato di assicurarmi che la cattolicità fosse preservata nel film e che fosse rispettato come persona insieme alla Chiesa e al suo ordine religioso».

Russell Crowe ne "L'esorcista del Papa" (Foto: Sony Pictures)

Senza dubbio L’esorcista del Papa pullula di fede e di ardore religioso ma, tra nuove «camminate del ragno», lavandini spaccati a testate, eruzioni di sangue da bocca papale, lo show dozzinale prevale sull'interessante verità e sul senso di autenticità. Come anche l'Associazione Internazionale degli Esorcisti, fondata dallo stesso Amorth, conviene già solo dalla visione del trailer: «Il titolo è già in sé pretenzioso. La visione del trailer del film conferma, semmai ve ne fosse bisogno, non solo la sua qualità da cinema splatter, vero e proprio sotto-genere del cinema horror, ma la sua inattendibilità su un tema così delicato e rilevante». E ancora: «L’esorcismo così rappresentato diventa uno spettacolo finalizzato a suscitare forti e malsane emozioni, grazie ad una scenografia cupa, con effetti sonori tali da suscitare soltanto ansia, inquietudine e paura nello spettatore. Il risultato finale è di infondere la convinzione che l’esorcismo sia un fenomeno abnorme, mostruoso e pauroso, il cui unico protagonista è il demonio, le cui reazioni violente si possono fronteggiare con grande difficoltà; il che è l’esatto contrario di ciò che si verifica nel contesto dell’esorcismo celebrato nella Chiesa cattolica in obbedienza alle direttive da essa impartite».

Russell Crowe il James Bond degli esorcisti

Come già aveva fatto in Samaritan (2022), ne L’esorcista del Papa Julius Avery mixa misticismo e orrore. Padre Amorth, aiutato dal giovane sacerdote padre Esquibel, interpretato dal costaricano Daniel Zovatto, indaga sui misteri dell'abbazia di San Sebastiano in Castiglia, in Spagna. Qui una mamma (la canadese Alex Essoe beniamina degli horror) con due figli (Laurel Marsden e Peter DeSouza-Feighoney) si è trasferita per ristrutturare la proprietà ereditata. Ma l’abbazia cela una lunga oscura storia che attinge nei peccati della Chiesa cattolica e nel buio periodo dell’Inquisizione.

Il papa, interpretato poco credibilmente dal nostro Franco Nero, chiama l’intervento di padre Amorth, il cui ruolo da esorcista è visto di cattivo occhio da alcuni componenti del Vaticano. Ed eccolo Russell Crowe che, pur allontanandosi dal vero Amorth, da solo tiene in piedi tutto il film. Roccioso, in fisico e prestazione, vederlo in scena rasserena, dà qualche senso a una produzione che ha poco senso: perché scomodare il ricordo di padre Amorth?
Eccolo Crowe, uomo di fede sornione e burlone, in battute e spassosi «cucù», con la sua fiaschetta di whisky, in sella a una Vespa con adesivo del Cavallino (padre Amorth era di Modena, da qui l’idea molto da Oltreoceano di citare la Ferrari). In Vespa e occhiali da sole si sposta pure da Roma alla Spagna. «Aveva una certa particolare visione irriverente delle cose che ho cercato di inserire nel film», ha detto Crowe, che ha sposato le soverchianti licenze poetiche della storia scritta da R. Dean McCreary & Chester Hastings e Jeff Katz. Ma «non è mai andato contro il vero carattere» di padre Amorth, sostiene il regista. E anche qui ci piacerebbe conoscere l’opinione dell'Associazione Internazionale degli Esorcisti.
Il produttore Kaczmarek la sua l’ha detta: «L’abbiamo presentato come il James Bond degli esorcisti». Don 007 con crocifisso, acqua santa e libro di preghiere in latino.

Fino all’epilogo, che lascia le porte aperte su altri 199 luoghi sulla Terra posseduti da demoni, angeli caduti, dove Dio non è il benvenuto. L’esorcista del Papa avrà un seguito con Crowe e Zovatto ancora insieme? Se dovesse essere, speriamo almeno non siano 199 sequel.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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