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Pierre Jacques Volaire: Eruzione del Vesuvio alla luce della Luna (Gallerie d'Italia)
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Il Grand Tour della bellezza

Alle Gallerie d'Italia-Piazza Scala a Milano (il museo di Intesa SanPaolo) vanno in scena opere che arrivano da tutto il mondo.

Imperdibile. Le Gallerie d'Italia-Piazza Scala, il museo di Intesa Sanpaolo a Milano, presentano una mostra unica, tra le più importanti per la rinascita della cultura: Grand Tour. Sogno d'Italia da Venezia a Pompei. Centotrenta opere provenienti, oltre che dalla collezione Intesa Sanpaolo, dai maggiori musei del mondo. Dalla National Gallery al Louvre, dal Museo del Prado al Metropolitan di New York, fino a due inestimabili oggetti della Royal Collection della Regina Elisabetta. Questo immenso lavoro di ricerca è stato curato da Fernando Mazzocca con Stefano Grandesso e Francesco Leone. «La sfida era rendere la complessità del Grand Tour. Il viaggio in Italia dell'élite aristocratica e intellettuale europea che raggiunse il suo apice nel Settecento e nell'Ottocento Romantico» spiega il curatore.

Jacques-Henri Sablet, Veduta della Sala degli animali ai Musei vaticani (Gallerie d'Italia)

Fu uno straordinario fenomeno che contribuì a far conoscere il nostro Paese come un luogo di bellezza assoluta e struggente e a formarne una sua precisa identità. Il «grande viaggio» divenne il momento essenziale di un percorso educativo e il segno di un preciso status sociale. Serviva non solo per visitare luoghi nuovi, ma anche per collezionare: si compravano oggetti d'arte, si conoscevano artisti, ci si trasformava in committenti e mecenati. In mostra, per esempio, tra i molti oggetti preziosi ci sono splendidi tavolini di pietre dure e micro mosaici, creati per lo Zar.

Per un lungo periodo diventammo il maggiore mercato non solo dell'arte antica, ma anche di una produzione contemporanea ispirata alla memoria. «Erano i cosiddetti "souvenir" che riproducevano con varie tecniche, dal biscuit, al bronzetto, alla porcellana, le antichità più ammirate. Oggetti di grande fattura e molto costosi» dice lo storico dell'arte. «Nel Settecento il nostro Paese visse un periodo felice e fu una grande officina delle arti. Abbiamo cercato di ricostruire quel momento con una mostra assolutamente internazionale nello spirito cosmopolita del Grand Tour. I viaggiatori venivano per ammirare i monumenti, ma erano attratti anche dalla bellezza di un popolo, dal clima mite, da una natura ancora intatta».

Solitamente si seguivano le stagioni: in autunno si arrivava a Firenze per visitare gli Uffizi e incontrare il circolo di intellettuali stranieri che lì vivevano. Poi scendevano a Roma, Città Eterna, la meta principale, immortalata nelle splendide vedute di Giovanni Pannini. In inverno il clima più dolce li spingeva verso Napoli. «La grande attrazione era l'eruzione del Vesuvio: i bagliori del vulcano che di notte si riflettevano sulle acque del Golfo. Era uno spettacolo unico. I più coraggiosi salivano lungo le pendici a dorso di mulo. Uno dei momenti più esaltanti del viaggio». Due enormi dipinti di Pierre-Jacques Volaire descrivono la magia del luogo. Goethe in Viaggio in Italia scrisse: «L'orribile accostato al bello, il bello all'orribile, si annullano a vicenda e finiscono per produrre una sensazione d'indifferenza. Non v'ha dubbio che il napoletano sarebbe un altro uomo, se non si sentisse prigioniero fra Dio e Satana». Ultima tappa, prima di ritornare in Nord Europa, era Venezia: «Attirati dalle sue continue feste e dai celebri artisti come Canaletto e Van Wittel». Le loro immortali vedute naturalmente sono presenti in mostra.

È grazie anche al Grand Tour che sono state fatte straordinarie scoperte archeologiche come Paestum, Ercolano e Pompei. E realizzati famosi dipinti. I viaggiatori volevano essere ritratti tra le rovine, accanto ai monumenti, immersi in paesaggi di sublime incanto. Così alle Gallerie d'Italia troveremo i celebri quadri di Ingres, del maestro Batoni e della mitica Vigée Le Brun, la pittrice di Maria Antonietta, che si era rifugiata da noi vista la malaparata durante la Rivoluzione francese, diventando una ricercata ritrattista. Nasce il mito di un Paese dall'esaltante bellezza, culla della civiltà occidentale. Conclude Mazzocca: «Chi in quegli anni non ha affrontato il viaggio per venire in Italia in fondo non ha veramente vissuto».

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Terry Marocco