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Un angolo di Cuba a Parigi

Un angolo di Cuba a Parigi

In una delle zone più affascinanti della capitale francese si nasconde Casa Eminente, un indirizzo festoso con l’atmosfera dell’isola caraibica. Al suo interno si trovano un bar, un ristorante, quattro stanze ricche di opere d’arte e spiazzanti sorprese.

Fuori, Parigi scorre con la sua solita distaccata eleganza: anime solitarie ai tavolini di un bistrot, studenti accucciati sull’erba di Place des Vosges, il distratto traffico di vita tra Bastille e République. Dentro, in sottofondo, un pezzo dei Buena Vista Social Club, poi una vecchia hit di Manu Chao: «Je suis perdu», «mi sono perso». È uno smarrimento dettato dai dettagli, un voluto impazzimento della bussola che non trova appigli negli stereotipi: anziché un libro sui sigari, ecco un volume sul tabacco e sullo zucchero, un vinile di bolero, vecchie sedie di legno, tavolini appena sbrecciati. Eravamo nel Marais eppure, superato un robusto portone di una stradina laterale, ci ritroviamo subito a L’Avana, in una casa particular, uno di quei domicili privati che trasferiscono ai turisti l’autenticità della destinazione.

Siamo a Casa Eminente, il festoso e coloratissimo angolo caraibico che Moët Hennessy ha voluto ricreare nel cuore giovane della capitale francese. Fa l’effetto di salire su una macchina del tempo che, di serie, offre anche il teletrasporto: «È come arrivare a Cuba senza patire il fuso orario». Oppure: «Signore, è la prima volta sull’isola?» chiedono e ripetono furbetti i tanti ragazzi che si muovono tra le stanze, consapevoli di amplificare l’effetto stordimento e solleticare l’ego degli ospiti.

Eminente è un rum cubano che nel gusto, da solo o nei cocktail, mantiene la promessa altisonante che stringe nell’etichetta: è un obiettivo in un aggettivo. Per approfondirlo, fino a tutto luglio, lo si può vivere nel suo ambiente naturale ricreato qui a Parigi, in un contesto che è insieme esotico e domestico, informale ed eccellente.

Il bancone in legno è il portale principale: in settimana, con qualche attesa e un po’ di fortuna, si trova un cantuccio per assaggiare le intuizioni di alcuni fra i migliori baristi al mondo, scelti nella celebre classifica dei Best Bar. Sperimentano, shakerano e poi partono, vari cocktail cambiano, alcuni restano. E meritano, parecchio: dal «Pomelo daïquiri» a base di pompelmo, alla «Canchánchara Eminente», trinità di miele, lime e rum. In abbinamento ci sono tapas che scatenano raptus di dipendenza gastronomica: una tira l’altra, il taco di black angus con la menta fresca sopra è un capolavoro da annotare e imitare, la cena è presto fatta.

Fra un sorso e l’altro si visita la sala con le botti che svela il processo produttivo dietro il rum e la bottega da cui comprare cioccolato, saponi, porcellane e altri souvenir di Cuba, come in ogni viaggio degno di questo nome. Un percorso che può proseguire nel ristorante, dove sì, è obbligatorio prenotare. Pure gli chef ruotano, la cucina è immediata nonostante sia elaborata e complessa, i camerieri che parlano spagnolo con accento francese sono un cortocircuito gradevolissimo. Il rito finale dei pasti coincide con il «Carajillo», un caffè corretto con un goccio di rum, Eminente Reserva 7 años. Sotto il ristorante c’è pure uno speakeasy, un bar nascosto per chiudere la serata brindando. Ma non è per tutti, come la piscina sotterranea di questo labirinto di evasioni da esplorare: un drink in totale privacy e i tuffi fuori orario sono gioie riservate agli occupanti dei quattro alloggi ai piani superiori, dove lo spirito di Casa Eminente esonda, dà il meglio di sé, esplode nella ricerca del particolare.

Le stanze sono a tema: in quella dedicata al coccodrillo si scoprono statuine di alligatori in miniatura appostati nell’armadio; una camera ossequia la cultura letteraria dell’isola, tra vecchi manoscritti e macchine da scrivere; un’altra omaggia la rigogliosa campagna locale, tra caffè e piante dappertutto. L’ultima, Galería, una galleria lo è di fatto: raccoglie numerose opere ed esibisce l’arte del Paese in tutte le sue forme. È un concentrato di quanto si ripete nell’intera casa, grazie al lavoro dell’esperta curatrice Laura Salas Redondo: all’attivo ha progetti che hanno coinvolto talenti come Michelangelo Pistoletto e Anish Kapoor. Nata a L’Avana, una laurea alla Sorbona di Parigi, nella sua biografia racchiude l’ambivalenza di questo altrove vicino e lontanissimo: il caleidoscopio di arredi cubani dentro, il panorama dei tetti della Ville Lumière che s’illumina all’alba quando si sbircia dalle finestre; nachos, queso più tanti ispanismi assortiti a cena, la colazione francese con il pain au chocolat più burroso di sempre e una baguette stupendamente croccante. Casa Eminente è il relativismo del senso della distanza, il dono dell’ubiquità, il linguaggio segreto di due luoghi in un posto solo.

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