Andrea Conti, dal basket alla corsa per conoscere se stessi
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Andrea Conti, dal basket alla corsa per conoscere se stessi

Il capitano della Vanoli Cremona, ospite di Run & Health Yakult, ritrova il sorriso a dispetto del "grigiore" del campionato italiano

“Nel basket lo sforzo è condiviso ma quando corri sei solo con la tua testa e le tue gambe. In quel momento impari davvero a conoscere te stesso”

Andrea Conti, capitano della Vanoli Basket Cremona, ha passato la vita con in mano una palla a spicchi ma da qualche tempo ha trovato un nuovo amore... “Ho sempre corso fin da quando ero più giovane – spiega – ma devo ammettere che la passione per la corsa mi è stata trasmessa da un mio amico podista, con cui oggi gestisco un negozio specializzato in articoli per il running”.

Una passione che Andrea ha portato in giro per Cremona attraverso il progetto Run & Health di Yakult, che ha raccolto decine di corridori amatoriali per mostrare loro concretamente, grazie ai consigli degli istruttori, il lato più “sano” della corsa (e non solo).

Andrea, ci dici com’è andata?

“E’ stata una bella iniziativa soprattutto perché ha richiamato tanta gente a Cremona. Per me che pratico sport a livello professionistico è bellissimo vedere la passione e l’entusiasmo dei corridori amatoriali. Forse dovremmo imparare qualcosa da loro…” 

In che senso?

“Nel basket perdi una partita e nello spogliatoio sono tutti “incazzati”. Rivedere il sorriso di chi pratica qualcosa solo per passione mi ha ricordato il lato più bello di fare sport”.

Quale ti ha colpito dei consigli degli istruttori?

“Tutto ciò che riguarda lo stretching. Lo faccio più o meno da quando è iniziata la mia carriera ma lavoravo in maniera statica mentre le nuove frontiere parlano di stretching dinamico”.

E riguardo alla dieta?

“La dietologa ha spiegato che non si devono assumere alimenti entro 2 ore dalla corsa e come la dieta perfetta preveda l’assunzione del 60% di carboidrati e del 40% di proteine. Sarà difficile da rispettare per me che sono goloso, ma ci proverò”.

Come riesci a conciliare la tua passione per la corsa con gli impegni del campionato di basket?

“Durante la preparazione con la squadra lavoriamo sulla corsa ma la maggior parte dell’attività la pratico per conto mio, fuori stagione. Amo molto correre in montagna. Tenendo conto che ormai sono quasi alla fine della carriera cestistica credo che il running diventerà la mia seconda vita sportiva…”.

Quella attuale, con la Vanoli, come procede?

“La sconfitta con Siena alla prima di campionato ci poteva stare ma con Bologna abbiamo letteralmente buttato via la vittoria e la cosa potrebbe avere delle ripercussioni sul gruppo. C’è da lavorare e compattarsi”.

Come giudichi il momento del campionato italiano? 

“Mancano idee, manca innovazione e al di là della crisi economia che ha indubbiamente modificato al ribasso tutti i budget, Milano a parte, credo che il movimento sia in caduta libera”.

 Addirittura?

“Prendo l’esempio della Nazionale. C’è stato grande entusiasmo per una “non qualificazione” ai mondiali. Vorrei ricordare a tutti che fino a una decina di anni fa vincevamo medaglie a Europei e Olimpiadi”. 

Quali sono i problemi secondo te?

“I giovani, o meglio chi li gestisce. Le regole fanno sì che le società siano incentivate a lavorare poco con i settori giovanili. Penso che chi sta nella stanza dei bottoni debba davvero darsi da fare”.

In conclusione, basket o corsa?

"Il basket è stata la mia vita e forse lo sarà in futuro in altre forme e ruoli. Con i compagni ho condiviso successi e sconfitte. Oggi però sono più colpito dall’espressione degli amatori che vengono nel mio negozio. Mi fanno capire che per avere il sorriso sul viso bastano davvero un paio di scarpe e una striscia di asfalto dove poter correre…”.

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Teobaldo Semoli