Tiraboschi, Brembo: "Senza l'euro non saremmo diventati quello che siamo oggi"
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Economia

Tiraboschi, Brembo: "Senza l'euro non saremmo diventati quello che siamo oggi"

In difesa della valuta unica, il vicepresidente esecutivo della multinazionale dei freni spiega perché è stato utile abbandonare la lira

“La Brembo non sarebbe quello che è ora se non ci fosse stato l’euro”. Se qualcuno ha ancora dei dubbi sui vantaggi della moneta unica, Matteo Tiraboschi, vicepresidente esecutivo della multinazionale italiana dei freni, li spazza via senza la minima esitazione.

Da vent’anni lavora alla Brembo, una società che fattura 2,5 miliardi e che esporta in Europa il 79% di quanto produce in Italia, dove a sua volta viene realizzato solo il 30% dell’intera produzione del gruppo: la Brembo infatti opera in tre continenti e ha impianti in 15 Paesi.

Avere una moneta forte, che si può confrontare alla pari con le altre valute del mondo, è stato utilissimo per un’azienda come la Brembo che esporta i suoi prodotti in 70 Paesi” spiega Tiraboschi. “Ci permette di presentarci con maggiore credibilità di fronte ai nostri interlocutori. Molto diverso è avere alle spalle una valuta debole, che viene strapazzata dai mercati: ci metterebbe in difficoltà con i clienti internazionali”.

La svalutazione? Un rimedio di breve periodo

Chi rimpiange la lira sostiene che avere il potere di svalutare la nostra moneta ci darebbe un grande vantaggio competitivo e avrebbe salvato molte aziende dal fallimento. Ma il manager della Brembo non è d’accordo: per quanto riguarda il vantaggio competitivo, secondo lui la svalutazione sarebbe un rimedio di breve periodo, un palliativo che non compenserebbe i numerosi vantaggi rappresentati dall’adesione all’euro. Oltre al fatto di presentarsi nel mondo con una moneta forte e stabile, Tiraboschi ricorda i vantaggi organizzativi: il fatto, per esempio, che un’azienda votata all’esportazione corra con l’euro molti meno rischi di commettere errori nel valutare l’andamento dei mercati monetari. O che una moneta solida ci favorisca nell’acquisto di materie prime, il cui prezzo, nel caso di svalutazioni competitive, sarebbe invece destinato ad aumentare facendo crescere i costi aziendali.

E le imprese che dicono di aver sofferto una crisi profonda a causa dell’euro? Tiraboschi replica che le aziende a soffrire di più sono state quelle orientate principalmente al mercato domestico: “Nel loro caso, secondo me, non è stato l’euro la causa dei loro problemi, ma la globalizzazione, la concorrenza da parte dei produttori a basso costo. E qui la valuta unica non c’entra proprio”.

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Guido Fontanelli