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Economia

Simca-Fiat. Quando gli Italiani erano padroni in Francia (1926-1962)

La casa francese era nata come licenza Fiat per aggirare le tariffe doganali. Fino agli anni '60 il Lingotto rimase nel capitale, ceduto poi a Chrysler e infine a Peugeot

Oggi la fusione tra FCA (Fiat Chrysler) e i francesi di Peugeot (Gruppo PSA) riporta alla memoria la storia di SIMCA, il marchio automobilistico francese creato nel 1926 dalla casa del Lingotto, per decenni rimasta azionista di maggioranza dell'azienda guidata da un manager italiano. Nel 1978, dopo essere passata da Fiat a Chrysler Europe, sarà assorbita proprio dalla Peugeot.

Un'Italiana a Parigi: SIMCA Licence FIAT

La storia di SIMCA, l'italiana di Francia, partì da una piccola officina parigina al 9 di Rue de la Paix. Qui l'ex ciclista professionista Ernest Loste aveva aperto la propria attività di rappresentanza di automobili di marca Fiat. Siamo nel 1907, agli albori dell'automobilismo. La crescita del mercato negli anni seguenti la Grande Guerra mise in evidenza la necessità per la casa del Lingotto di strutturare una rete di vendita meglio strutturata per il mercato d'oltralpe. Nel 1926 viene fondata su iniziativa Fiat la SAFAF (Societé Anonyme Française des Automobiles Fiat) rappresentante ufficiale dei modelli della casa italiana. Ad affiancare Loste fu inviato un giovane torinese, Enrico Teodoro Pigozzi. L'esperienza di semplice distributore durò pochissimo, perché la crisi del 1929 generò l'innalzamento in Francia delle tariffe doganali, rendendo le Fiat prodotte a Torino non concorrenziali con i marchi francesi. Per poter aggirare il problema e rimanere sul mercato, l'unica soluzione era quella di produrre i modelli italiani in Francia, bypassando gli oneri doganali.

Nel 1932 a Suresnes (periferia ovest di Parigi) iniziò l'assemblaggio dei pezzi prodotti da una rete di terzisti che realizzavano le parti della Fiat 508 "Balilla", commercializzata in Francia con il nome di SAFAF "6 CV", una replica perfetta della vettura nata nel decennale dell'Italia fascista. Il successo immediato della "Balilla" francese rese sempre più pressante la necessità di una vera e propria catena di montaggio, eliminando così la dispersione nella produzione separata delle varie componenti. Nel 1934 i vertici SAFAF individuano a Nanterre un'area messa in vendita dopo il fallimento di una piccola marca di automobili, la Donnet. Con l'acquisizione dei nuovi stabilimenti nasce anche il marchio SIMCA (Société Industrielle de Méchanique et de Carrosserie Automobiles), proprietà di una nuova società nata dalla SAFAF ma con capitale al 100% francese, dove l'effettiva proprietà del Lingotto non compariva nell'assetto dirigenziale e confermando Pigozzi presidente e amministratore delegato. Alla produzione della "6 CV" fu presto affiancata quella dell'ammiraglia "11 CV", versione francese della Fiat 528 "Ardita". Nel 1936 la gamma sarà completata dalla piccola "Cinq" o "5 CV", che altro non era che la Fiat 500 "Topolino". Nel 1938 SIMCA è ormai diventata il quarto produttore francese di automobili, ma il mutato clima politico internazionale suggerisce ai vertici dell'azienda di eliminare dal logo il nome Fiat, per la crescente avversione dei francesi nei confronti dell'Italia fascista.

La guerra e la ripresa (1940-1946)

Dopo l'occupazione tedesca nel 1940, SIMCA è l'unica casa automobilistica a non essere assoggettata allo sforzo bellico del Terzo Reich in quanto proprietà di una nazione facente parte dell'Asse, evitando così il commissariamento a dirigenti tedeschi come avvenuto per Renault e Citroen. Molte delle SIMCA prodotte durante la guerra saranno destinate all'amministrazione di Vichy o inviate verso il fronte orientale a servizio della Wehrmacht. Dopo l'ingresso degli alleati a Parigi nell'agosto 1944, SIMCA si occupò della manutenzione e riparazione delle Jeep Willys. Grazie alla collaborazione con l'esercito degli Stati Uniti l'azienda di Nanterre a maggioranza italiana si salvò dal commissariamento e dalla nazionalizzazione proposti nel 1945. Pigozzi, che si era messo da parte per il precedente rapporto con il governo di Vichy, fu rimesso al vertice dell'azienda per volontà del Generale americano Harry Benton Sayler, a capo della produzione bellica americana durante la guerra.

La produzione SIMCA riprese nel 1946 con i modelli d'anteguerra, ormai sorpassati e minacciati dalle novità di casa Renault come la 4CV, nuova e più economica della vecchia "Topolino". Grazie all'apporto di Fiat e ai benefici del Piano Marshall l'azienda guidata da Pigozzi riuscì a resistere, presentando nel 1950 una vettura media nata dalla base a scocca portante della coeva Fiat 1400 ma con carrozzeria per la prima volta diversa ed interamente disegnata in Francia. Battezzata Simca 9 "Aronde", fu uno dei maggiori successi del mercato francese del secondo dopoguerra. Nello stesso periodo Fiat e SIMCA allargano la presenza sul mercato francese attraverso la neonata SIMCA Industries, la divisione dei veicoli commerciali UNIC (poi assorbita da Iveco) e dei trattori SOMECA.

Gli anni dell'espansione (1955-1960)

Alla metà degli anni '50 l'azienda guidata da Pigozzi si espanse ulteriormente approfittando della volontà di Henry Ford di disfarsi della produzione europea di modelli americani, poco concorrenziali a causa della elevata tassazione e per gli alti consumi dei motori 8 cilindri. Negli stabilimenti di Poissy verrà inizialmente prodotta la Vedette, che dopo la crisi petrolifera seguita alla questione di Suez del 1956 verrà equipaggiata con il motore francese della Aronde. Nel 1958 nell'azionariato Simca, ancora a maggioranza italiana, fece il suo ingresso in cerca di una fetta di mercato nell'Europa del boom economico un altro dei colossi dell'auto a stelle e strisce, la Chrysler, che rilevò quello che era l'azionariato della ex Ford francese. Per la presenza Fiat nel cda SIMCA iniziò il conto alla rovescia, anche se per il momento Pigozzi rimase alla guida del marchio. Nel 1961 da un progetto Fiat nascerà uno dei più grandi successi degli anni '60, la SIMCA 1000, un'utilitaria tre volumi con motore e trazione posteriori direttamente derivata dalla Fiat 850.

Appena due anni più tardi la Chrysler darà l'assalto finale all'azionariato della casa francese, giungendo a controllare il 63% del capitale. Poco più tardi il "padre" della SIMCA Pigozzi (che morirà nel 1964) sarà rimosso e sostituito per volere della nuova proprietà dall'ex Ad di Sud-Aviation Georges Héreil. L'eredità del ragazzo di Torino giunto a Parigi nel lontano 1926 non sarà abbandonata, ma seguirà postuma la progettazione e il lancio nel 1967 della SIMCA 1100, una due volumi con trazione anteriore e motore trasversale nata in Fiat secondo la medesima concezione della Autobianchi "Primula".

Nel 1970 Chrysler divenne proprietaria unica del marchio, che fu sostituito per tutto il decennio da quello del "pentastar". Il logo SIMCA sparirà definitivamente nel 1978 con l'uscita degli americani sostituiti da Peugeot PSA che procedette ad un'operazione di re-badging dei modelli in listino utilizzando unicamente il marchio Talbot conosciuto sia in Francia che in Inghilterra, i due i principali mercati dell'ex gruppo Chrysler Europe. Sono gli ultimi anni della storia di SIMCA, che cesserà definitivamente di esistere all'inizio del 1990.

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Getty Images
Manifesto pubblicitario della SIMCA anteriore al 1938 (compare ancora il logo FIAT)

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Edoardo Frittoli