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ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Economia

Rifiuti: perché se restano in strada la Tari non si paga

Sono ormai diverse le sentenze che stabiliscono una decurtazione dell’imposta sulla spazzatura nel caso il servizio di raccolta sia inefficiente

Si va sempre più facendo strada con chiarezza il concetto giuridico secondo il quale il pagamento della Tari, la tassa sui rifiuti, è indissolubilmente legato all’effettivo espletamento del servizio di raccolta della spazzatura.

In sostanza, se l’immondizia resta nei cassonetti o peggio ancora per strada, per ragioni che possono essere le più diverse, il contribuente ha diritto come minimo a una riduzione della Tari, se non a una sua totale decurtazione.

E come detto, non siamo di fronte a una sorta di giudizio di buon senso, ma a vere e proprie sentenze che stanno affermando questo principio in via strettamente giuridica. L’ultima in ordine di tempo è quella emessa dalla Commissione tributaria provinciale di Roma. Vediamo nel dettaglio cosa ha stabilito.

Cassonetti pieni, imposta dimezzata

Il caso in questione prende avvio nel 2012 quando un cittadino di Roma cominciò a protestare per il fatto che il servizio di raccolta dell’immondizia nei pressi della sua abitazione fosse “del tutto inidoneo e irregolare”.

Corredando il suo esposto con tanto di fotografie che dimostravano il degrado che doveva sopportare, il contribuente protestava dichiarando di subire “un grave disservizio sia per la mancata raccolta dell’immondizia, e sia per la posizione con cui erano stati collocati i cassonetti nelle immediate vicinanze della propria abitazione e in dettaglio davanti alla propria finestra, creando un’inevitabile situazione di carenza igienico-ambientale”.

Le sue rimostranze rimangono però inascoltate, e nel 2017 il contribuente decide di aprire un contenzioso fiscale con il Comune, chiedendo esplicitamente che la Tari gli venga dimezzata a fronte appunto dei disagi cui è sottoposto.

Uno scontro finito di fronte alla Commissione tributaria provinciale di Roma che con la sentenza N. 6269/41/2018 ha dato ragione proprio al privato cittadino. In sostanza è stato dunque accertato il disservizio subito ed è stata riconosciuta la decurtazione del 50% della Tari.

Il caso di Vibo Valentia

Come accennato però l’episodio di Roma non è il primo in materia. In precedenza, ovvero già nel 2016, c’era stata un’altra Commissione tributaria provinciale, quella di Vibo Valentia, che aveva deciso nello stesso senso.

La Commissione fiscale della provincia calabrese non aveva fatto altro che applicare alla lettera la legge la quale prevede espressamente che la Tari sia dovuta “nella misura massima del 20 per cento della tariffa, in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti, ovvero di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, nonché di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente”.

In sostanza, come già accennato, indipendentemente dai motivi per i quali i sacchetti della spazzatura non vengano raccolti, se c’è un disservizio, il contribuente, dopo averlo accuratamente dimostrato e provato, ha diritto a uno sconto sulla Tari.

Parola di Cassazione

E a rendere ancora più pregnante questo principio del diretto collegamento tra espletamento del servizio di raccolta dei rifiuti e pagamento della Tari, ci ha pensato addirittura la Cassazione.

La Corte Suprema qualche mese fa ha infatti dato ragione a un’azienda di Napoli, un hotel per la precisione, che aveva chiesto una riduzione dell’imposta sui rifiuti sempre a causa dei gravi disservizi nella raccolta e nello smaltimento degli stessi.

In pratica la Cassazione ha sancito un principio ben preciso: in casi di emergenza sanitaria ed ambientale, come ad esempio quello lamentato dall’hotel di Napoli appunto, deve ritenersi illegittimo pretendere un pagamento integrale della tassa per lo smaltimento dei rifiuti. Da questo punto di vista i Comuni e le aziende di raccolta dei rifiuti sono dunque avvisati.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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