Borsa, Piazza Affari
(Ansa)
Economia

Sempre più addii a Piazza Affari ed alla Borsa

Anche nel 2022 le società che hanno lasciato il listino sono in aumento, rispetto agli ingressi

Nel 2022 Piazza Affari ha detto addio a 15 società realizzando il peggior saldo tra entrate uscite dal 2008, quando le nuove entrate furono 10 e le revocate 18. Gli ultimi dati presenti all’interno della relazione annuale della Consob evidenziano come il 2022 non sia stato un anno particolarmente brillante per Piazza Affari, dato che si sono registrate solo 6 nuovi ingressi (nel 2021 8) a fronte di 15 uscite (contro le 14 dell’anno precedente). L’anno scorso il numero totale delle società quotate è stato di 220 contro le 229 del 2021. Numeri maggiori ma che non hanno garantito nemmeno nel 2021 un saldo positivo, tra entrate e uscite. Il segno più lo possiamo ritrovare sono nel 2018 e 2017 quando le nuove entrate furono 12 e le revocate solo 9.

Le società escono dalla Borsa per diversi motivi. Tipicamente le ragioni possono essere legate ad un fallimento e dunque ad un dissesto finanziario, alla perdita dei requisiti richiesti, all’essere acquisiti da altri soggetti con conseguente ritiro delle azioni oppure per scelta. In questo caso la società opta per l'abbandono della quotazione in Borsa solitamente per anticipare performance deludenti in arrivo o per motivi legati alla necessità di ristrutturare la società. Situazione quest’ultima di non facile gestione quando si è quotati.

Oltre all’alto numero di società, uscite da Piazza Affari, il rapporto della Consob ha anche evidenziato come nel 2022 ci sono state 20 emittenti che hanno deciso di rinunciare o rinviare lo sbarco in Borsa. Il motivo? L’instabilità dei mercati finanziari, derivante principalmente dal conflitto tra Russia e Ucraina e le relative tensioni sui prezzi, come per esempio quelli legati al consumo, che sono cresciuti dell’8,7% (5% per la sola energia) e sul costo del lavoro dell’1%. E’ infatti impensabile negare il non brillante andamento dei mercati nel 2022 e le performance negative che si sono registrate. Dinamiche che nel suo complesso non hanno dato fiducia alle società che hanno quindi deciso di rimandare la quotazione in borsa l’anno scorso.

Dati in bianco e nero arrivano anche per il segmento riguardante le piccole e medie imprese. In questo caso i componenti sono saliti da 174 nel 2021 a 190 nel 2022 con 26 nuovi ingressi l’anno scorso. Numero in netta discesa rispetto al 2021 quando le new entry erano state 44. Male inoltre anche la liquidità che resta bassa. Il controvalore degli scambi annuo scende infatti da 4,5 a 2,9 miliardi.

Una situazione su cui la Consob e il governo stanno lavorando. L’obiettivo è infatti quello di rimuovere i fattori che nel corso degli ultimi anni hanno provocato una emorragia di società quotate da Piazza Affari, culminata nel 2022 con il record di addii. «Ci stiamo lavorando, il governo con la nostra collaborazione ha individuato una decina di punti importanti da rimuovere sia per la competitività che ci muovono gli altri paesi, ci piaccia o non ci piaccia, sia per invogliare anche le persone ad andare sul mercato dei capitali», ha dichiarato oggi il Presidente della Consob Paolo Savona, in occasione della presentazione della relazione annuale. Un contributo positivo alla forza delle imprese italiane nell’export, vero motore di sviluppo del nostro sistema economico, «può provenire da un rafforzamento del mercato dei capitali, principalmente della Borsa di Milano, obiettivo già entrato nell’agenda della nostra politica economica».

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Giorgia Pacione Di Bello