Intesa lancia il prestito per aiutare le mamme lavoratrici
(Ansa)
Economia

Intesa lancia il prestito per aiutare le mamme lavoratrici

Sempre più donne in Italia si ritrovano davanti a un bivio: lavorare o dedicarsi ai figli. Tertium non datur, oggi ancora di più, dopo mesi di lockdown e di scuole chiuse. Soprattutto per chi non può contare sui nonni e non può permettersi di pagare un asilo nido o una babysitter. Una vera e propria emergenza, sociale ed economica, fotografata dall'Ipsos: il 37 per cento delle mamme tra i 25 e i 49 anni che hanno almeno un figlio risulta inattivo. Percentuale che sale (addirittura al 52,5 per cento nel caso di donne con tre o più figli) mano a mano che le famiglie si allargano. Senza contare che sfuggono da qualunque statistica le donne che rinunciano a priori al sogno di avere un figlio per non essere espulse dal mondo del lavoro.

Per questo motivo Intesa Sanpaolo ha deciso di lanciare un prestito a condizioni fortemente agevolate per conciliare maternità e lavoro nei primi anni di vita dei figli. Un progetto ambizioso, intitolato «mamma@work», pensato per tutte le donne che lavorano da almeno sei mesi, risiedono in Italia e hanno figli di età non superiore ai 36 mesi.

Le somme ricevute potranno essere utilizzate liberamente, ad esempio per pagare le rette dell'asilo nido o per avvalersi di una babysitter. Si tratta di un prestito erogato in tranche semestrali del valore massimo di 30.000 euro, che andrà avanti sino al compimento dei sei anni del bambino o della bambina, coprendo quello che secondo l'Istat è il periodo di massima criticità economica per una famiglia.

Per ottenerlo non serve alcuna garanzia, basta presentare in filiale la documentazione relativa all'attività lavorativa in corso. Il rimborso delle somme utilizzate può avvenire nell'arco di 20 anni. Mentre in caso di perdita del posto di lavoro, la linea di credito continua se la madre autocertifica la volontà di cercarne uno nuovo. Al semestre successivo, se non sono rispettati i requisiti di mantenimento richiesti ma viene sempre dichiarata la volontà di cercare una nuova occupazione, le erogazioni si sospendono ma viene lasciata in vita la linea di credito fino a scadenza.

«Oltre 37.000 madri lavoratrici si sono dimesse nel corso del 2019 indicando tra le motivazioni la difficoltà di conciliare il lavoro con le esigenze di cura dei figli», ha spiegato il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. «Questa tendenza è costantemente in crescita e peggiora ulteriormente il record negativo dell'Italia nell'occupazione femminile e di conseguenza sul Pil. Facilitare l'accesso al credito di questa categoria di cittadine significa innescare uno dei passaggi necessari per la modernizzazione del Paese, un impegno che in Intesa Sanpaolo sentiamo fortissimo. Per una giovane madre continuare a lavorare vuol dire contribuire al reddito familiare, rendersi autonoma, coltivare le proprie giuste ambizioni. Come per gli studenti universitari, puntiamo su chi, nella società, ha più potenziale e lo facciamo con strumenti di assoluta avanguardia in termini di sostenibilità».

L'iniziativa non vuole essere estemporanea e arriva dopo il «prestito d'impatto» dedicato agli studenti universitari. «Vogliamo scommettere sul futuro del Paese investendo su categorie normalmente escluse dal credito, ma fondamentali per il rilancio dell'economia, sopratutto in tempi così complicati», spiega Marco Morganti, responsabile direzione impact del gruppo. E, nel caso delle famiglie, «il prestito "mamma@work" serve a integrare il reddito nel momento di massimo bisogno, perché si calcola che nei primi anni di vita dei figli ci sia una spesa aggiuntiva tra i 7.000 e 10.000 euro».

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Ignazio Mangrano