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Economia

Fatturazione elettronica: perché si rischia un rinvio

Prima l’allarme lanciato dal Garante per la privacy, poi l’esenzione per medici e farmacisti, infine una richiesta di riflessione di Bagnai

L’entrata in vigore della fatturazione elettronica, prevista per il prossimo 1° gennaio 2019, e che tante ansie e preoccupazioni sta dando a imprese e professionisti, potrebbe anche slittare.

In realtà si tratta di una semplice speculazione che nasce però dalla constatazione che in questi ultimi giorni una serie di circostanze stanno mettendo seriamente in discussione il corretto funzionamento di quella che è stata già ribattezzata e-fattura. Vediamo cosa è accaduto.

Lo stop del Garante per la privacy

Ad aprire il più serio e autorevole fuoco di sbarramento alla nuova fatturazione elettronica è stato innanzitutto l’intervento di qualche giorno fa del Garante della privacy.

Secondo l'Authority guidata da Antonello Soro infatti, così come è stato regolato, il nuovo adempimento presenterebbe “rilevanti criticità in ordine alla compatibilità con la normativa in materia di protezione dei dati personali".

In sostanza, si evidenzierebbero seri rischi per i diritti e le libertà dei contribuenti interessati alla fatturazione elettronica, perché quest’ultima comporterebbe “un trattamento sistematico, generalizzato e di dettaglio di dati personali su larga scala, potenzialmente relativo ad ogni aspetto della vita quotidiana dell'intera popolazione, sproporzionato rispetto all'obiettivo di interesse pubblico, pur legittimo, perseguito”.

Una posizione questa che tra l’altro ha trovato il pieno e convinto appoggio dell’Ordine dei commercialisti, preoccupato anch’esso dello scarso livello di protezione garantito dall’e-fattura ai dati personali sensibili.

La retromarcia del governo

Ma l’allarme lanciato dal Garante e sottoscritto dai commercialisti, non è l’unico segnale di un possibile sostanziale ripensamento della fatturazione elettronica.

Il governo infatti, prendendo atto proprio delle criticità segnalate dall’Authority presieduta da Antonello Soro, ha deciso una prima seria modifica della normativa che regola l’e-fattura.

In sostanza, in accordo anche con la propria maggioranza politica in Parlamento, si è deciso di confermare  l'obbligo di fatturazione elettronica tra privati, ma non per tutti. In particolare per medici e farmacisti, possessori di dati sanitari 'sensibili' e già operativi, almeno per quanto riguarda i titolari delle farmacie, con gli scontrini elettronici, non scatterà.

Una riflessione più profonda

Come se non bastasse, a rendere ancora più acceso il clima intorno alla fatturazione elettronica, ci ha pensato il presidente della Commissione Finanze del Senato, l’economista di area Lega, Alberto Bagnai.

“Il recente intervento del Garante della privacy sul tema della fatturazione elettronica – ha dichiarato infatti in queste ore l’esponente della maggioranza – solleva problemi che non possono essere ignorati”.

E ha poi aggiunto: “Riteniamo quindi auspicabile una riflessione più profonda, che non stravolga l'impianto della manovra, ma eviti di percorrere strade rispetto alle quali non solo le associazioni di categoria ma anche le Autorità indipendenti hanno espresso un allarme che sarebbe irresponsabile trascurare".

Prospettive future

Alla luce di questi episodi, appare dunque quanto mai realistico pensare che il governo, in extremis, possa anche optare, se non per l’eliminazione, quanto meno per uno slittamento dell’entrata in vigore della fatturazione elettronica.

Una soluzione però che dovrebbe fare i conti con costi decisamente significativi. L’arrivo dell’e-fattura infatti potrebbe condurre a un recupero di gettito stimato in oltre 1,9 miliardi di euro, soldi tra l’altro messi già a bilancio per il prossimo anno.

Dunque il governo, in caso di eliminazione o rinvio della fatturazione elettronica, dovrebbe fin da subito trovare il modo di chiudere un buco di bilancio di circa 2 miliardi. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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