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Economia

Economia al ribasso: l'allarme del FMI

In previsione del G20 di Shanghai, il Fondo chiede attenzione agli shock non economici ma soprattutto a disoccupazione e scarse riforme strutturali

Le turbolenze sui mercati iniziano a farsi sentire sull'economia reale, con la ripresa globale che si sta ulterioremente indebolendo. A mettere in guardia sui maggiori rischi al ribasso per la crescita è il Fmi in un documento preparato per il G20 dei ministri finanziari e i governatori delle banche centrali in programma a Shanghai il 26 e 27 febbraio.

Gli shock non economici
A fronte di una situazione economica globale che sembra deteriorarsi, e che lascia intravedere la possibilità di una revisione al ribasso delle stime, il Fmi invita i leader del G20 a ''un'azione forte a sostegno della crescita e per contenere i rischi'', anche tramite la creazione di un nuovo meccanismo che contenga i rischi legati a shock non economici, quali la crisi dei rifugiati, il terrorismo e le epidemie globali.

Gli shock economici
Fra i rischi che pesano sull'economia ci sono le turbolenze finanziarie e la Cina, sulla quale è necessario guardare con un occhio ''alla qualità della crescita, non solo alla quantità''.

La ripresa nell'area euro procede ''graduale, in parte sostenuta dai prezzi del petrolio più bassi e nonostante il rallentamento delle esportazioni. Ma l'elevata disoccupazione e i bassi investimenti continuano a pesare sulla crescita''. Servono investimenti pubblici e riforme strutturali, afferma il Fondo Monetario Internazionale, sottolineando che in un contesto come quello attuale la politica monetaria deve restare accomodante.

Il Fmi promuove dunque il quantitative easing della Bce, ma ''con un'inflazione bassa, la Bce dovrà continuare a segnalare la forte volontà di usare tutti gli strumenti disponibili fino a che centrerà l'obiettivo della stabilità dei prezzi. Il QE dovrebbe essere sostenuto da un più bilanciato mix di politiche, incluse quelle di bilancio e le riforme strutturali''.

Gli Usa smorzano i toni
A smorzare i toni dell'allarme ha pensato Jack Lew. Secondo il segretario al Tesoro americano, ''non c'è una crisi'' e quindi dal G20 ''non c'è da attendersi qualche procedura d'emergenza''. Premendo sulla necessità che ogni Paese faccia la sua parte per stimolare la crescita, pero', Lew mette in evidenza come le svalutazioni competitive sono da evitare e di come si debba dunque mettere fine a quella che già da tempo molti economisti chiamano la nuova "guerra delle valute".

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Redazione Economia