La Bce alza ancora i tassi e ci complica la vita
I «falchi» non si fermano; nel nome della lotta all'inflazione danno un'altra spallata all'economia
Dieci senza lode. È il decimo rialzo consecutivo dei tassi di interesse quello deciso oggi dalla Banca centrale europea. E di lodi non ne merita davvero. Che potesse esserci quantomeno una pausa in questo forsennato aumento del costo del denaro ci avevano sperato in molti e diversi analisti lo avevano accreditato, rilevando i dissensi all’interno dello stesso Direttivo della Bce. Invece hanno vinto i falchi, ancora una volta. E Christine Lagarde ha annunciato un aumento di altri 25 punti base (0,25%). Il costo del denaro della area Euro arriva così al 4,5%.
“Il consiglio direttivo ritiene che i tassi abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo essenziale a un ritorno dell’inflazione all’obiettivo”. Questa la spiegazione fornita dal comunicato di Francoforte. Insieme alla previsione che l’inflazione sarà quest’anno (mediamente nei paesi Euro) del 5,6%, l’anno prossimo del 3,2% e nel 2025 del 2,1%. Dunque, secondo la Banca centrale non solo il costo del denaro andava alzato questa volta, ma non si intravedono inversioni di rotta.
Nel consiglio direttivo, dove siedono, lo ricordiamo, i governatori delle banche centrali dei singoli Stati, ha prevalso dunque l’impostazione rigidamente legata all’obiettivo teorico dell’inflazione al 2%, quello fissato nello statuto stesso dell’Eurotower. A nulla sono valse le stesse stime della Bce che vedono un netto rallentamento dell’economia. Così come del resto, prevede la Commissione europea che lunedì ha certificato un rallentamento preoccupante del Pil europeo. La Germania è addirittura già in recessione. E se si ferma la locomotiva, i vagoni non hanno da stare allegri. A nulla valgono neppure i segnali preoccupanti che arrivano da Pechino, con l’economia del Dragone che frena a sua volta.
Come dire che il quadro macroeconomico induce a stimolare l’economia, anziché a tenere le briglie tirate. Christine Lagarde, invece, e il suo manipolo di falchi, tirano dritto. Che l’inflazione sia un problema è certo e nessuno le mette in discussione. A essere messe in discussione, invece e non da oggi, sono le cause dell’aumento dei prezzi. Speculazione sui beni energetici, in primis. Extraprofitti delle multinazionali, per esempio. Mercati oligopolistici a basso o nullo tasso di concorrenza, ancora. Niente: la Bce vede solo la stretta all’economia come contromossa. È come dare una bastonata in testa per far passare l’emicrania.
L’Europa si avvia pericolosamente a una fase di “stagflazione”: economia ferma e prezzi al rialzo. Una spirale che, deprimendo sempre di più i consumi e gli investimenti, si avvita su se stessa. Senza dimenticare le pene di chi ha un mutuo a tasso variabile, per comprarsi casa o magari avviare un’attività. Il nuovo aumento dei tassi porta la rata, secondo le simulazioni di Mutui.it e Facile.it, fino a 300 euro in più al mese, con un aumento del 66% in due anni.
A questo punto non resta che chiedersi se ci sarà una pausa nel rialzo dei tassi e, soprattutto, quando arriverà. Forse nell’autunno ormai alle porte? Più probabilmente, secondo diversi analisti, bisognerà aspettare la primavera del 2024. Saranno decisivi i dati sull’inflazione, ovviamente, ma, si spera, finalmente anche quelli sull’andamento dell’economia reale.