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Economia

Banche Usa, il pericolo contagio esiste ma non siamo più nel 2008

Due istituti falliti nell'arco di poche ore, nessun salvataggio ma le autorità si muovo per evitare che accada come dopo Lehman Brothers: quando il mondo finì in crisi

È l’inizio di un nuovo 2008? Due banche americane fallite in 48 ore e nella notte il Tesoro americano interviene con una misura drastica (protezioni al 100% dei depositi). Crac e contromisure che preoccupano, fanno temere che il rischio contagio sia più reale di quello che si diceva qualche giorno fa. “Dieci anni di tassi zero e poi una politica monetaria che li alza, con il Covid un’iniezione eccessiva di denaro pubblico, il boom dell’inflazione e del mercato delle criptovalute. Tutto ciò ha creato una miscela pericolosa. Oggi le banche hanno miliardi di dollari ed euro in mutui e prestiti a tassi significativamente inferiori ai tassi odierni. Soffrono. Il pericolo contagio è questo”, spiega Mario Del Pero, Professore di Storia Internazionale e Storia degli Stati Uniti all'Institut d'études politiques - SciencesPo di Parigi.

Venerdì il crac della Silicon Valley Bank (Svb), ieri la banca newyorkese Signature l’ha seguita. Le due banche hanno quasi 300 miliardi di dollari in depositi. Nella notte Tesoro, Fed e Fdic hanno fatto scattare una rete di salvataggio eccezionale: risarcimento completo dei depositi, nonostante il limite di 250mila dollari previsti dall’assicurazione federale. “La vicenda ci mostra che il sistema alcune regole dalla crisi del 2008 le ha apprese. Ci sono gli strumenti di regolamentazione e le istituzioni preposte sono intervenute subito e stanno cercando di piazzare Svb a qualche grande banca. La cosa che colpisce è che questa banca non ha fatto quello che fecero le banche nel 2007-2008. Non si era sovraesposta in investimenti alto rischio, aveva comprato security del tesoro a lungo periodo. Ma a basso tasso e con i tassi cresciuti si è trovata in mano un portafoglio che la metteva in perdita e con correntisti (i milionari delle start up) che tiravano fiori i depositi. E così la banca è implosa”, spiega Del Pero

Intanto anche in Gran Bretagna è intervenuto il governo. La filiale inglese della Svb è stata fatta rilevare al colosso Hsbc, con sede a Londra. La paura di un contagio del sistema finanziario si aggrava. “Sono tre i motivi di preoccupazione di un effetto a catena. Innanzitutto con questa aggressiva politica dei tassi per lottare contro l’inflazione tante banche si trovano e troveranno in difficoltà. La Svb aveva un portafoglio sicuro a lunga scadenza, ma se hai un portafoglio con tassi all’1% e l’inflazione è al 6% e i tassi al 5%? Ovvio che soffri. Il secondo punto è che si è sviluppato un mercato delle criptovalute che ha esposto gli Istituti. Il terzo aspetto è che gli strumenti di regolamentazione e monitoraggio oggi sono stati introdotti e il sistema bancario mondiale sembra essere più solido e vigilato rispetto al 2008, ma veniamo da 10 anni di tassi zero che hanno alimentato la speculazione. Se guardo determinati fondamentali dell’economia americana, per esempio il tasso di risparmio delle famiglie rispetto a loro reddito disponibile siamo precipitati la pre 2008. Le famiglie sono sovraesposte e consumano a debito. Si è alimentato un eccesso di speculazione e determinate fragilità ci sono nel sistema. E questo preoccupa”, continua Del Pero.

Il crac delle due banche americane fa ovviamente pensare alla crisi del 2008. Sarà un’altra Lehman Brothers? “No, per le dimensioni della banca e per la consapevolezza che c’è. Con la consapevolezza di oggi Lehman Brothers l’avrebbero salvata. È diverso oggi perché ci sono gli strumenti, la Dodd-Frank dà alle agenzie federali competenti strumenti che non avevano nel 2007. In più queste banche coinvolte non sono banche con asset distribuiti nel mondo in prodotti finanziari opachi. Non c’è (a differenza del 2008) un mutuo concesso a una famiglia del Texas finito in un prodotto finanziario in Cina” rassicura Del Pero.

Oltre al contagio c’è anche un rischio di tenuta economica. Questa banca forniva crediti inziali alle startup californiane, è stata una banca funzionale al boom della new economy. Su questo versante il crollo avrà conseguenze? “Questi capitani di ventura delle startup vivono delle disponibilità delle banche a prendere rischi. Quanto accaduto in questi giorni potrebbe ridurre la propensione al rischio delle banche e quindi ridurre la disponibilità a finanziare startup innovative che sono il motore dell’economia americana”, spiega l’esperto

Il contagio e i rischi peseranno anche sulle banche italiane? “Mi sembra che i sistemi bancari italiano ed europeo siano ancora più regolamentati e vigilati. Ma il problema è uguale. Gli alti tassi della Bce contro l’inflazione hanno creato e creano una pressione sulle banche che negli anni passati hanno fatto una politica basata su tassi bassi o zero (addirittura negativi in Germania) a lungo termine. Qualche problema, sofferenza, per le banche europee (e italiane) oggi dunque c’è” conclude Del Pero

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Cristina Colli