Economia

Esplosione in Austria: quanto è vulnerabile la fornitura di gas in Italia

Nella centrale di Baumgarten passa il gasdotto che porta nel nostro paese il metano russo che copre il quaranta per cento dei consumi nel paese

Esplosione alla centrale di gas di Baumgarten in Austria, 12 dicembre 2017EPA/CHRISTIAN BRUNA/ANSA

Può un'esplosione in un terminal del gas in Austria compromettere la fornitura in Italia e potenzialmente far schizzare in alto le bollette degli italiani? La risposta, purtroppo, è affermativa: l'esplosione è avvenuta infatti all’interno non di una centrale qualsiasi, ma al Gas Connect di Baumgarten, una cinquantina di chilometri da Vienna, che è uno dei principali snodi per il metano in Europa.

L'importanza dell'HUB austriaco

Lì arrivano i gas dalla Russia, con il gasdotto TAG, e, in parte minore, anche dalla Norvegia, che vengono poi smistati in mezza Europa. Da Baumgarten il gas russo giunge anche in Italia, sempre con il gasdotto TAG che termina a Tarvisio, in Friuli, dove da gennaio a settembre sono entrati 22,5 miliardi di metri cubi di metano: è una cifra pari al 43 per cento del gas consumato nel nostro paese, stando ai dati più recenti del Ministero dello Sviluppo Economico sui primi 9 mesi dell'anno.

L'allarme del ministro

Questa percentuale spiega anche la preoccupazione del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: "Abbiamo un problema serio di fornitura" ha ammesso. Per poi aggiungere: "Se avessimo avuto il Tap non dovremo dichiarare lo stato di emergenza". Il Tap è il gasdotto, ancora in corso di realizzazione, che dovrebbe portare il gas azero (dal Mar Caspio) in Italia, in Puglia, passando sotto l’Adriatico, dopo aver attraversato Turchia, Grecia e Albania.

Il gas stoccato in caso di emergenza

Il flusso di importazioni di gas dalla Russia è stato temporaneamente interrotto, ma sulla base delle informazioni al momento disponibili e diffuse dalla Snam (che ha una quota del gasdotto TAG), "potrebbero riprendere al più presto, se venissero confermate le prime indicazioni sull'assenza di danni alle infrastrutture di trasporto". La sicurezza del sistema italiano, comunque, è garantita temporaneamente sempre da Snam. Scrive il Ministero in un comunicato che "la mancata importazione viene coperta da una maggiore erogazione di gas dagli stoccaggi nazionali di gas in sotterraneo".

Da dove arriva il metano

L'Italia, comunque, ha un disperato bisogno di diversificare il suo approvvigionamento di metano, anche perché la produzione nazionale è irrisoria e quasi tutto il gas consumato proviene dall'estero, da paesi che, poi, del tutto affidabili non sono: Russia, Algeria e Libia. Detto altrimenti, la Penisola e i suoi 60 milioni di abitanti dipendono da quattro gasdotti e da un grande rigassificatore, quello di Rovigo.

Oltre a Tarvisio, infatti, gli altri punti di ingresso per ordine di importanza sono: Mazara del Vallo, dove arrivano i tubi che trasportano il metano algerino (che ha coperto il 25 per cento dei consumi di gas in Italia nei primi 9 mesi del 2017); Passo Gries, dove arriva il gas norvegese (11 per cento); Caverzere, dove viene immesso il gas qatariota trasporato con le metaniere a Rovigo (10 per cento); e Gela, dove arrivano i tubi che ci portano il gas libico (6,4 per cento). I rigassificatori di Panigaglia (La Spezia) e Livorno pesano assieme per il 2,8 per cento sui consumi nazionali.


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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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