Il bombardamento di Dresda, 70 anni fa - Foto
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Il bombardamento di Dresda, 70 anni fa - Foto

Tra il 13 e il 15 febbraio 1945 i bombardieri alleati radono al suolo la città per accelerare la caduta del Terzo Reich. Oltre 25.000 i morti

La guerra era iniziata nel 1939 in Polonia. Hitler allora invocava la "Blitzkrieg", la guerra-lampo. Nel febbraio del 1945 per il führer i lampi di guerra ritornavano proprio dalla Polonia verso il cuore del Reich, con l'Armata Rossa che dirompeva dalla Slesia verso i confini della Sassonia, dopo una grande offensiva che aveva portato il 27 gennaio alla liberazione del lager di Auschwitz. 

La decisione di bombardare Dresda maturò il 4 febbraio alla conferenza di Yalta, pochi giorni prima del raid. Il timore degli Alleati era la possibilità che i tedeschi potessero radunare le forze entro i confini del Reich e riorganizzare le difese per resistere a oltranza. I vertici alleati decisero così di premere sull'acceleratore affidando al Bomber Command inglese e all' USAAF di organizzare un bombardamento massiccio di Dresda. La città sassone era stata sostanzialmente risparmiata durante i grandi raid dei mesi precedenti e le sue difese antiaeree erano rimaste esigue, mancando in città le grandi fortificazioni contraeree (Flakturm) di Berlino e Amburgo. Inoltre la città si trovava sul cammino dell'Armata Rossa in fase di avanzamento, oltre ad essere un nodo ferroviario di una certa importanza. Gli Alleati ritenevano che un bombardamento massiccio di Dresda avrebbe creato una situazione caotica tra le forze armate tedesche, rallentandone sensibilmente la riorganizzazione.

Il bombardamento avrebbe dovuto svolgersi qualche giorno prima. Tuttavia le condizioni meteorologiche impedirono lo svolgimento dei piani originari. Quando il cielo si fece terso, la sera del 13 febbraio, toccò ai bombardieri notturni della RAF l'inizio dell'offensiva dal cielo.


Cielo di Dresda. Ore 21:51 del 13 febbraio 1945
Il suono grave delle sirene sferzò improvvisamente l'aria gelida della sera di martedì grasso. I primi Lancaster decollati nel tardo pomeriggio cominciarono a illuminare il cielo con i "pathfinders", i bengala illuminanti. Li seguivano a breve distanza i bimotori Mosquito con i razzi segnalatori di puntamento, il cui riferimento era lo stadio cittadino di Ostragehege. Quando il comandante del gruppo dei segnalatori diede il via libera, 244 quadrimotori carichi di bombe dirompenti e incendiarie rilasciarono il loro carico di fuoco. L'ultimo lancio fu alle 22:22, ma era solo un assaggio, mentre già il centro storico di Dresda bruciava. 



La seconda ondata di bombardieri arrivò su Dresda tre ore più tardi. Le poche sirene a mano che furono utilizzate in mancanza di energia elettrica suonarono alle 01:05. La formazione era imponente, doppia rispetto alla precedente. I 529 quadrimotori colpirono con tutta la loro potenza distruttrice. Quando si allontanarono, il fuoco degli incendi poteva essere visto da una distanza di 800 km.

A terra fu l'inferno. Le temperature salirono a punte di 1.500°C e il vento, attratto dagli incendi, innescò il fenomeno della "tempesta di fuoco" (Feuersturm) che non lasciò scampo anche a chi si era salvato dalle esplosioni. L'aria era priva di ossigeno e molti furono i morti per soffocamento. La forza della tempesta di fuoco chiamò a sé molte vittime, che furono risucchiate negli edifici in fiamme per l'effetto della tormenta di vento e fiamme. 

Dresda, specie nel centro storico, era caratterizzata da abitazioni con un'elevata componente di legno e oltre il 90% degli edifici fu raso al suolo. Molte tra le vittime erano naturalmente civili, tra cui rifugiati provenienti dalle zone del fronte orientale e in alcuni casi anche ebrei ammassati a Dresda dopo la marcia della morte da Auschwitz. 

Dresda. Mattina del 14 febbraio 1945
Quando il giorno tornò su quel che rimaneva di Dresda, gli Inglesi e gli Americani si diedero il cambio. La mattina del 14 febbraio giunsero sulla città 210 bombardieri diurni B-17 "Flying Fortress" scortati dai caccia P-51 "Mustang". L'obiettivo era quello di colpire principalmente gli scali ferroviari e le fabbriche ma il fumo era così denso che gli americani dell'8th Air Force dovettero utilizzare l'ausilio dei radar per individuare i target. L'ultima ondata di bombardieri fu di nuovo inglese, mentre le perdite alleate totali furono assolutamente trascurabili. La contraerea tedesca, già debole, era scomparsa e i pochi caccia della Luftwaffe erano rimasti a terra o perché distrutti o perché privi di scorte di carburante.

Il bombardamento a tappeto del 13-15 febbraio 1945 rimarrà uno dei più contestati anche tra gli stessi Alleati per l'alto prezzo in termini di vittime civili. I palazzi della città, ora simili a scheletri fumanti, prefigurarono le rovine di Berlino e del Terzo Reich, simbolo della fine della guerra.

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La zona dello stadio di Ostragehege, punto di riferimento dei bombardieri la notte del 13 febbraio su Dresda.

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Edoardo Frittoli