Danze di guerra di Sherman Alexie
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'Danze di guerra' di Sherman Alexie

Una raccolta sull'amore, ma anche sulle relazioni razziali e la natura corruttrice del successo

Nel bel mezzo della storia della raccolta vincitrice del PEN/Faulkner Award di Sherman Alexie, il narratore si ritrova in piedi in un corridoio dell'ospedale ascoltando un vecchio nativo americano che non ha mai incontrato interpretare una canzone di guarigione per suo padre morente.

Nelle mani di un altro scrittore la scena potrebbe essere commovente, un momento in cui i fragili legami della cultura vengono riaffermati, seppur brevemente, tra due generazioni di persone espropriate. Ma Sherman Alexie è troppo scaltro - e troppo divertente - per cedere a qualcosa di così semplicistico.

Invece lascia che la scena si trasformi in una commedia, una transizione in cui tutti gli interessati - il narratore, il vecchio, il figlio - recitano le loro parti in un dramma altamente consapevole di mutuo beneficio.

È una scena notevole in una storia straordinaria, allo stesso tempo sorniona, tenera e divertita, ma è anche un esempio da manuale di ciò che rende Alexie uno scrittore così affascinante e imprevedibile. Tutte qualità ugualmente evidenti anche più avanti in altre storie, in cui l’autore nega al lettore le facili soddisfazioni di molta finzione letteraria, preferendo invece evidenziare i modi in cui l'arte della vita è una complessa interazione tra performance e verità.

Questa consapevolezza delle contraddizioni dell'identità e delle complessità implicate nel raccontare la verità su di loro è stata a lungo al centro del lavoro di Alexie. Sia in romanzi come Reservation Blues, un libro che mescola passato e presente, cultura tradizionale e rock and roll per esplorare le complessità dell'identità dei nativi americani, sia il suo romanzo più recente, il meraviglioso sardonico e ambiguo Diario assolutamente sincero di un indiano part-time, in cui ha dimostrato una rara capacità di comprendere la difficoltà che i suoi personaggi affrontano nel crearsi nuove identità quando i vecchi non sono così prontamente disponibili.

Queste stesse domande animano molte delle storie in Danze di guerra (NNE), non ultima la title story, che gioca in modo disarmante tra la relazione del narratore con la sua eredità dei nativi americani.

Questo libro dell’autore di Seattle che ha vinto il National Book Award 2007 (per il romanzo Diario assolutamente sincero di un indiano part-time), raccoglie 23 storie, poesie e sequenze di domande e risposta. Argomenti: l'amore, i pericoli dell'amore e l'inevitabilità del tradimento, così come gli stereotipi sugli indiani, le relazioni razziali e la natura corruttrice del successo.

Il risultato è una collezione che è allo stesso tempo cupamente spiritosa e stranamente tenera, sofisticata ma diretta alla conversazione, e che, forse in modo appropriato, è allo stesso tempo una brillante esibizione di uno scrittore nel pieno dominio dei suoi poteri, e una dissezione profondamente personale delle illusioni di mascolinità.

Danze di guerra
di Sherman Alexie
NNE, 2018

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Valeria Merlini

Nasco ariete, cresco caparbia maturo risorgendo. “Ho capito che sei una fenice, rinata dalle tue stesse ceneri e per far questo ci vuole una grande forza d'animo, chapeau Vale”. Un’insospettabile (donna) mi ha scritto queste parole. E allora ho capito, una volta di più, che si può mollare tutto e ricominciare. Inizio allora a leggere. Poi a scrivere. Poi ancora a leggere e a scrivere. Via così. Mai fermarsi. Mai accontentarsi. Lamentarsi sempre. Una lettera mirata ha fatto sì che finissi nel posto giusto. Panorama.it. Questo. Una sfumatura (anzi tre, quelle del grigio, del nero e del rosso per la precisione) mi hanno relegata nel mondo del Sexy&Co., fatto di pizzi e mascherine, di frustini e di latex, di sex toys e sexy boys. Libri erotici? Il mio pane (e ho detto pane!) quotidiano.

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