Il libro che racconta di Craxi e di quando tagliò la scala mobile
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Il libro che racconta di Craxi e di quando tagliò la scala mobile

In “Alla ricerca del salario perduto” di Antonio Passaroil racconto di quando, il 14 febbraio del 1984, Craxi da primo presidente del Consiglio socialista tagliò l'indicizzazione dei salari all'inflazione contro il parere della Cgil. E vinse

Sono passati 30 anni e la soluzione al problema di allora è diventato il problema da risolvere oggi. Il 14 febbraio del 1984 Bettino Craxi, il primo Presidente del Consiglio socialista della nostra Repubblica, vara il «decreto di San Valentino» con il quale taglia di tre punti la scala mobile: meccanismo automatico di crescita salariale che lega direttamente le buste paga dei lavoratori con l'aumento del costo della vita e che negli anni Ottanta fu corresponsabile di un'inflazione a due cifre. Per tentare di interrompere la spirale inflattiva, fin del 1983 il ministro del Lavoro Gianni De Michelis cerca di trovare l'accordo con i sindacati sulla base di una proposta di Ezio Tarantelli, economista in seguito ucciso dalle Brigate Rosse, che, nella sua ultima formulazione, prevede il blocco dei prezzi e delle tariffe per due mesi, la sospensione degli scatti dell'equo canone per il 1984 e la restituzione del fiscal drag dall'anno successivo in cambio del taglio di tre punti di scala mobile. La Cgil si schiera per il no mentre Cisl e Uil sono d'accordo. Impossibilitato a trovare un'intesa ampia e condivisa, Craxi decide di emanare il decreto proprio il giorno di San Valentino, con il quale i 3 punti di scala mobile vengono tagliati. Una misura confermata da un referendum nel quale i favorevoli al decreto vincono con circa il 54% dei voti. E anche se il referendum era stato promosso dal Pci di Enrico Berlinguer e di Alessandro Natta, è fatale che ad essere travolta dalla sconfitta fu soprattutto la Cgil (che quel referendum non avrebbe voluto) che appena 4 anni prima aveva subìto lo smacco della marcia dei 40mila.

La moderazione salariale, 30 anni fa, era una necessità per bloccare un'inflazione arrivata addirittura al 21% che si mangiava qualsiasi aumento di retribuzione, mentre oggi è un problema. Dopo il blocco della scala mobile, infatti, la tassazione delle buste paga ha progredito in un crescendo rossiniano con il risultato che oggi c'è “troppa” moderazione salariale. Ovvero: le buste paga sono troppo basse. Ma, diversamente da 30 anni fa, il dibattito, su questo versante, è fermo. Anzi: inesistente.

Sul «decreto di San Valentino» è uscito da pochi giorni un bel libro scritto da Antonio Passaro: “Alla ricerca del salario perduto” (Tullio Pironti Editore) che fa rivivere in presa diretta i tre mesi di trattativa sindacale che precedettero l'adozione del decreto da parte di Craxi. Un racconto appassionante per raccontare il quale Passaro usa le fonti più contemporanee: gli articoli dei giornali che, passo passo, hanno raccontato gli scontri tra il governo e il sindacato, fino al no della Cgil.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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