David J. Hand, Il caso non esiste
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David J. Hand, Il caso non esiste

Perché le cose più incredibili accadono tutti i giorni

Che ci crediate o no, le cose impossibili succedono, e succedono continuamente. Eventi estremamente improbabili accadranno di certo. Perché? Se volete scoprirlo, leggete il libro di David Hand, Il caso non esiste, pubblicato da Rizzoli (a cura di Marco Malvaldi).

Per natura gli esseri umani fanno molta fatica ad accettare l’esistenza del puro caso. Siamo fatti così. Abbiamo bisogno di significato, di schemi, di motivi: se una cosa succede, bella o brutta che sia, abbiamo bisogno di credere che ci sia un perché. È dal nostro bisogno di spiegazioni che nasce la scienza, ma anche la religione, il mito e la superstizione.

“Il baco, nell’affrontare l’esito di un’azione che riguarda più elementi” afferma Hand, “sta nel pensare che quello che sappiamo sia sufficiente a trattare il problema […] Quando si parla di grandi numeri, purtroppo, non è così. Quello che non sappiamo è spesso molto più importante di ciò di cui abbiamo esperienza diretta”. Insomma, quando qualcosa sfugge alla nostra comprensione spesso ha solo bisogno di essere iscritto in un ordine di idee più ampio.

Ma in questo non siamo bravi e neanche la scienza può aiutarci: oltra all’intrinseca difficoltà di trovare delle risposte, siamo anche naturalmente portati a notare solo le prove e gli eventi che avvalorano quanto stiamo cercando di dimostrare, ignorando tutto quello che punta in un’altra direzione. Come diceva Pasteur, “Il caso favorisce solo le menti preparate”.

Navighiamo a vista?
Non riusciremo mai a gettare uno sguardo limpido e sicuro sul nostro caotico universo? Non è detto. Secondo Edward Lorenz dovremmo intendere il caos come quella condizione in cui il presente determina il futuro, ma il presente approssimato (che è tutto quello che siamo in grado di conoscere con le nostre limitate risorse) non determina approssimativamente il futuro. Fintanto che avremo una conoscenza solo parziale di quanto ci circonda, quindi, non potremo sapere come il sistema in cui siamo immersi evolverà. E’ il famoso “effetto farfalla” secondo cui “un minimo cambiamento nelle condizioni iniziali può portare rapidamente all’incapacità assoluta di stabilire lo stato di un sistema” e provocare un uragano dall’altra parte del mondo.

Lo studio delle probabilità
In attesa di conoscere il mondo nella sua interezza, dobbiamo affidarci allo studio delle probabilità. Non ci permette di prevedere con esattezza quale sarà l’esito di un singolo evento, ma potremo avere un’idea dell’andamento complessivo di eventi simili. La probabilità è insomma “la misura in cui è possibile che un evento accada”. Un esempio pratico? In media c’è una possibilità su 300.000 di essere colpiti da un fulmine. Ma le statistiche cambiano notevolmente se abitate in una grande città piena di parafulmini o se vivete nei boschi. Nel corso della sua vita Roy Sullivan, una guardia forestale della Virginia, venne colpito da un fulmine ben sette volte stabilendo una specie di record.

E le coincidenze?
Un’altra cosa con cui noi uomini facciamo molta fatica a relazionarci sono le coincidenze. Il maggiore Walter Summerford nel febbraio del 1918 fu disarcionato da un fulmine e rimase temporaneamente paralizzato dalla vita in giù. Dopo quell’esperienza Summerford si trasferì in Canada per dedicarsi alla pesca, ma nel 1924 l’albero sotto cui sedeva fu colpito da un fulmine che gli paralizzò il lato destro del corpo. Il maggiore si riprese, ma rimase completamente paralizzato quando nel 1930 fu colpito da un altro fulmine mentre passeggiava in un parco. Morì due anni più tardi (non a causa di un fulmine). Ma nel 1936 la sua lapide fu centrata da un fulmine. Quanti di noi sarebbero disposti a credere a una semplice coincidenza?

Facciamo chiarezza
Ci sono due leggi che possono venire in nostro soccorso in casi come questo. La prima è la “legge dei numeri davvero grandi” e dice che dato un numero abbastanza grande di opportunità, è probabile che qualunque evento bizzarro possa accadere. La seconda si chiama “legge dell’inevitabilità” e dice semplicemente che qualcosa deve accadere per forza. Se si mettono assieme le due leggi, ecco che l’estremamente improbabile diventa del tutto possibile: la vera stranezza sarebbe proprio se non capitasse nessuna stranezza. Ricordatevelo la prossima volta che sentirete parlare di una pecora che bela in esametri.

 


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Giulio Passerini