"Amore e Psiche" a Milano: Canova, quando la passione è casta
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"Amore e Psiche" a Milano: Canova, quando la passione è casta

La celebre scultura arriva in Italia dal Louvre. Il primo passo per ammirare i capolavori del maestro veneto

Frammenti di un discorso amoroso, e divino, a Milano: dal Louvre approdano nella Sala Alessi del comune (dal 1° dicembre al 13 gennaio) Amore e Psiche di Antonio Canova e Psyché et l’Amourdi François Gérard, che nell’inversione dei nomi esalta il carattere di un quadro sensuale almeno quanto la scultura di Canova appare casta, e la passione, là, platonica. La mostra, proposta dall’Eni, è gratuita. Gérard (1770-1837) era un allievo di David, pronto a saltare dalla rivoluzione alla monarchia senza fare una piega; Canova (1757-1822) il più grande, e anche il più celebre, scultore del suo tempo. Nel confronto si capisce subito come egli, diversamente anche dai suoi conterranei Carlo Goldoni e Giacomo Casanova, rifuggisse da qualsiasi turbamento e affidasse a una specie di calma ogni possibilità di durata, nonché la propria aspirazione all’eterno. Ciò che per Charles Baudelaire avrebbe segnato il limite della scultura (non ha un solo punto di vista, e per capirla devi girarle intorno, che noia) Canova lo presenta come il massimo delle virtù.

Occorre muoversi per ammirare ognuna delle sue opere, e muoversi ancor più per andarsele a vedere tutte, almeno le maggiori. Mettendo al centro della mappa Possagno (Tv), paese natale di Canova, dove gli è intestato il Museo con la gipsoteca, si sa che una seconda versione dell’Amore e Psiche è all’Ermitage di San Pietroburgo. Qui si trovano anche la Danzatrice con le mani ai fianchi, Paride e la bellissima Ebe che brandisce un vaso e una coppa di metallo dorato. Un Amore che risveglia Psiche con un bacio è anch’esso al Louvre, ed è così attraente che Gustave Flaubert confessò di avere baciato Psiche sotto le ascelle (!): lo scrittore si sbagliava, quella che baciò era solo una copia.

L’orgoglio patriottico, ferito dalle predazioni francesi, spinse Canova a eseguire la Venere italica che è a Palazzo Pitti di Firenze. Ma è a Roma che lo scultore dimostrò come si potesse diventare immortali non imitando gli antichi ma essendo proprio uno di loro, ancora vivente. Alla Galleria d’arte moderna c’è l’impressionante Ercole e Lica, mentre ai Musei Vaticani ecco il gruppo del Perseo trionfante con Creugante e Damosseno. Sempre a Roma ci sono i monumenti funebri dei papi Clemente XIV (Santi Apostoli) e Clemente XIII (San Pietro).

Come Ugo Foscolo, eccelse nel compianto laico anche Canova, e lo dimostra il monumento funebre di Maria Cristina d’Austria che è all’Augustinerkirche di Vienna. Canova non fece ritratti a meno che non incarnassero dei: Paolina Borghese (Galleria Borghese, Roma) fu Venere e Napoleone divenne Marte (Apsley House, Londra).

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Marco Di Capua