L’Inter travolta dalla Juventus nel secondo tempo di Torino rappresenta un inedito negli ultimi due anni nerazzurri. La luce si è spenta all’improvviso, senza apparente ragione fisica venendo la squadra di Simone Inzaghi da una – rarissima – settimana di riposo e lavoro, al contrario dell’avversaria. E si è spenta mettendo spietatamente a nudo i difetti stagionali dei campioni d’Italia che non trovano continuità nei confronti diretti di alta classifica al contrario di quanto avvenuto nell’anno della cavalcata verso la seconda stella. I punti raccolti fin qui contro Napoli, Atalanta, Lazio, Juventus, Fiorentina e Milan (in rigoroso ordine di graduatoria) sono stati 12 in 9 partite con una media di 1,33 che la metà esatta del 2,50 straordinario che aveva fatto da motore per il tricolore. Non è più un caso, semmai la spia di una somma di errori che si ripetono.
L’aggravante del ko nel derby d’Italia è che nessuno ad Appiano Gentile era inconsapevole dell’importanza strategica dell’appuntamento, dopo due trasferte così così (derby e crollo di Firenze) e con il Napoli a portata di un sorpasso che avrebbe potuto minarne il morale più ancora che avere effetti definitivi sulla classifica. Eppure, è successo ancora: errori, distrazioni, progressivo appannamento degli uomini chiave e mancata reazione una volta incassato il gol. Anche questa una costante se è vero che nelle 8 occasioni in cui l’Inter è andata sotto per prima mai è riuscita a conquistare la vittoria (3 sconfitte), lasciando sul terreno di gioco 19 punti.
Mkhitaryan ha parlato di problema mentale, assuefazione all’idea di essere i più forti e che in un modo o nell’altro la bilancia penderà sempre dalla parte dei nerazzurri. Può essere una chiave di lettura, ma sarebbe ancor più grave dopo sette mesi di stagione e svariati campanelli d’allarme suonati. Di sicuro, rispetto a un anno fa, ci sono uomini chiave che stanno rendendo meno del previsto come Calhanoglu, Lautaro Martinez, Bastoni e lo stesso Mkhitaryan per restare ai titolarissimi mentre le riserve hanno dato molto meno di quanto dovevano: il simbolo sono l’assenza di Taremi nella classifica marcatori, la crisi di Frattesi e un mercato estivo che non ha dato nulla ad Inzaghi se non un portiere di riserva mai impiegato e Palacios già spedito al Monza in prestito. E’ come se siano venuti meno forze fresche e stimoli interni per rimotivare il gruppo.
Le conseguenze della caduta di Torino non sono necessariamente definitive nella volata scudetto, che resta apertissima e nella quale, in linea di principio, non è esclusa nemmeno l’Atalanta che appare piegata da fatica e infortuni. Però la sensazione è che l’inerzia si stia spostando tutta dalla parte del Napoli e non solo per l’enorme vantaggio di potersi concentrare su una sola competizione.
Conte ha incassato con un sorriso stirato i tre pareggio di fila contro Roma, Udinese e Lazio sintomo di evidente momento di difficoltà nel quale, però, i partenopei sono riusciti a non cadere mai. Nelle stagioni in volata è anche così che si vincono gli scudetti, citofonare al Milan di Pioli che nel febbraio 2022 faticò a strappare un punto a Salernitana e Udinese e ad aprile si ripeté contro Torino e Bologna riuscendo comunque nell’operazione sorpasso all’Inter.
La verità è che questo è il momento per Inzaghi di provare il blitz. Da fine marzo in poi, dopo che Conte avrà sfida Como (fuori casa), Inter, Fiorentina e Milan (in casa) e Bologna (fuori) il calendario della capolista sarà in discesa. Le ultime sette giornate sembrano scritte per fare filotto: Empoli, Torino, Genoa e Cagliari al Maradona, Monza, Lecce e Parma viaggiando. L’Inter, al netto della Champions League e della Coppa Italia, deve ancora scontare le trasferte con Napoli, Atalanta e Bologna e vedersela con le due romane a San Siro. Siamo, insomma, alla sliding door della stagione e Inzaghi ha ancora la chance del faccia a faccia del 2 marzo. La domanda è: quale Inter si presenterà al Maradona? Il filo rosso che unisce gli altri big match non restituisce una risposta confortante per i nerazzurri ma proprio su qui si misurerà la capacità del tecnico di far cambiare passo ai suoi.