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Leone XIV: l’erede di Francesco. O forse no

Leone XIV: l’erede di Francesco. O forse no

Il nuovo pontefice sembra essere in netta continuità con il predecessore. Ma la situazione potrebbe rivelarsi più complessa di quanto appare

Sembrerebbe essere un’elezione in continuità con il pontificato di papa Francesco. Robert Francis Prevost, appena diventato pontefice con il nome di Leone XIV, ha citato e ringraziato più volte il predecessore durante il discorso pronunciato dal balcone di San Pietro. Non solo. È stato creato cardinale da Jorge Mario Bergoglio nel 2023. Ed era considerato molto vicino a lui su vari temi dirimenti: dall’accoglienza dei migranti alla sinodalità. Tutto, di per sé, lascerebbe quindi intendere che Prevost sia un progressista in netta continuità con il papa precedente.

Ciononostante, bisogna fare attenzione. Che il nuovo pontefice, almeno sulla carta, non possa essere ascritto al fronte dei “conservatori” è un dato di fatto. Ciò detto, il modo con cui si è presentato al mondo dal balcone di San Pietro ha marcato una certa discontinuità rispetto a Francesco. Non solo il tono del discorso era assai meno colloquiale di quello pronunciato dal predecessore nel 2013, ma, apparendo sul balcone, aveva la stessa stola che fu indossata da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI al momento della loro elezione. Pur citando più volte Francesco, Prevost si è quindi voluto richiamare anche ai due pontefici a lui precedenti: un modo, probabilmente, per iniziare a sanare quelle divisioni che hanno segnato internamente la Chiesa negli ultimi dodici anni.

Anche nella scelta del nome pontificale, il nuovo papa ha di fatto rotto con Bergoglio che, optando per “Francesco”, aveva assunto un nome che non rientrava nella tradizione del papato. “Leone” è, al contrario, un nome antico. Probabilmente, Prevost si è rifatto a Leone XIII: un papa che mostrò interesse e ammirazione per gli Stati Uniti. Ma non possiamo neppure trascurare Leone IX, che, nell’XI secolo, contribuì a riformare la Chiesa contro la simonia e il concubinato ecclesiastico. E che dire di Leone Magno, che, secondo la tradizione, impedì il saccheggio di Roma da parte di Attila?

Un altro aspetto da considerare è che Prevost è il primo papa statunitense della Storia. Nell’eleggerlo, i cardinali hanno voluto probabilmente tenere insieme due tendenze. Da una parte, è stata confermata la volontà di guardare con particolare interesse al Sud Globale: Prevost è stato infatti anche amministratore apostolico in Perù e, non a caso, ha parlato in spagnolo nella parte conclusiva del suo discorso dal balcone. Dall’altra parte, eleggendo un nordamericano, i porporati hanno voluto evidentemente sconfessare la linea fondamentalmente antioccidentale (e soprattutto antistatunitense) che ha caratterizzato il papato di Bergoglio.

Certo, è pur vero che il nuovo papa, da cardinale, ha avuto modo di polemizzare con l’amministrazione Trump in materia migratoria. È però anche vero che solitamente, in conclave, i porporati Usa non si dividono tra “conservatori” e “progressisti” ma tendono maggiormente ad agire come blocco nazionale. Questo potrebbe contribuire a spiegare l’elezione, in gran parte inattesa, di Prevost e, al contempo, la mancata ascesa di Pietro Parolin al soglio pontificio.

Chiaramente solo il tempo ci dirà se Leone XIV assumerà delle scelte di discontinuità rispetto al predecessore in politica estera. Sotto questo aspetto, bisognerà monitorare soprattutto come si muoverà rispetto al controverso accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi. È tuttavia chiaro che la sua elezione ha già di per sé stemperato l’implacabile terzomondismo del suo predecessore gesuita. D’altronde, Prevost è un agostiniano. E ha esplicitamente citato Sant’Agostino nel suo discorso, dicendo: “Sono un figlio di Sant’Agostino. Con voi sono cristiano e per voi sono vescovo”. Magari sarà un caso. Ma un papa recente era particolarmente devoto, oltreché studioso, di Sant’Agostino: Joseph Ratzinger. La continuità di Prevost con Bergoglio c’è: è inutile negarlo. Ma non è detto che la discontinuità non possa alla fine rivelarsi ben maggiore di quanto sembri a prima vista. Le cose, nella Chiesa, potrebbero cambiare rispetto agli ultimi dodici anni.

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