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Ansa
Calcio

Conte e il calendario: strappo con la Juventus

Il tecnico mette sotto accusa la Lega per le partite senza riposo, attacca e coinvolge anche la ex squadra. Ricordando quanto accaduto anche in passato...

Antonio Conte lo aveva detto in tempi non sospetti, quando sedeva sulla panchina della Juventus. Aveva rivendicato il suo essere professionista che - come tale - avrebbe sempre preso le parti del club d'appartenenza anche se questo fosse stato l'Inter o il Milan, citati non a caso perché i nemici giurati della Juventus di cui era ed è tifoso. La furia con cui nel post partita dell'Olimpico ha travolto tutto e tutti parlando del calendario nerazzurro post Covid, definito "folle e costruito apposta per danneggiarci" non è altro che la conferma di questo suo modo di intendere il calcio.

Ma rappresenta anche uno strappo deciso e forse definitivo con il suo passato bianconero, perché nello sfogo c'è un passaggio che non è passato inosservato e che ha scatenato la rabbia dei tifosi bianconeri. Ha detto Conte: "In un momento di difficoltà, se vola uno schiaffo lo prende l'Inter. E' stato così in passato ed è così anche adesso". Un riferimento, quello al passato, che mette il leccese sulla scia di Mourinho e di Mancini, due allenatori che più volte avevano avuto da lamentarsi dello scarso potere politico in Lega del club nerazzurro e dei presunti favoritismi ad altre società, Juventus in testa.

PERCHE' CONTE SI E' ARRABBIATO

Conte ha denunciato la fatica e il poco senso di un calendario che ha obbligato l'Inter a due trasferte consecutive giocando alle 21,45 a tre giorni di distanza, prima a Ferrara e poi a Roma. E se l'è presa col fatto di aver giocato troppo spesso alle 21,45 in uno slot considerato poco funzionale dai tecnici perché contente di trovare il fresco ma riduce i tempi di riposo, soprattutto quando cade in una trasferta. Ha evocato un diverso trattamento per "altri" e il riferimento alla Juventus in una ipotetica volata scudetto è parso chiaro anche se non esplicitato.

Ha ragione Conte? Partiamo dal dato numerico, il più facile da rilevare. L'Inter ha giocato e giocherà 8 delle 12 partite fin qui calendarizzate (manca l'ultimo turno) alle 21,45 contro le 3 alle 19,30 e un (col Bologna, persa) alle 17,15. Si tratta di una percentuale del 66,6% inferiore a quella della Juventus che alle 21,45 ne ha disputate 9 su 11 (tutte tranne il derby con il Torino e la trasferta a Udine).

QUELLE TRASFERTE SENZA RIPOSO

Più complesso il giudizio sulla seconda parte dell'accusa, quella riferita alla mancanza di giorni di riposo. E' un dato di fatto che l'Inter non abbia mai avuto i "cinque giorni prima di ripartire" concessi alla Juventus in un caso (tra Sassuolo e Lazio) e che lo stacco di quattro giorni sia accaduto in 4 occasioni contro le 5 dei bianconeri che, di fatto, hanno avuto l'alternanza delle gare ogni 72 ore solo nella fase finale dalla 35° giornata in poi. Ed è un fatto che fin qui la Juventus non abbia mai dovuto tornare in campo con meno di quattro giorni di pausa dopo una trasferta come accadrà invece tra Udinese-Juventus e Juventus-Sampdoria con la prima partita piazzata, però, alle 19,30.

E' il motivo della furia di Antonio Conte che a Ferrara ha finito a mezzanotte, ha fatto dormire i giocatori in hotel rientrando il mattino dopo per rimettersi in viaggio dopo nemmeno un giorno per andare a Roma. Tornare a notte fonda, perdere il lunedì di allenamento e avere solo un giorno per preparare Inter-Fiorentina. E che dopo le trasferte di giugno e luglio ha avuto solo una volta (tra Verona e Torino in casa) il riposo allungato. Un'alternanza più pesante rispetto ai bianconeri.

LE CRITICHE AL CLUB

Lo sfogo sul calendario coinvolge, però, anche il lavoro di Marotta e del club. Che, a differenza di quanto detto da Conte, sono ben presenti in Lega e non assenti come peso politico. E qui si apre la partita in vista della prossima stagione quando il duello con la Juventus sarà ancora più acceso. Al di là della rabbia sembra quasi che Conte abbia acceso le polveri scendendo in guerra con la sua vecchia società, armandosi in vista di una stagione che da settembre si giocherà anche sui piccoli particolari come la sequenza degli impegni. Una polemica a futura memoria e un richiamo ai suoi dirigenti. Perché questo scudetto è andato, ma il prossimo è il vero obiettivo per il quale lavorare senza tralasciare nulla.

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Giovanni Capuano