Siamo stati per anni la serie C del tennis mondiale, anni passati a veder trionfare gli altri a Wimbledon e i tennisti italiani che a malapena passavano il primo turno. Adesso se nel tennis siamo una potenza è soprattutto per merito di Jannik Sinner, fuoriclasse assoluto ma soprattutto simbolo di uno sport rinato dopo i tempi di Panatta. Che sono 50 anni fa, se qualcuno non se lo ricordasse. Attanagliati dalla nostalgia per il vecchio e da un provincialismo tutto italiano non riusciamo a godercelo Sinner, ma forse non ce lo meritiamo. La sua scelta di non giocare la coppa Davis dopo averne vinte due ha scatenato i commenti di tutti, addetti ai lavori e non. Rispettando ogni opinione ci pare fuori luogo sostenere (cit. Bruno Vespa su X) che non è italiano perchè parla tedesco (non è vero o almeno non del tutto perchè parla anche tedesco, ma soprattutto italiano) e vive a Montecarlo. Che se lo sostenesse qualche fenomeno da tastiera sui social passi anche, ma che lo scriva Bruno Vespa con tanto di errore nel post (Alvarez invece che Alcaraz) bhè allora non ci siamo proprio. A chi si è avvicinato al tennis sull’onda dei successi di Jannik e ora non vede l’ora di criticarlo rinfreschiamo un po’ la memoria.
I tre fenomeni
Prendiamo i Tre Grandi, i Fab Three, simboli inattaccabili di classe e talento: Novak Djokovic, Roger Federer, Rafael Nadal. E dentro il ventennio di dominio scegliamo il 2012, anno in cui si divisero tutto vincendo uno Slam a testa.
Federer: risponde alla convocazione per gli ottavi di finale, sulla terra rossa indoor di Friburgo: Svizzera-USA 0-5. Federer perde in 4 set da John Isner. Djokovic: non si presenta agli ottavi (Serbia-Svezia 4-1, con Tipsarevic e Troicki), non si presenta ai quarti (Repubblica Ceca-Serbia 4-1, sempre Tipsarevic e Troicki). Djokovic anti-patriottico? Nessuno l’ha mai detto, Nole aveva vinto la Davis nel 2010, l’unica della sua leggendaria carriera, la metà di quelle (già) vinte dal 24enne Sinner. Diserterà la Davis anche nel 2014, nel 2018, nel 2022, stagioni in cui è sempre arrivato in finale alle ATP Finals.
Nadal: quattro volte vincitore di Davis (2004, 2008, 2009, 2011), ma quell’anno si riposa pure lui, mentre vince come sempre Barcellona, Monte-Carlo, Roma, Parigi. Sollevazioni popolari per le scelte? Mai viste nè sentite.
Tempi diversi
La Coppa Davis negli anni 60 e 70 aveva la stessa importanza di Wimbledon e Parigi ma pensare che sia ancora così è come intestardirsi a non usare i cellullari, il web e i pc, cose di cui 50 anni fa non conoscevamo neanche l’esistenza. L’esempio dei grandi tennisti che abbiamo citato prima è emblematico. La gestione di un anno di attività è massacrante e se adesso i nostri circoli sono pieni di giovani che vogliono giocare a tennis è per merito dei risultati di Sinner. Che nel suo sport rappresenta quello che sono stati Alberto Tomba per lo sci e Valentino Rossi per il motociclismo. Quindi lasciamogli decidere cosa fare della sua carriera, sembra che gli riesca bene. Continuerà a vincere per tanti anni per il bene suo e, soprattutto, del tennis italiano. Senza nostalgia. E senza invidia, perchè forse come diceva Enzo Ferrari il problema è tutto lì. “Gli italiani perdonano tutto, i ladri, gli assassini, i delinquenti di tutti i generi, meno il successo. Il successo non lo perdonano mai a nessuno”.
