Quando Marta ha risposto al telefono, non ha avuto dubbi: il timbro e le inflessioni erano quelli del nipote. Solo che il tono, quella sera d’inizio dicembre, era teso: «Mi hanno fermato, ho bisogno di un bonifico immediato». Così ha pagato senza esitare, salvo scoprire più tardi – dopo un video del vero nipote dalla cena degli auguri – che quel familiare non esisteva.
Era una copia sintetica, generata dall’Intelligenza artificiale usando pochi secondi rubati dai social. «Per la prima volta non si attaccano le debolezze della tecnologia, ma quelle dell’umanità», osserva lo specialista di cybersecuritity Pierguido Iezzi. «L’Ia non entra nei sistemi, ma nella fiducia: sfrutta i nostri bug emotivi, la fretta, la paura di perdere un pacco, la voglia di essere generosi e di non deludere nessuno». Vicende simili si moltiplicano: a Cosenza un’anziana ha seguito le suppliche del “figlio” in lacrime, convinta di aiutarlo dopo un incidente; a Milano una coppia ha obbedito alla richiesta di un finto corriere Amazon che chiedeva di verificare un pagamento. «I nuovi truffatori non vogliono convincere la nostra ragione», continua Iezzi, «ma hackerare la nostra neurobiologia». Ogni urgenza, ogni tono allarmato, diventa un grilletto emotivo che spegne il pensiero critico.
Nei telefoni e in chat si ripete la stessa scena: un sms annuncia che «il suo pacco è bloccato», con un link che replica alla perfezione i siti di Poste, Sda, Dhl o Amazon. La richiesta di 2,99 euro è studiata per non insospettire. «Il Natale è perfetto per questo», osserva l’esperto, «perché siamo programmati per abbassare le difese». Ogni dicembre il phishing si confonde tra le notifiche vere e dilaga.
Parallelamente si moltiplicano le vetrine online impeccabili: siti fake dei brand più noti, oggi generati da phishing kit che creano testi, immagini e recensioni in automatico. «L’Ia ha fatto ai truffatori ciò che la catena di montaggio ha fatto all’industria: ha dato velocità, scala, automazione», sintetizza Iezzi. Un portale fasullo nasce in pochi minuti e svanisce senza traccia.
Il fronte più insidioso resta però quello dei social. Video credibilissimi mostrano influencer e personaggi famosi che promuovono offerte o investimenti, ma molti di quei volti e di quelle parole sono deepfake creati per trascinare l’utente in truffe personalizzate. «Ogni video impeccabilmente falsificato erode un po’ del tessuto di fiducia su cui si regge la società», avverte Iezzi. È qui che il danno diventa più profondo: non sparisce solo il denaro, si incrina la realtà condivisa.
A questo si aggiunge la raffica di “lavoretti” natalizi che spuntano su WhatsApp e Telegram: recensioni pagate, like retribuiti, piccoli compiti per presunte piattaforme di e-commerce. All’inizio arrivano micro-pagamenti reali, pensati per disinnescare i sospetti; poi scatta la richiesta di anticipare somme più alte come garanzia o quota di adesione.
È un meccanismo psicologico rodato, che prospera quando le famiglie sentono il peso delle spese festive. Accanto a questi raggiri si moltiplicano le finte raccolte fondi di Natale: Qr code, iban, siti “solidali” che imitano emergenze reali. La leva emotiva è potente: la generosità natalizia diventa l’arma perfetta nelle mani di chi vuole sfruttarla.
Dentro questa rete d’inganni c’è un quadro numerico ancora più inquietante delle singole storie. L’ultimo rapporto dell’Internet crime complaint center dell’Fbi fotografa un 2024 da record nero: 859.532 denunce di crimini informatici e oltre 16,6 miliardi di dollari di perdite, con un balzo del 33 per cento. Il phishing e lo spoofing restano le categorie più diffuse, con 193.407 casi, mentre le frodi da investimento – spesso rese credibili da deepfake – hanno causato 6,5 miliardi di dollari di danni. Le truffe Business email compromise, i finti dirigenti che ordinano bonifici urgenti hanno prodotto 2,8 miliardi di dollari di perdite. La fascia degli over 60, la più vulnerabile, ha registrato 147.127 denunce e 4,8 miliardi di dollari sottratti.
Sono cifre che confermano l’idea di Iezzi: «Il crimine digitale si è industrializzato». Non si tratta di episodi sporadici ma di un sistema globale che usa l’Ia come moltiplicatore. «La tecnologia ha reso le truffe più sofisticate, ma il punto è un altro: ci sta rubando fiducia un pixel alla volta». Nel paradosso di questo Natale, mentre cerchiamo calore umano, siamo costretti a dubitare di ciò che vediamo e ascoltiamo. Una difesa, però, esiste: rallentare, verificare, proteggere chi ci sta vicino. «I miliardi rubati sono un problema», conclude Iezzi, «ma non è inevitabile che ci rubino anche la fiducia».
