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Conte e il Napoli, vincere e dirsi addio: il futuro si chiama Allegri

Conte e il Napoli, vincere e dirsi addio: il futuro si chiama Allegri

Conte e il Napoli verso l’addio dopo lo scudetto. De Laurentiis non tratterrà a forza il tecnico e ha pronta l’alternativa: Allegri. Ecco perché Conte se ne andrà, nonostante il contratto fino al 2027

La storia d’amore tra Antonio Conte e il Napoli va verso la fine. Il trionfo nella volata scudetto, conquistato tenendo dietro l’Inter di Inzaghi, e l’esistenza di un contratto fino al 2027 non sono elementi sufficienti a far proseguire il rapporto tra l’allenatore che ha regalato ai tifosi partenopei il quarto tricolore della storia e il presidente Aurelio De Laurentiis. Questione di vedute e prospettive, con Conte che non rinnega l’amicizia e la stima verso ADL ma sa che ripetersi sarà durissimo e che questa stagione è stata, oltre che vincente, molto logorante. Uno strappo amplificato dal mercato di gennaio, quello della cessione di Kvaratskhelia senza che arrivasse un sostituto all’altezza, vissuta dal leccese con enorme fastidio.

Come se gli obiettivi suoi, vincere, e della società, tornare in Champions League dopo il bagno di sangue dell’annata post scudetto, fossero paralleli e non coincidenti. La festa per il trionfo ha solo nascosto per qualche ora la crepa. Nemmeno troppo se si giudica dalla freddezza dell’abbraccio concesso in campo da Conte a De Laurentiis, anche se poi le parole sono state molto più dolci e l’amicizia e stima personale si è consolidata anche nella successiva cena ad Ischia, presenti le famiglia, per festeggiare il 76° compleanno di De Laurentiis.

Conte e il Napoli, le tappe dell’addio

Un altro, molto più importante, è quello che attende i due protagonisti e che servirà per fare la sintesi e decidere come muoversi. Il punto di partenza è che Antonio Conte è legato al Napoli da un contratto fino al 30 giugno 2027 nel quale non è detto esistano clausole di uscita. De Laurentiis, però, ha già detto chiaramente di considerare la questione da un punto di vista non solo legale e che gli allenatori non si possono trattenere in un posto dove non si sentono a loro agio

Parole che sono state interpretate come una specie di presa d’atto dell’impossibilità di convincere Conte a proseguire sulla panchina del Napoli pur in presenza della volontà di investire sul mercato. L’opzione De Bruyne è più che concreta – centrocampista belga di livello mondiale che ha detto addio al Manchester City dopo un decennio di vittorie – e la concorrenza spietata all’Inter su David conferma come ci siano budget e idee chiare. Conte, però, ragiona solo davanti alla prospettiva di poter vincere e non è detto che, dovendo tornare a faticare anche nelle coppe europee, l’anno prossimo basti solo qualche intervento per costruire una rosa vincente.

In più c’è la suggestione della Juventus che attira Conte dal giorno dell’addio tumultuoso nel luglio 2014. Fin qui Torino lo aveva respinto, ora si sono create le condizioni per un clamoroso ritorno a casa, alla guida di una squadra reduce da una stagione molto negativa e che va ricostruita e rilanciata. Uno scenario che al tecnico leccese piace, come dimostrano molti snodi della sua carriera.

Napoli scudetto, le immagini della festa

Conte e il Napoli, vincere e dirsi addio: il futuro si chiama Allegri
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Napoli, il futuro in panchina si chiama Allegri

De Laurentiis ha capito da almeno un mese che l’addio è uno scenario concreto, con o senza scudetto. Farlo da vincenti può rendere meno amaro il finale della storia e l’errore commesso con Spalletti nel 2023 ha insegnato al presidente che i contratti non sono tutto. Ecco perché si è cautelato parlando con Massimiliano Allegri: non una scommessa, ma l’uomo degli scudetti (6) e della grande esperienza di saper reggere la scena da solo dentro progetti sportivi e societari in cui serve una mano ferma.

Allegri è pronto a rientrare dopo un anno sabbatico, è nella short list anche del Milan ma De Laurentiis si è portato avanti prospettando un biennale da 6 milioni netti per convincerlo a raccogliere l’eredità di Conte. La squadra è forte e sarà resa ancora più profonda e qualitativa, Allegri può rientrare nel calcio italiano dalla porta principale e magari ripetere l’esperienza fatta alla Juventus proprio nel 2014 quando, arrivando dopo Antonio, vinse subito togliendosi anche lo sfizio di arrampicarsi fino alla finale di Champions League a Berlino.

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