Ha due lauree e parla sei lingue (tra cui russo ed ebraico). Ha scritto un libro in difesa dei maschi, è contro il #MeeToo e da Chiambretti in diretta tv si è levata le mutande. Alessandra Cantini si racconta a Panorama, dalla dipendenza alla cocaina (finita) al suo programma sul sito porno più cliccato al mondo. «Lì non mi potranno censurare né querelare».
Il suo motto è: «Sempre contro, sempre senza». Mutande. Alessandra Cantini, 28 anni, livornese, sembra una novella Moll Flanders, la spregiudicata eroina del romanzo di Daniel Defoe. È stata candidata per Forza Italia alle elezioni regionali del 2015: «Incontrai Silvio Berlusconi una volta durante la campagna elettorale. Avrei potuto difenderlo su tante cose, ma si è circondato da donne minori che lo hanno rovinato» racconta da una casa affacciata sul lungomare della sua città. Due lauree, parla sei lingue tra cui il russo e l’ebraico: «Lo scrivo e lo leggo». Autrice di un pamphlet dal titolo evocativo: Sacro Maschio. «Anche loro fanno qualcosa per il mondo». Lo scorso anno durante il programma di Piero Chiambretti, La Repubblica delle donne, ha avuto il suo momento di gloria mostrando il lato B «sans culottes». «Via le mutande. La freschezza femminile s’inizia a sentire lì sotto». Ma ora è andata oltre. Per farsi ascoltare senza censure ha deciso che c’è un solo posto dove può parlare liberamente: Pornhub.
Di solito su Pornhub si parla molto poco, lei cosa pensa di voler dire?
Parlerò di politica, anzi di pornopolitica. Sul sito porno più cliccato al mondo non mi potranno censurare, né querelare.
Sarà nuda o vestita?
Vestita, ma in modo sensuale, provocante.
I temi?
Tutti quelli che mi stanno a cuore, a cominciare dal terrorismo di genere. Il femminismo è andato troppo lontano, ha deragliato dallo scopo originale, è diventato tossico. Ormai è una modalità per castrare l’uomo. E poi procreazione assistita, legittima difesa, accanimento terapeutico.
Durante la quarantena è passata dalla politica ai film porno, è così?
Prima del lockdown ho incontrato Gregory, cameraman di vent’anni. Durante la quarantena ci siamo ritrovati nella bellissima suite dove vivevo. Volevo fare qualcosa di memorabile. E così abbiamo iniziato a riprenderci. Dalla Jacuzzi fino in camera da letto. È stato intenso. Lo abbiamo messo su OnlyFans, piattaforma ad accesso privato. Se un uomo vuole guardare la bellezza di una donna, deve pagare.
Eppure basta farsi un giro gratis su Instagram.
Siamo sommersi dall’ipocrisia. Sui social c’è volgarità, sovraesposizione e prostituzione. Mascherata, scadente e gratuita. Instagram è come una vetrina a luci rosse di Amsterdam. E tutto questo per qualche follower in più.
C’è chi sui follower ci ha costruito floride carriere…
Tranne alcuni noti casi, fare l’influencer non è un lavoro. La cantante, la scrittrice, l’artista sono professioni. E non mettere le foto del sedere sul web.
Ma lei lo ha fatto?
Sì, e mi sono resa conto che i post dove mostravo il lato B erano fine a se stessi. Voyeurismo e qualche like. Invece voglio mescolare erotismo e dibattito politico. Su Pornhub sarà una provocazione continua, come quando ho postato il video mentre godevo perché il Pd stava perdendo in Toscana.
A questo punto manca solo la benedizione di Rocco Siffredi.
Lo avevo chiamato per proporgli un’idea di fast and sexy food, ma non abbiamo concluso nulla. Non sono una pornostar. Sono più puritana di quello che sembra.
Cosa non farebbe mai?
Sesso anale. Lascio questa pratica ai pervertiti, agli insoddisfatti, ai sadomasochisti. Preferisco dilungarmi sui preliminari.
Continuerà con il porno?
Vorrei chiamare altri attori, fare dei casting. Come si faceva negli anni Settanta. Avrei voluto vivere allora quando le donne bruciavano i reggiseni. E il femminismo era una vera rivoluzione. Mi ritengo una femminista. O meglio una post-maschilista. Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, ma la cosa è vera anche al contrario.
Cos’è il post-maschilismo?
Uomini e donne sono uguali e devono avere pari opportunità. Con la conoscenza e una vagina si può aspirare a cambiare il mondo. Per questo ritengo le «quote rosa» un grado di invalidità civile.
Addirittura?
Così ci hanno equiparate agli handicappati. Non vorrei mai avere un posto, se c’è un uomo che lo merita più di me. Lo troverei squallido. Così come quando si parla di molestie sessuali. Una donna solitamente sa cosa sta facendo quando entra con qualcuno in camera da letto.
Perché è sempre stata contro il #MeToo?
Harvey Weinstein era solo un uomo con degli istinti. E quelle che lo accusano si sono prostituite per ottenere un ruolo. Magari togliendolo a chi voleva arrivarci con le proprie forze. E nessuna di loro era Meryl Streep, né aveva il suo strepitoso talento. Vediamo sessismo ovunque, ma sono gli uomini a essere le vittime.
Come fece a ottenere una parte ne La prima cosa bella di Paolo Virzì?
Avevo 17 anni e mi intrufolai sul set. Ho aspettato che arrivasse, poi gli feci una ramanzina sul fatto che era scandaloso non fossi stata scelta. Virzì disse: «Che caratterino». Tornai anche il giorno dopo con le foto. Fissò un casting, lo superai e fui presa. Sono tenace, non mollo mai. Se mi chiudono una porta in faccia, torno e la sfondo con un ariete. Qualunque muro alla fine crolla.
Nel suo blog The Venusians ha parlato anche di droga. Che rapporto ha con la cocaina?
È stato un anno difficile. Ho avuto un momento di forte depressione. Potevo prendere dei farmaci, ma poi sarei stata sempre mezza addormentata. Invece volevo continuare a creare. Allora ho iniziato a fare un uso smodato di cocaina. Ma ho capito che non potevo andare avanti così. La quarantena è stata un periodo proficuo, mi sono allontanata da tutto.
E adesso?
Sono per la legalizzazione. Tra la droga e l’abuso crescente di psicofarmaci non vedo una grande differenza. Io ho trovato il coraggio di raccontarmi. L’anno scorso ho avuto molte delusioni lavorative. Iniziai anche a giocare d’azzardo. Al Casinò di Montecarlo sono stata espulsa. Avevo lasciato le mutandine sulla sedia.
Ma perché stare senza mutande è poi così fondamentale?
Non le indosso mai. È una metafora della vita. Bruciate le mutande e trasmettete la fragrante bellezza femminile.
I suoi genitori come hanno reagito alle sue provocazioni?
All’inizio non hanno capito nulla. Erano in imbarazzo. La frase che calza a pennello per loro è: «Non ti vergognare di quello che sei, per questo ci sono già i tuoi genitori».
Lei si è mai vergognata?
A 15 anni ho avuto un aneurisma, ho rischiato di morire. Questo mi ha portato a vivere intensamente. Per me l’unica cosa da temere è Dio. Non c’è nessuno che possa sminuirmi, tranne lui. È un concetto ebraico: «Tutto è in potere del Cielo, tranne il timore del Cielo».
Il porno la salverà?
Il femminismo della quarta generazione risponde all’ipocrisia del politicamente corretto. La pornografia invece è una forma di libertà. Il tempo mi darà ragione.
