La Commissione europea ha deciso di aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia mettendo nel mirino il reddito di cittadinanza. Non perché sia arrivato il momento di rimodularlo definitivamente o perché anche a Bruxelles si siano resi conto di quanti soldi siano finiti nelle mani sbagliate. No. La procedura d’infrazione è stata avviata, rischia di costare al Bel paese una bella multa in futuro, perché secondo l’Europa le condizioni poste dai nostri governi per potervi accedere sono “discriminatorie” verso i cittadini degli altri stati dell’Unione europea.
Tradotto in pratica, significa che il paletto secondo cui solo chi ha residenza in Italia da almeno dieci anni può presentare la domanda per il reddito di cittadinanza non va bene. Il sussidio, nella lettura della Commissione, dovrebbe essere accessibile in maniera paritaria “a tutti i cittadini dell’UE che sono lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza”. Avanti c’è posto, a pagare ci pensa Roma.
La mossa di Bruxelles arriva a pochi mesi di distanza dalla scelta del nuovo Governo italiano di cominciare a ridurre la spesa su una voce di bilancio ereditata dai precedenti esecutivi. Anche perché le inchieste che si sono succedute in questi anni non hanno fatto altro che confermare come una parte considerevole di quel denaro sia finito a chi non ne aveva diritto. Non una sorpresa per i contrari al RdC, ma per gli scettici basti ricordare che nei giorni scorsi il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha spiegato come i controlli ex ante siano una costante e abbiano consentito di tracciare 11 miliardi di euro di prestazioni “non pagate” perché richieste da chi non ne aveva titolo, con un tasso di rigetto delle domande all’anno di circa 32%: “Su un milione di domande noi ne rigettiamo 300mila e in questi 4 anni noi abbiamo rigettato, e tra revoche e decadenze, complessivamente 3 milioni di domande”.
Questo con le regole attuali, quelle che a maglie larghe hanno comunque fatto sì che si moltiplicassero le storie di persone arrivate appositamente dall’estero per tentare la ruota della fortuna del reddito di cittadinanza. Ora, secondo l’Europa, l’Italia dovrebbe fare ammenda di non aver esteso il sussidio a chiunque. Evidentemente senza curarsi della conseguente esplosione dei conti, salvo poi fare la predica sulla tenuta degli stessi. Morale: il Governo Meloni si prenderà il tempo necessario per rispondere, quindi l’iter burocratico della procedura di infrazione farà il suo corso. In Italia siamo abituati. In questo caso speriamo che arrivi prima l’estinzione del reddito di cittadinanza così come pensato e alimentato in questi anni.