Dopo la battuta di Beppe Grillo sui «socialisti che rubano», Augusto Minzolini raccolse le storiacce sul Psi che imperversavano a Montecitorio. A raccontarle, politici di tutto l’arco costituzionale: dai democristiani ai comunisti, passando per i repubblicani. Ecco le più spassose.
Articolo pubblicato il 30/11/1986
Beppe Grillo non è il solo a raccontare barzellette cattive sul Psi. Insieme con lui ci sono ministri, parlamentari, funzionari e commessi della Camera. Anche se il partito del garofano non è il solo argomento dell’umorismo parlamentare, certamente
ne è uno dei bersagli preferiti.
Per questo il clamore suscitato dalle battute del comico a
Fantastico è sembrato un po’ esagerato e artificioso: solo nella giornata di lunedì 17 novembre le agenzie di stampa hanno trasmesso 25 dichiarazioni di esponenti
politici che hanno espresso il loro risentimento per le barzellette di Grillo, ma ciò non toglie che a Montecitorio da tempo le storielle sui socialisti imperversino.
Esse aspirano a bollare quelli che molti considerano i difetti più diffusi fra i socialisti: l’avidità di potere, il gusto della lottizzazione, una disinvoltura eccessiva nel fare politica e nel mescolarla con gli affari. In qualche caso pesanti fino al limite della volgarità, in altri scherzose o argute, le barzellette sui socialisti sono ormai diventate un genere letterario fisso a Montecitorio: gli stessi uomini del Psi tendono a prenderle con filosofia.
Il ministro delle Poste Antonio Gava, democristiano (anche lui preso di mira nella trasmissione di Pippo Baudo), martedì 18 novembre non ha esitato a raccontare a un gruppo di amici «l’ultima sul partito socialista. “Sapete perché” ha domandato “al Psi dicono che Gesù Cristo era socialista? Perché è nato in una mangiatoia».
Una filosofia seguita anche da Oscar Mammì, repubblicano, ministro per i Rapporti con il Parlamento, che confida: «A una barzelletta non dico mai di no». E racconta la sua: «Intorno a un tavolo al centro del quale c’è un vassoio d’ argento del ‘700, siedono Mandrake, l’ uomo mascherato, un socialista onesto e un altro disonesto. Improvvisamente manca la luce. Quando torna, il piatto è scomparso. Chi è stato? Il socialista disonesto. Ma perché? Perché tutti gli altri sono personaggi immaginari».
Antonio Bernardi, deputato comunista da poco nominato consigliere di amministrazione della Rai, ne conosce un’altra. «Me l’ha raccontata» premette «il senatore socialista Roberto Cassola. Eccola: «Qual è la ricetta socialista per la frittata?”. Si rubano due uova, poi…».
Mauro Dutto, deputato repubblicano della commissione di vigilanza sulla Rai, ne ricorda alcune a sfondo religio. La prima: «Craxi chiede a Martelli un preventivo per la costruzione del suo mausoleo. Martelli si dà da fare, ma torna sconsolato. “Ci vogliono almeno 10 miliardi” gli dice. “Non è possibile” sbotta Craxi “spendere una cifra del genere solo per tre giorni!». Dutto ne racconta anche un’altra che sembra un paradosso di Cipputi. «Questi socialisti arrivano dovunque. Anche sul Golgota c’erano due socialisti e un cattolico». Un’ altra versione riveduta e corretta della stessa barzelletta, la racconta Pino Lucchesi, deputato democristiano: «Di che partito erano» domanda «i due ladroni crocifissi insieme a Gesù Cristo? Socialisti, perché su tre posti ne hanno voluti due».
Il deputato comunista Ferruccio Damini ha come bersaglio lo stesso presidente del Consiglio. «Craxi in visita in Sardegna» racconta «viene rapito. A Martelli i banditi chiedono il riscatto: prima di cinque miliardi, poi di quattro, tre, due, uno. Ma niente: il Psi non paga. I banditi sardi decidono allora di dare una punizione esemplare ai socialisti. Mettono Bettino su uno spiedo e iniziano a rosolarlo sulla brace insieme alle patate. Il capo dei banditi raccomanda al cuoco: “Gira lo spiedo molto lentamente”. Poi si allontana. Quando torna trova il cuoco che gira freneticamente lo spiedo. Si arrabbia e lo sgrida: “Ti avevo detto di fare piano! “. “Ma come faccio” gli risponde l’ altro sudato per la gran fatica “se giro piano, il presidente si mangia tutte le patate”». Damini si congeda con una freddura. «Due socialisti» racconta «si incontrano al centro. “Andiamo a prendere il caffè” dice il primo. E il secondo risponde: “A chi?”». Ma Damini ammette che si tratta di una vecchia barzelletta sui democristiani adattabile a ogni situazione.
Un pozzo di barzellette sui socialisti è anche un altro deputato comunista, Nedo Barzanti. Inizia con la storia di uno strano viaggio che vede sullo stesso aereo Pertini, De Mita, Spadolini e Craxi. «L’aereo precipita» racconta Barzanti «e nel frattempo gli illustri passeggeri si accorgono che ci sono solo attro paracadute. Il pilota li distribuisce. Il primo a chiederlo è De Mita.”Sono il segretario del più grande partito italiano” dice “ne ho diritto”. Spadolini vuole il secondo: “Un uomo della mia cultura non può morire”. Il terzo è per Craxi. La richiesta del presidente del Consiglio è perentoria: “Sono l’uomo più intelligente d’ Italia, non posso morire in un incidente aereo”. Afferra il paracadute e si lancia. Rimangono così il pilota e Pertini con un solo paracadute. L’ex-presidente della Repubblica fa il grande gesto: “Io sono vecchio, lo prenda lei”. Ma il pilota gli risponde: “Non si preoccupi, presidente. L’ uomo più intelligente d Italia ha scambiato il sacco a pelo per il paracadute”». Barzanti, che è una vera miniera di barzellette, descrive subito un’altra scena, quella del golpe. «Un funzionario fedele arriva trafelato da Craxi. Lo informa che i generali hanno preso il potere. Ma Craxi tranquillo risponde: “Ai socialisti quanti ne toccano?”».
Guglielmo Castagnetti, deputato repubblicano, è pronto invece nel dire freddure a ripetizione. La prima: «Che cos’è l’onestà per un socialista? Un optional». La seconda: «Al congresso socialista ci sono sempre molti professori di trigonometria. A cosa servono? A calcolare le tangenti». La terza: «Un socialista si fa visitare da uno psichiatra. “Dottore” gli dice “ho un grave difetto, rubo ogni cosa”. Il medico gli risponde: “Lei è affetto da cleptomania”. “D’accordo” è la richiesta del paziente “mi faccia allora un certificato, perché qui tutti mi dan del ladro”».
Un altro repubblicano, Luigi Arisio, leader dei quadri intermedi della Fiat, ne racconta una su Craxi e Martelli. «I due si trovano a scrivere una relazione insieme. L’intervento è lungo e alla fine riempiono di fogli di carta il tavolo su cui lavorano. Improvvisamente ne cade qualcuno. Martelli lesto li raccoglie, ma gli scappa un’imprecazione: “Dio Mio!”. Craxi troppo intento a lavorare non si avvede della scena e gli risponde. “Dai, Claudio, in privato puoi chiamarmi anche Bettino”».
Filone classico la storiella raccontata da un democristiano, Alberto Garocchio: «Un tizio va a fare spese a piazza Navona, a Roma, e posteggia l’auto lì vicino, sotto l’hotel Raphael. Un poliziotto lo ferma subito: “Che fa? Qui non può posteggiare”. “E perché?” chiede l’automobilista. “Perché qui abita Bettino Craxi”. “Ah, se è per questo non si preoccupi: ho l’antifurto”». Barzellette sui socialisti ne raccontano anche i funzionari di Montecitorio. La più diffusa è questa: «Qual è il socialista più bravo? Craxi. Qual è il socialista più bello? Martelli. Qual è il socialista più onesto? Manca». E sul nome-verbo del neopresidente della Rai Enrico Manca i giochi di parole sono praticamente infiniti.
C’è anche chi in barzelletta racconta i famosi viaggi di Craxi all’ estero. E’ il caso di Massimo Serafini, duppino confluito nel Pci. «Craxi» racconta «incontra Reagan a Washington e gli dice: “Scusa, Ron, ma come fai a essere così popolare?”. “Semplice” risponde Reagan “ho saputo circondarmi di collaboratori eccezionali: gli uomini giusti ai posti giusti”. “Per esempio?” fa Craxi. “Aspetta” dice Reagan. E chiama: “Shultz! Shultz! “. Arriva il segretario di Stato e Reagan lo mette alla prova con un indovinello: “Non è tuo fratello, non è tua sorella, ma è figlio di tuo padre e di tua madre: chi è?”. Rapidissimo, imperturbabile, Shultz risponde: “Elementare, presidente. Sono io”. “Visto, Bettino?” commenta compiaciuto Reagan. “Ho capito, ho capito” dice l’altro. E va via meditabondo. Pochi giorni dopo Craxi torna in Italia. All’aeroporto di Fiumicino è ad attenderlo il fedele Martelli: “Buongiorno, Bettino” gli fa. “Poche chiacchiere” ribatte Craxi, insolitamente brusco, squadrandolo con aria sospettosa. Una breve pausa, poi Craxi riprende tutto d’ un fiato: “Non è tuo fratello, non è tua sorella, ma è figlio di tua madre e di tuo padre. Chi è?”. Martelli: “Ma Bettino, veramente io… Non so, ma ti sembra così importante?”. “Importantissimo. Vedi di darmi la risposta giusta”. Martelli pensa, ripensa, sbuffa, si disperama non ne viene a capo. Il giorno dopo Craxi, sempre più arcigno, lo apostrofa implacabile: “Non è tuo fratello, non è tua sorella, ma è figlio di tuo padre e di tua madre. Chi è?”. “Non lo so” sospira Martelli ormai rassegnato. “Imbecille ” sbotta Craxi. “E’ Shultz! Anche se ancora non ho capito perché”».


