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Chi paga i partiti italiani

Chi paga i partiti italiani

Dal 2021 a oggi sono entrati nelle casse dei principali movimenti politici nazionali circa 50 milioni di euro. Tra i donatori, ci sono poco meno di 500 aziende e imprenditori di settori come l’edilizia, la sanità e le università telematiche…


Multinazionali, studi legali, società, ma anche amici e fedelissimi. Fino addirittura a sindacati e associazioni di categoria. Con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, il fil rouge che lega a suon di finanziamenti imprese private e politica si è negli anni ingrossato. Fino a raggiungere vette insospettate: secondo i conti di Panorama dal 2021 a oggi il sistema dei partiti ha ricevuto elargizioni per circa 50 aziende e molti imprenditori di edilizia, sanità e università private. E così anche i partiti, nati da poco, riescono a drenare non pochi finanziamenti. Carlo Calenda, per esempio, tra Azione e il suo comitato alle elezioni comunali di Roma, ha raccolto più di un milione di euro.

Nel novero dei finanziatori, in mezzo a una marea di società, anche pezzi «da novanta» come il presidente di Techint Gianfelice Mario Rocca (70 mila euro) e l’amministratore delegato di Prada Patrizio Bertelli (50 mila euro). Negli ultimi mesi a donare 10 mila euro è stato lo stilista Renzo Rosso, 15 mila euro sono invece arrivati il 21 marzo da Maurizio Marchesini, vicepresidente Confindustria per le Filiere e Medie imprese.

Nel lungo elenco non mancano le sorprese. Dal 2020 in poi risultano ad Azione vari finanziamenti da parte anche del finanziere Davide Serra per un totale di oltre 20 mila euro. È cosa nota, però, che Serra è legato da una profonda amicizia con Matteo Renzi. E non a caso nello stesso periodo l’imprenditore ha versato altri quattrini (40 mila euro in tutto) a Italia viva. In questo caso, tuttavia, nessuna sorpresa.

Se, come accade per tutti i partiti, la fetta grossa dei finanziamenti è costituita dai versamenti (nella fattispecie 500 euro al mese) dei singoli parlamentari, nell’elenco mensile che tutte le forze politiche sono tenute a stilare dopo la legge «Spazzacorrotti», ci sono varie novità: negli ultimi tra i finanziatori spunta la compagnia aerea Neos spa (20 mila euro a luglio 2020).

Il proprietario è Lupo Rattazzi, imprenditore figlio di Susanna Agnelli e da sempre vicino a Renzi. Non a caso da gennaio 2020 Rattazzi ha versato a Italia viva 105 mila euro. Nella lista, tra società dolciarie di Figline Valdarno (Firenze) e industrie di moda, figura anche la cooperativa Conad Nord-Ovest. Il presidente è Valter Geri, unito a Renzi dalle sue origini toscane, essendo nato a Cecina, provincia di Livorno. La società ha donato 2 mila euro. Finita qui? No. A finanziare Renzi anche lo studio legale Rampino, con sede a Milano, che ha destinato ben 10 mila euro; e, più in piccolo, la scuola paritaria Don Mauro di Villaricca (Napoli) che ha sostenuto l’attività di Italia viva con 1.500 euro. E ancora, negli ultimi mesi due significativi finanziamenti: quattro bonifici (tutti effettuati il 31 gennaio) per 50 mila da una società di Bolzano, la S.L.1, che si occupa di ristrutturazione di edifici e riconducibile a Ermelinda Bellinato, in passato consigliera a Bolzano. Ma con la Lega. Il secondo, invece, ammonta a 5 mila euro e arriva da Franco Debenedetti, fratello di Carlo, editore di Domani, quotidiano non proprio vicino al mondo renziano. Un mondo al cui interno finisce di tutto e nel quale è a volte difficile dipanarsi.

Prendiamo la Lega: in questo caso i fondi non arrivano solo al partito ma anche alle 35 articolazioni regionali. Senza dimenticare che ancora persistono formalmente due forze politiche distinte che ricevono finanziamenti: la «Lega Nord – Salvini premier» e la «Lega per Salvini premier». Sui siti di entrambi troviamo l’elenco di contributi e finanziatori, tra i quali – manco a dirlo – non mancano grandi imprese. Come la Giessegì, industria di mobili del Maceratese che Salvini ha visitato nei suoi tour elettorali: a luglio ha versato 50 mila euro. Stessa cifra anche da parte di Giovan Battista Carosi, patron di Mondo Convenienza.

In Forza Italia, invece, è l’impero di Berlusconi a cercare di far fronte ai conti del partito: nell’ultimo anno sono entrati 100 mila euro dalla Fininvest e altrettanti dal figlio Luigi. Ma non sono gli unici donatori privati. A settembre scorso sono arrivati nelle casse del partito 95 mila euro dalla Società delle scienze umane srl dell’imprenditore Stefano Bandecchi, patron dell’università telematica Unicusano. Tra i vari finanziamenti, però, colpiscono i 3 mila euro che l’associazione sindacale dei farmacisti (As.Si.Pro.Far.), che fa capo a Federfarma, ha donato a Forza Italia.

Un fatto singolare considerando che Andrea Mandelli, deputato forzista, è allo stesso tempo presidente della Fofi, la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani. E negli ultimi mesi? Spiccano i finanziamenti dei singoli parlamentari. Tra tutti, quelli dell’onorevole Patrizia Marrocco: a fine dicembre risulta un bonifico di 15 mila euro. Negli anni anche Fratelli d’Italia ha calamitato l’attenzione anche di associazioni di categoria: piccole elargizioni (dell’ordine di mille e 2 mila euro) sono arrivate negli anni da Confapi e Coldiretti. Giorgia Meloni piace molto anche alla sanità privata. Secondo quanto riportato dal bilancio 2020 (ultimo disponibile), le erogazioni liberali superano il milione, e il maggior finanziatore (50 mila euro) è il colosso Villa Maria che ha il suo cuore in Emilia. Nello stesso settore opera la Euroclinic srl che ha versato 10 mila euro soltanto pochi mesi fa, mentre altri 5 mila sono arrivati dalla Parapharm srl.

A sinistra la musica non cambia affatto. Il Pd drena non pochi fondi dai suoi aficionados soprattutto contando sulla marea di delegazioni locali. E dunque, dagli elenchi ufficiali, risultano solo negli ultimi mesi migliaia di bonifici non solo al partito centrale, oggi guidato da Enrico Letta, ma anche alle sezioni regionali, metropolitane o cittadine. A inizio anno cifre significative sono state versate, per esempio, al Pd lombardo dai parlamentari Roberto Rampi (12 mila) e da Marina Berlinghieri (16 mila). Nel Lazio spiccano i 16 mila euro del consigliere regionale Eugenio Patanè. Certo, si dirà: parliamo di elargizioni che magari gli eletti versano una tantum a fine anno invece di fare bonifici mensili. Ma ci sono anche casi particolari, come quello del ministro del Lavoro Andrea Orlando che, seppur di La Spezia, il 29 marzo ha versato al Pd di Parma 18 mila euro.

Chiudiamo il viaggio tra i fondi ai partiti nel non-partito del Movimento cinque stelle di Giuseppe Conte. Sebbene nessuno ne parli, a quanto pare la querelle con l’Associazione Rousseau ha avuto un’evoluzione: se qualche mese fa i pentastellati erano risoluti nell’idea di non versare un centesimo a Davide Casaleggio, da inizio anno risultano bonifici da parte di una larga schiera degli eletti Cinque stelle: 300 euro ciascuno, per saldare gli arretrati. Se ne contano fino all’ultimo aggiornamento (14 marzo) ben 956, per un totale di oltre 280 mila euro versati a Casaleggio. Ma, al di là di Rousseau, a svettare è senza dubbio il bonifico del presidente della Camera, Roberto Fico. n

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