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Ora dicono la verità sul Cavaliere

Ora dicono la verità sul Cavaliere

L’ex direttore del «Corsera» Paolo Mieli ammette che l’avviso di garanzia gli fu recapitato dalla Procura, « nessuno poi mi interrogò». Il ruolo di Oscar Luigi Scalfaro nel ribaltone ‘94. Da Massimo Giannini e Michele Santoro, gara a elogiare l’avversario defunto. Ma l’Arci fa il bunga bunga dei poveracci

Le verità nascoste. Non sono ancora trascorse 48 ore dalla morte di Silvio Berlusconi che alcuni piccoli-grandi misteri d’Italia si sciolgono nell’afa di giugno, i sospetti diventano realtà, i punti interrogativi si irrigidiscono a esclamativi. E lui ne esce da gigante. Gli storici nemici si trasformano in presunti compagnoni del Cavaliere, come se la guerra di Arcore fosse stata una fiction e i canini affilati solo gadget di carnevale. Davanti all’augusta salma è in atto l’ultima (forse) manipolazione mediatica attorno all’uomo con il sole in tasca: chi lo ha odiato, detestato, combattuto, sgambettato adesso ci spiega che in fondo «c’eravamo tanto amati».

Lo scenario sarebbe esotico se non fosse imbarazzante. Il primo ad applicarsi nell’immediata revisione delle carte in tavola è Paolo Mieli che in un intervento a La7, nello speciale di Enrico Mentana, ha deciso di riscrivere la storia del Berlusconi indagato, imputato, uomo nero che egli stesso aveva contribuito ad alimentare nel periodo in cui guidava il Corriere della Sera. È un Mieli fintamente ingenuo, quasi lunare, quello che rivela: «Tra 50 anni qualche storico si interrogherà sul fatto che, fra tantissimi processi, ha subìto solo una condanna».

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