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Ucraina, i «pacifinti» ci risparmino la lezioncina: errori, costi e verità taciute

Ucraina, i «pacifinti» ci risparmino la lezioncina: errori, costi e verità taciute

Dalle sanzioni al mancato negoziato del 2022, passando per gli errori dell’Occidente e i riposizionamenti dei “pacifisti dell’ultima ora”: ecco perché la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata (e la pagheremo) più di quanto ci abbiano detto.

Ho sempre pensato che la guerra in Ucraina l’avremmo pagata cara. Prima ancora che Mario Draghi dicesse che si trattava di scegliere tra aria condizionata e libertà, mi era chiaro che il prezzo del sostegno a Kiev non si sarebbe limitato alle forniture di aiuti militari e umanitari, ma avrebbe richiesto anche un pesante costo per ogni famiglia. Come forse i lettori ricorderanno, Panorama uscì in quelle prime settimane di conflitto con copertine chiarissime, come ad esempio quella che raffigurava una condotta del gas annodata e un titolo con cui si spiegava che il costo delle sanzioni decise dall’Europa per mettere un freno all’avanzata russa sarebbe ricaduto sulle bollette delle famiglie italiane ed europee. Cioè, si sapeva sin dall’inizio che chiudere i rubinetti con Mosca significava chiuderli a noi e alla nostra economia. E dunque rallentare la crescita pagando di più per avere di meno. Ma i nostri governanti se ne guardarono bene dallo spiegarlo agli italiani.

Lo spiraglio ignorato

Si sapeva, se non subito quantomeno nei primi mesi, che se c’era uno spiraglio per fermare il massacro era limitato nel tempo. Ovvero appena dopo che l’avanzata dei carrarmati russi verso Kiev era stata fermata grazie al coraggio della popolazione Ucraina e al coordinamento fra satelliti di Elon Musk e intelligence occidentale. Convinto dai suoi generali che l’invasione dell’Ucraina per sostituire Volodymyr Zelensky con un presidente fantoccio sarebbe stata una passeggiata, Putin a marzo del 2022 si era da poco reso conto che la sua armata rischiava di impantanarsi e dunque l’idea di un’intesa per raggiungere una tregua e tenersi quel po’ di territorio ucraino che aveva conquistato non gli dispiaceva. L’«operazione speciale» rischiava di essere un flop, ma un provvidenziale accordo a poche settimane dall’inizio del conflitto poteva consentirgli di salvare la faccia. Allora non si sapeva, ma se n’è avuto notizia dopo grazie a una coraggiosa inchiesta della stampa americana: quello spiraglio di pace si chiuse perché gli alleati dell’Ucraina, in particolare gli inglesi guidati da Boris Johnson, si opposero, convinti che una vittoria contro i russi fosse possibile.

Gli orizzonti di gloria (sbagliati)

Invece di inseguire orizzonti di pace, Johnson e i suoi inseguivano orizzonti di gloria. L’idea di sconfiggere Putin, di riportare la perfida Albione al centro dei giochi e di passare alla storia non dico come Winston Churchill, che guidò la riscossa contro i nazisti, ma almeno come Margaret Thatcher, che riconquistò le Falkland occupate dai militari argentini, doveva essere eccitante. Purtroppo per loro, per noi e soprattutto per gli ucraini, era sbagliata. La possibilità di una controffensiva di Kiev che potesse ricacciare indietro i russi, riprendendo tutti i territori occupati e sconfiggendo l’impero del male, era pura fantasia.

Sanzioni, illusioni e realtà

Oggi, dopo 19 pacchetti di inutili sanzioni decise dalla Ue e centinaia di migliaia di morti dall’una e dall’altra parte, lo possiamo dire. Le previsioni fatte dall’America di Joe Biden e dall’Europa, sostenute a testate unificate dalla maggior parte della stampa internazionale, erano prive di fondamento. Nessuna possibilità di realizzarsi. Così quattro anni dopo, oltre a contare le vittime, rendicontare il costo della guerra (circa 200 miliardi), e calcolare quanto tempo e quanto denaro servirà per ricostruire l’Ucraina (altri 200 e forse più miliardi), dobbiamo valutare gli errori compiuti. Non dagli ucraini che, nel tentativo di resistere, hanno perso un’intera generazione, ma da noi. Dagli occidentali. Da politici e giornalisti in particolare.

La giravolta dei pacifisti dell’ultima ora

Invece ora che una possibile tregua si avvicina vedo, soprattutto nei talk show, una serie di colleghi che un tempo erano per la lotta dura senza paura (ovviamente nel salotto di casa loro e per interposta persona), spiegare a noi, che siamo sempre stati scettici e abbiamo sempre avvertito il pericolo di certe convinzioni belliciste, che il popolo della pace doveva essere ascoltato, che le liste di proscrizione di presunti putinisti (semplicemente opinionisti che coltivavano il dubbio verso una guerra senza sbocchi) erano un errore. Dopo aver tappato la bocca a chi percepiva i pericoli di una deriva verso la guerra, come sempre – quando ci sono vincitori e vinti – quella zona grigia di mezzo da guerrafondaia che era diventa pacifista, pronta ad andare in soccorso del vincitore e rivendicare di essere sempre stata dalla parte giusta.

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