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Gli Uni-Sinistrati

Gli Uni-Sinistrati

Tra pasionarie delle tende e «okkupazioni» di facoltà. Così la protesta studentesca diventa il miglior serbatoio d’opposizione.


Dopo le indomabili pantere arrivano i poetici campeggiatori. La protesta contro il caro affitti delle «tendine» pare sensata, per carità. Degenerazioni a parte, s’intende: tipo la fiammiferaia brianzola che lamenta un’interminabile mezz’oretta sui mezzi pubblici. Condividere un bugigattolo, vicino alle facoltà, può costare anche 700 euro. Urge intervenire: e difatti il governo ha stanziato 660 milioni per le residenze universitarie. La dilagante contestazione, però, è solo l’ultima di un’interminabile serie. È stato un semestre combattivo per i giovani più valorosi. Dal giorno in cui Giorgia Meloni è diventata premier, la nebbia s’è diradata. Gli studenti, finalmente, si sono ribellati alle ingiustizie che attanagliano le loro vite: dal paventato ritorno delle camicie nere al carcere duro per i terroristi. La nostra, esile, democrazia è in pericolo. Gli universitari protestano come non si vedeva dai tempi della Pantera, appunto. A parte la parentesi dell’Onda, montata nel 2008 contro la riforma Gelmini. Ora non c’è un dirimente tema del contendere. Ci sono i barbari al potere, però. E tanto basta per ridestare sopite consapevolezze. Canticchiare Bella ciao evocando l’«invasor» diventa un dovere morale. Ai nuovi antagonisti tocca rianimare quelle pappemolli dell’opposizione. Tra le tendine sbuca uno scravattato Giuseppe Conte, il leader pentastellato, cui chiedono un «reddito studentesco», sul modello del defunto sussidio. Si catapulta pure Elly Schlein, segretaria del Pd, stavolta con rivedibili abbinamenti cromatici, già agitatrice di centri sociali e circoli Arci. E spunta anche, in maglietta della salute, Maurizio Landini: capo della Cgil, faro della sinistra e, come vedremo, finanziatore dei rivoltosi.

Tutti lì. Infilata la testa sotto le eschimesi, assicurano: «La vostra sofferenza è pure la nostra». Che i voti e le tessere, dunque, vengano a noi. Eppure, mai i campeggiatori s’erano sognati di segnalare l’insopportabile ingiustizia durante gli equi anni passati. E ovviamente la colpa non è dei sindaci di centro sinistra: come Giuseppe Sala a Milano o Roberto Gualtieri a Roma. È del governo, nato qualche mese fa, e della premier, che ha passato una decade all’opposizione. Tendine in tutt’Italia, allora. Da Trento a Palermo. Si campeggia «a oltranza».

Scatenatissimi sono quelli dell’Udu, l’Unione degli universitari, il movimento studentesco più votato negli atenei. Si definisce «un’organizzazione democratica, laica e apartitica». Mica tanto. Basta leggere gli ultimi bilanci dalla Cgil, ovvero il sindacato organico al Pd, per fugare ogni perplessità: ha concesso all’Udu un ragguardevole contributo di 80 mila euro, sia nel 2021 che nel 2020. Nel 2019 è stato addirittura superiore: 88 mila euro.. Considerevole totale: quasi 250 mila euro in soli tre anni. Una generosità che ha spinto migliaia di iscritti a prendere la tessera del sindacato: erano 8.200 a fine 2021. «La Cgil condivide con l’Udu pure sedi e strutture quasi ovunque. Di fatto, è il dipartimento giovanile del sindacato» spiega Nicola D’Ambrosio, presidente di Azione universitaria. Del resto, l’ultimo congresso nazionale di Rimini, quello che ha rieletto trionfalmente Landini, è stato aperto dall’intervento dell’«apartitica» Emma Ruzzon, presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Padova, quinta colonna di Udu, in questi giorni accampata dinnanzi al patavino Palazzo Del Bo. Scesa dal palco della Cgil, mantenendo solita equidistanza, Emma ha poi incontrato Elly, che l’attendeva con sincera adorazione. Quindi la giovane, con usuale imparzialità, s’è scapicollata a La7 per partecipare alla trasmissione di Lilly Gruber, inarrivabile vestale del progressismo tricolore. D’altronde l’equanime ragazza s’era già distinta, un anno fa, per la prolusione in occasione degli 800 anni dell’ateneo padovano, di fronte a Sergio Mattarella, presidente della Repubblica. «Un Paese che affossa il Ddl Zan può dirsi libero?». Ovvero la proposta di legge più identitaria dei dem.

La paladina dell’Udu non è stata l’unica, certo. Pure l’Università di Catania s’era schierata ufficialmente a sostegno della proposta del deputato piddino, alfiere di Schlein. E anche oggi, davanti alla distesa di tendine che scorgono dai loro pomposi uffici, alcuni rettori si schierano con gli studenti. Come Matteo Lorito, rettore della Federico II, non caso uno degli atenei più barricaderi. È il successore del distaccato Gaetano Manfredi, prima ministro pentastellato dell’Università, ora sindaco di Napoli per il centrosinistra. La stessa fortunata parabola di Alberto Felice De Toni, già rettore a Udine, eletto un mese fa sindaco della città, manco a dirlo per il centrosinistra.

Non che sia una sorpresa. Un temerario e disallineato magnifico racconta a Panorama della feroce piega antimeloniana che ha preso, lo scorso aprile, l’innocua chat chiamata «Rettori auguri Pasqua» : «Dopo i primi convenevoli, s’è trasformata in uno sfogatoio antigovernativo» ricorda. In particolare gli illustri partecipanti si sono scagliati contro il nuovo tariffario sulle foto per tesi e pubblicazioni scientifiche deciso dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Chiedendo pure di firmare una petizione. Mentre qualcuno postava indignati articoli della Repubblica, qualcun altro s’inalberava: «Come sapete non amo le battaglie sui giornali, ma solamente facendo le cose si dimostra la libertà di ricerca». Un altro magnifico, a stretto giro, aggiungeva: «Presidente, questa è una battaglia per la libertà…».

Allora come stupirsi della militanza antigovernativa degli studenti? Possibile che il problema degli affitti esploda solo nel 2023? Ovvio. C’è l’odiata Giorgia, cinta dei pericolosi scherani, a Palazzo Chigi. Solo un’alleanza generazionale tra sentinelle della democrazia può salvarci. La Cgil, qualche mese fa, ha tenuto due congressi all’Università di Teramo. Tra l’altro, denuncia un’interrogazione parlamentare, senza nemmeno premurarsi di pagare l’affitto dell’aula magna. L’allora assessore alla Pubblica istruzione di Teramo, comunque, era Andrea Core, ex coordinatore nazionale dell’Udu. Nell’ateneo di Firenze La Cgil si adopera invece per girare all’«apolitica» Udu la lista delle mail di 53 mila studenti. Esortati, uno per uno, a partecipare alla mobilitazione del 18 novembre 2022: «I precari a fianco degli studenti». Proprio in concomitanza con il «No Meloni day», che ha visto la partecipazione di giovani di tutt’Italia al grido: «L’unico merito del governo è di non averne». Più o meno gli stessi slogan urlati di fronte al ministero tre settimane prima, qualche giorno dopo la nascita del governo. Vedi il caso.

Okkupazioni, manifestazioni, assalti. A Roma s’è distinta, con innegabile abilità mediatica, Sapienza in Movimento. Apartiticissimi pure loro, altroché. Difatti, tre anni fa, l’allora governatore del Lazio e segretario del Pd Nicola Zingaretti chiese accoratamente di votarli. Ultima riprova: alle recenti amministrative la presidente di Sapienza in Movimento, Claudia Caporusso, s’è candidata con il Pd al consiglio comunale di un paesino della Puglia, Acquaviva delle Fonti. «Nelle università ormai prolifera il falso civismo: liste che si propongono come apolitiche, ma hanno evidenti legami con i partiti. La sinistra più istituzionale ricorre a questi stratagemmi. Quella più becera, invece, si affida ai collettivi. Risultato: in tutti gli atenei monta il sentimento antigovernativo» racconta D’Ambrosio.

Lui è il presidente di Azione universitaria, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia. Dichiaratamente, però. È quello che ha organizzato alla Sapienza un temibile convegno sul capitalismo con il giornalista della Verità Daniele Capezzone. Poi bloccato dagli ululanti collettivi: «Fuori i fascisti dall’università». Anche in questo caso, maledette le coincidenze, mentre giurava il governo Meloni. Eppure, pochi giorni dopo, gli indomiti spalancano le porte nientemeno che ad Aboubakar Soumahoro. L’allora deputato di Alleanza Verdi e Sinistra commenta: «È stata una bella comunione coi compagni de La Sapienza. La politica torni a creare legame sentimentale, linguistico e spirituale coi giovani». Meglio invece tralasciare quello economico, vista l’inchiesta che travolgerà le coop di famiglia, gestite da moglie e suocera, accusate di non pagare stipendi e maltrattare i minorenni.

Alla Sapienza manifesta pure la Primavera degli studenti. E ovviamente i temibili collettivi, premiati con trentennale e indisturbata okkupazione di aule a scienze politiche e giurisprudenza. È lo stesso mischione di sinistra che, nei mesi scorsi, s’è sgolato per togliere il 41 bis al terrorista anarchico Alfredo Cospito, impegnato in un ultramediatico sciopero della fame. Anche in questo caso, il piglio antigovernativo della mobilitazione ha coinvolto la galassia rossa in molti atenei italiani. A partire dall’Orientale di Napoli, uno dei più politicizzati. Gli studenti, in un volantino, scrivevano: «Contro un governo di estrema destra e incline alla repressione è fondamentale che si prenda posizione pure all’università». Ovvio, certo. Ieri srotolavano lo striscione: «Alfredo libero». Oggi campeggia la scritta: «L’affitto è una rapina». E domani i rivoltosi riusciranno a scovare nuove emergenze democratiche? Finché c’è Giorgia, c’è speranza.

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