L’Antitrust si è dovuto riunire per combattere truffatori che, approfittando del clima di paura tra i consumatori, tentavano di rifilare al pubblico improbabili soluzioni contro il Coronavirus.
Mentre nel Paese infuriava l’emergenza coronavirus, per almeno sette volte, di cui tre di domenica, l’Antitrust si è dovuto riunire (virtualmente) per combattere un’altra minaccia: quella dei truffatori che, approfittando del clima di paura tra i consumatori, tentavano di rifilare al pubblico improbabili soluzioni contro il Covid-19. Una delle prime adunanze si è svolta domenica 22 marzo: quel giorno l’autorità che tutela la concorrenza e il mercato ha disposto l’eliminazione sul sito Carlitashop e sulla relativa pagina Instagram di ogni riferimento all’efficacia preventiva contro il virus dei prodotti cosmetici, dei detergenti e degli integratori commercializzati: «L’adozione di un provvedimento in via di urgenza» scrive l’Antitrust «è stata ritenuta indispensabile al fine di interrompere la diffusione di una pratica estremamente grave, tale da rendere indifferibile l’intervento dell’Autorità». Nelle pagine del sito si decantavano «infondate capacità “antivirali”, antibatteriche e antisettiche nonché di rafforzamento del sistema immunitario e di protezione delle vie respiratorie».
Con la stessa motivazione di urgenza, nella riunione del 22 marzo l’Antitrust ha disposto l’oscuramento del sito testcoronavirus.shop che promuoveva un test da effettuare a casa per auto-diagnosticare in maniera rapida ed affidabile l’eventuale contagio da Covid-19. «In realtà, le informazioni fornite dal professionista sull’efficacia del test, sulla sua destinazione di uso e sul suo carattere sperimentale appaiono ambigue, confuse e oscure» ha stabilito l’Autorità.
Pochi giorni dopo, il 27 marzo, l’Antitrust ha deciso di oscurare due siti di farmacie online che «offrivano in vendita alcuni medicinali, tra cui il Kaletra, senza essere autorizzati alla fornitura al pubblico online di farmaci. In particolare il farmaco Kaletra, antivirale per il trattamento delle infezioni da Hiv, vendibile su prescrizione medica, veniva reclamizzato come prodotto dalla comprovata efficacia contro il coronavirus e offerto al prezzo di circa 384 euro per la confezione piccola e di 659 euro per la confezione grande». Spiega l’authority: l’offerta al pubblico dei medicinali è stata ritenuta «illegale, ingannevole e aggressiva, idonea ad alterare la capacità di valutazione del consumatore, sfruttando al riguardo l’attuale allarme sanitario». Il problema della vendita di medicine attraverso internet è talmente diffuso che di recente l’Antitrust ha deciso di coinvolgere i gestori dei principali motori di ricerca e browser (Google, Apple, Italiaonline, Microsoft , Yahoo, Mozilla, DuckDuckGo) nel contrasto delle pratiche commerciali scorrette che fanno leva sull’emergenza coronavirus. L’Autorità ha individuato infatti una sessantina di farmacie abusive, sprovviste della necessaria autorizzazione alla vendita di farmaci online, che promuovono e vendono medicinali con obbligo di ricetta, vantando una funzione curativa nei confronti del Coronavirus.
Anche contro le mascherine farlocche sono dovuti intervenire gli sceriffi del mercato: l’8 aprile l’Authority ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Tiger Group disponendo in via cautelare la sospensione della promozione e vendita, attraverso il sito tigershop, di mascherine protettive Ffp2 alle quali venivano «attribuite caratteristiche qualitative e tecniche… che non trovano riscontro nei prodotti poi consegnati ai consumatori privi delle certificazioni vantate».
C’è chi poi ha tentato di piazzare dei bracciali e dei ciondoli dalle proprietà anti-coronavirus «tramite l’emissione di segnali elettromagnetici opposti a quelli emessi dal Covid-19 e da altri virus e batteri»: se n’è occupata l’Antitrust il 25 maggio deliberando l’eliminazione dal sito geolam.info di ogni riferimento all’efficacia di alcuni prodotti come il braccialetto «Transmission Plus multifunzioni ad uso personale anti Covid-19» in vendita al prezzo di 649 euro. Un altro intervento dell’authority ha riguardato il sito Oxystore, dove si invitava all’acquisto online di prodotti correlati all’ossigenoterapia, vantando indimostrate capacità antivirali e di contrasto al Covid-19.
Accanto all’offerta di farmaci e di soluzioni più o meno miracolose, i furbetti del web hanno provato a sottrarre soldi agli italiani con altri trucchi: come segnala l’associazione di consumatori Altroconsumo, in rete sono state diffuse alcune raccolte-fondi risultate non veritiere. Come quella per l’ospedale San Raffaele di Milano, finalizzata all’acquisto di materiale per la terapia intensiva che però utilizzava un Iban non della struttura ospedaliera; oppure una falsa iniziativa realizzata tramite una piattaforma di crowdfounding a favore dell’ospedale Sant’Anna di Como. Il sito Quifinanza, invece, invita a non aprire il file «Guida utile per difendersi dal coronavirus» che circola su internet: si tratta di un virus che, una volta scaricato, è in grado di infettare il dispositivo dove è stato salvato rubando tutti i dati dell’utente. Un altro messaggio pericoloso recitava: «Ikea ha deciso di regalare mille buoni del valore di 250 euro per aiutare la ripresa dei consumi. Clicca qui per prenderne uno prima che finiscono». Truffe più o meno sofisticate che si sono moltiplicate insieme a quelle più tradizionali, ma altrettanto odiose, come le telefonate per chiedere un contributo di circa 50 euro per poter ricevere direttamente a casa il vaccino anti-Covid: vaccino che, naturalmente, ancora non esiste.
