Panorama ha intervistato il virologo di fama mondiale della Emory Università di Atlanta. «Ci aiuteranno medicine innovative, vaccini e anche il caldo. Poi bisognerà salvare l’economia. Ma per questo serviranno politici di spessore».
Ottimismo della ragione e ottimismo della volontà. Nella lotta al coronavirus il professor Guido Silvestri accantona il gramsciano pessimismo della ragione. Nato 57 anni fa a Senigallia, negli Stati Uniti dal 1993, Silvestri è professore ordinario di Patologia generale e direttore del Dipartimento di Patologia e Medicina di laboratorio della Emory University di Atlanta, in Georgia. Virologo di fama mondiale, uno dei massimi esperti nella lotta all’Aids e nemico giurato delle fake news, una sera, dopo 14 ore di lavoro, decide di scrivere sul suo profilo Facebook un decalogo intitolato significativamente «L’ottimismo che viene dalla conoscenza». In questa intervista a Panorama spiega perché.
Professore, nel suo post lei precisa che la letalità media è inferiore al 2 per cento e che in larga parte si tratta di persone con più di 60 anni con diverse patologie. In Italia l’aumento riguarda anche i più giovani e nell’opinione pubblica l’età sembra passare in secondo piano. Perché la scienza sottolinea il fattore anagrafico?
La maggior parte degli esperti ritiene, sulla base dei dati disponibili, che la letalità di Covid-19 non sia superiore al 2 per cento e che questo numero diventi inferiore allo 0,5 per cento in soggetti sani con meno di 60 anni. Il che non vuol dire che non ci siano pazienti giovani, però sono meno in percentuale e di solito meno gravi. Ricordiamo che studiare i fattori anagrafici è importante per ogni malattia infettiva, non solo Covid-19.
Ci sono informazioni diverse, anche dal mondo scientifico, sulla permanenza del coronavirus sulle superfici. Può fare chiarezza?
Lo studio più completo pubblicato finora indica una permanenza del virus «vivo» per circa tre giorni su plastica e acciaio e per poche ore su cartone e rame. Ma sono studi che vanno interpretati con una certa cautela perché fattori come temperatura e umidità possono cambiare questi risultati anche di molto.
In attesa del vaccino, si stanno utilizzando diversi farmaci che in qualche caso sembrano avere effetti positivi. Dipende dal singolo paziente o si tratta di illusioni?
Non sono affatto illusioni. Oltre alla terapia di supporto respiratorio, che è fondamentale nei casi severi o critici, si stanno studiando farmaci antivirali promettenti, in primis il Remdesivir che blocca la sintesi del Rna virale; farmaci che riducono l’infiammazione polmonare, come la vecchia clorochina; immuno-modulatori di nuova generazione, come Tocilizumab, Baraticinib e altri. I risultati di questi studi clinici dovrebbero essere pronti nel giro di pochi mesi.
In tutto il mondo si aspetta un vaccino e ovunque si sta lavorando su questo. A che punto è la ricerca e si può indicare un obiettivo temporale realistico?
Ci sono diverse piattaforme tecnologiche che sono studiate e sviluppate a tempo record per ottenere un vaccino sicuro ed efficace contro Covid-19. Sulla tempistica si spera di poter iniziare studi di sicurezza ed immunogenicità entro pochi mesi, mentre per gli studi di efficacia ci vorranno probabilmente almeno 12-18 mesi. Sarei ben felice di sbagliarmi se i tempi saranno più rapidi.
Nel suo decalogo ha citato anche l’immunità naturale. Il comune cittadino non sa se un paziente guarito possa ammalarsi di nuovo, la scienza può tranquillizzare?
La maggior parte dei coronavirus induce un certo livello di immunità naturale dopo l’infezione e i primi dati preliminari su Covid-19 suggeriscono che questo nuovo virus non farà eccezione. Però è ancora presto per dire quanti dei soggetti «guariti» avranno questa immunità e per quanto tempo.
Nel frattempo, il distanziamento sociale e l’isolamento in casa sembrano le uniche armi. Chi viola le norme pensa che tanto toccherà agli altri. Quanto incide il fattore psicologico in un’emergenza mai vissuta come questa?
In realtà abbiamo due esigenze di cui tenere conto: rallentare i contagi tramite l’isolamento, per evitare il sovraccarico del servizio sanitario, e al contempo non fermare del tutto l’economia del Paese, il che potrebbe avere conseguenze molto spiacevoli. È qui che sarà molto importante sviluppare una strategia a medio termine per uscire dall’isolamento nel modo meno rischioso possibile. Inutile dire che per questo ci vogliono leader politici di un certo spessore umano e, perché no?, anche scientifico.
Il caldo può essere un fattore «antivirus» o si spera troppo nell’estate? Perché in alcune aree del mondo, per ora, il contagio è nettamente minore che in altre?
Sappiamo da tempo che i coronavirus, in generale, preferiscono l’inverno ed è probabile che Sars-CoV-2 non faccia eccezione. Da notare anche che la pandemia si sta espandendo per ora piuttosto lentamente e con relativamente poche vittime in luoghi più caldi come Sud-est asiatico, Africa, Medio Oriente e America latina, dov’è appena finita l’estate. Le prossime settimane chiariranno la situazione in questo senso.
Il ministero della Salute ha spiegato che il vaccino antinfluenzale non protegge dal coronavirus, ma è utile a distinguere più rapidamente le due infezioni. Ci sono riscontri scientifici?
È vero. Il vaccino antinfluenzale non protegge da Covid-19, ma protegge dall’influenza che è anch’essa un’infezione pericolosa. Quindi facciamolo tutti, e senza tante storie.
Quali sono le notizie false più pericolose e difficili da smentire nell’epoca dei social network?
Quelle propagate da ciarlatani senza alcun titolo né medico né scientifico che si spacciano per «esperti» su internet e sui social. È gente senza scrupoli che sbarca il lunario vendendo disinformazione e speculando sulla paura della gente. Sono gli stessi soggetti che fanno propaganda all’anti-vaccinismo e al negazionismo dell’Aids. Detto con molta franchezza, starebbero bene nelle patrie galere.
Moltissimi in Italia hanno letto il suo post nel quale lei, pur con realismo, insiste sull’ottimismo. Ottimismo della volontà o, anche, della ragione?
Entrambe. Abbiamo ragioni scientifiche per essere ottimisti e comunque, come diceva Antonio Gramsci, l’ottimismo può essere un grande stimolo a fare di più e meglio.