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Gli attentati di Bruxelles celebrati dall’Isis sulla rivista Dabiq

Gli attentati di Bruxelles celebrati dall’Isis sulla rivista Dabiq

L’ultimo numero dell’organo del Califfato racconta gli attacchi nella capitale belga del 22 marzo esaltando i “martiri” che hanno seminato la morte

I fratelli Ibrahim e Khalid El Bakraoui sarebbero i principali organizzatori degli attentati di Bruxelles del 22 marzo, ma anche di quelli di Parigi del 13 novembre 2015.

Secondo la rivista dello Stato Islamico Dabiq (distribuita online in pdf) le menti dietro i due attacchi al cuore dell’Europa sarebbero i due kamikaze di Bruxelles, morti dopo essersi fatti esplodere, rispettivamente, all’aeroporto e in una stazione della metropolitana, causando 34 morti.

“Tutti i preparativi per le incursioni di Parigi e Bruxelles sono cominciati con Khalid e con il suo fratello maggiore, Ibrahim”, scrive Dabiq. “Loro si sono procurati le armi e gli esplosivi”.

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Ansa/EPA/BELGIAN FEDERAL POICE

Nella combo a sinistra Mohamed Abrini e a destra ‘l’uomo con il cappello’ dell’attentato all’aeroporto di Bruxelles.

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Fermo immagine video Polizia belga

n momento della fuga del terzo terrorista dell’aeroporto di Bruxelles, dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Fermo immagine video Polizia belga

Un momento della fuga del terzo terrorista dell’aeroporto di Bruxelles, dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Fermo immagine video Polizia belga

Un momento della fuga del terzo terrorista dell’aeroporto di Bruxelles, dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Fermo immagine video Polizia belga

Un momento della fuga del terzo terrorista dell’aeroporto di Bruxelles, dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Fermo immagine video Polizia belga

Un momento della fuga del terzo terrorista dell’aeroporto di Bruxelles, dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Fermo immagine video Polizia belga

Un momento della fuga del terzo terrorista dell’aeroporto di Bruxelles, dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Fermo immagine video Polizia belga

Un momento della fuga del terzo terrorista dell’aeroporto di Bruxelles, dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Twitter@police_temoin

Le foto diffuse dalla polizia belga di uno dei possibili kamikaze all’aeroporto di Bruxelles, 22 marzo 2016

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Carl Court/Getty Images

22 marzo 2015. Cittadini raccolti intorno al memoriale improvvisato nato nella Piazza della Borsa a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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22 marzo 2015. Candele e fiori in Place de la Bourse/Beursplein a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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Carl Court/Getty Images

22 marzo 2015. Cittadini raccolti intorno al memoriale improvvisato nato nella Piazza della Borsa a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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Carl Court/Getty Images

22 marzo 2015. Una bambina accende una candela nella Piazza della Borsa a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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22 marzo 2015. Candele e messaggi di cordoglio in Place de la Bourse/Beursplein per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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22 marzo 2015. Fiori e candele per le vittime degli attacchi terroristici in Place de la Bourse a Bruxelles.

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22 marzo 2015. “Bruxelles bruxellerà sempre” scritto col gesso sulla pavimentazione della Place de la Bourse a Bruxelles.

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22 marzo 2015. Fiori e scritte con il gesso per le vittime degli attacchi terroristici in Place de la Bourse a Bruxelles.

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22 marzo 2015. Due bambini tra le centinaia di persone radunatesi spontaneamente in Place de la Bourse/Beursplein a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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22 marzo 2015. Fiori e candele per le vittime degli attacchi terroristici in Place de la Bourse a Bruxelles.

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KENZO TRIBOUILLARD/AFP/Getty Images

22 marzo 2015. Un uomo suona un violoncello tra le centinaia di persone radunatesi spontaneamente in Place de la Bourse/Beursplein a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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KENZO TRIBOUILLARD/AFP/Getty Images

22 marzo 2015. Una ragazza tra le centinaia di persone radunatesi spontaneamente in Place de la Bourse/Beursplein a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime.

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KENZO TRIBOUILLARD/AFP/Getty Images)

Bruxelles, 22 marzo 2016: la parola “Pace” scritta col gesso in diverse lingue, sull’asfalto di Place de la Bourse per commemorare le vittime delle stragi

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Bruxelles, 22 marzo 2016: vetri rotti per l’esplosione all’ingresso della fermata del metro di Maalbeek

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KENZO TRIBOUILLARD/AFP/Getty Images

Bruxelles, 22 marzo 2016: scritte col gesso sull’asfalto di Place de la Bourse per commemorare le vittime delle stragi

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DIRK WAEM/AFP/Getty Images

Bruxelles, 22 marzo 2016, passeggeri evacuati dall aeroporto di Zaventem dopo l’attentato

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DIRK WAEM/AFP/Getty Images

Bruxelles, 22 marzo 2016, un passeggero sporco di sangue fuori dall’aeroporto di Zaventem dopo l’attentato

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DIRK WAEM/AFP/Getty Images

Bruxelles, 22 marzo 2016, passeggeri evacuati dall aeroporto di Zaventem dopo l’attentato

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Sylvain Lefevre/Getty Images

BRUSSELS, BELGIUM – MARCH 22: Airport staff comfort each other as passengers are evacuated from Zaventem Bruxelles International Airport after a terrorist attack on March 22, 2016 in Brussels, Belgium. At least 28 people are though to have been killed after Brussels airport and a Metro station were targeted by explosions. The attacks come just days after a key suspect in the Paris attacks, Salah Abdeslam, was captured in Brussels. (Photo by Sylvain Lefevre/Getty Images)

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Instagram – lemondefr, disegno di Plantu

Così Le Monde accomuna il dolore per gli attentati di Parigi di novembre 2015 e di Bruxelles, marzo 2016: “L’hommage de Plantu #Bruxelles”

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JACK GUEZ/AFP/Getty Images

27 maggio 2014. I familiari di Emanuel e Miriam Riva piangono propri cari durante il loro funerale a Tel Aviv. La coppia di turisti israeliani ha perso la vita il 24 maggio, quando un uomo armato ha aperto il fuoco al museo ebraico di Bruxelles. Nell’attentato sono morte anche una volontaria e un’impiegata del museo.

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EPA/STEPHANIE LECOCQ

24 maggio 2014. Cordoni di polizia attorno all’area del museo ebraico di Bruxelles, dove un ex militare francese legato all’Isis, di nome Mehdi Nemmouche, 29 anni, uccide 4 persone a colpi di kalashnikov.

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ANTHONY DEHEZ/AFP/Getty Images

26 maggio 2014. Un bambino con il capo coperto dalla kippah lascia dei fiori davanti al Museo ebraico di Bruxelles, due giorni dopo l’attacco islamista condotto da Mehdi Nemmouche, in cui sono morte 4 persone.

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ANSA/ TELENEWS

Controlli di sicurezza all’aeroporto di Fumicino, dopo le esplosioni all’aeroporto di Bruxelles, 22 marzo 2016

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ANSA/ TELENEWS

Controlli di sicurezza all’aeroporto di Fumicino, dopo le esplosioni all’aeroporto di Bruxelles, 22 marzo 2016

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ANSA/ TELENEWS

Controlli di sicurezza all’aeroporto di Fumicino, dopo le esplosioni all’aeroporto di Bruxelles, 22 marzo 2016

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EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images

Bruxelles, 22 marzo 2016, soccorsi a un ferito dopo l’esplosione alla fermata del metro di Maelbeek

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EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images

Bruxelles, 22 marzo 2016, soccorsi a un ferito dopo l’esplosione alla fermata del metro di Maelbeek

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EPA/LAURENT DUBRULE

Bruxelles, 22 marzo 2016, passeggeri evacuati dopo l’attentato in aeroporto

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EPA/LAURENT DUBRULE

Bruxelles, 22 marzo 2016, passeggeri dopo l’attentato in aeroporto.

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EPA/LAURENT DUBRULE

Bruxelles, 22 marzo 2016, passeggeri evacuati dopo l’attentato in aeroporto.

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JOHN THYS/AFP/Getty Images

Bruxelles, 22 marzo 2016, l’aeroporto dopo le esplosioni

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JOHN THYS/AFP/Getty Images

Bruxelles, 22 marzo 2016, passeggeri in fuga dopo l’attentato in aeroporto

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SEPPE KNAPEN/AFP/Getty Images

Bruxelles, 22 marzo 2016, dopo l’attentato in aeroporto, passeggeri per le strade di Zaventem

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ANSA/ GOOGLE MAPS

Le stazioni della metropolitana di Bruxelles Maelbeek e Schuman dove si sono verficate delle esplosioni, 22 marzo 2016

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Ansa/EPA/STINGER

Controlli di sicurezza all’aeroporto di Fumicino, dopo le esplosioni all’aeroporto di Bruxelles, 22 marzo 2016

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Twitter @ICCAWorld

#prayforbruxelles

Nell’articolo, ci si sofferma soprattutto su Khalid, il minore dei fratelli. Viene rievocata la “rivelazione” che i due avrebbero avuto mentre si trovavano in prigione per scontare pene detentive legate a reati comuni, e in seguito alla quale avrebbero “deciso di vivere per la religione”.

Khalid, condannato per rapina e furto d’auto, in particolare avrebbe in varie occasioni sognato se stesso, impegnato a combattere gli infedeli al fianco “del Profeta”.

Dabiq conferma anche che l’artificiere, sia di Parigi (130 morti) che di Bruxelles fu Najim Laachraoui, l’altro kamikaze che insieme a Ibrahim colpì a Zaventem, citato con il nome di battaglia di Abu Idriss. Costui, scrive Dabiq, “predispose l’esplosivo per i due assalti, a Parigi e a Bruxelles”.

Di Abu Idriss viene raccontata l’esperienza in Siria, combattente contro il regime e “contro gli apostati dell’FSA (Free Syrian Army, ndr)”, la ferita e il ritorno in Europa.

Un assaggio della prosa dei propagandisti dell’Isis aiuta a capirne la strategia comunicativa – fatta di esaltazione della mistica del sacrificio nel nome di una causa “superiore” (in questo non dissimile da altre retoriche del novecento, non solo terroristiche), delirio religioso, uso di terminologia ripetuta fino alla nausea (i “crociati” sono ovunque), semplificazione “narrativa” degli eventi:

After healing for several months, he began to train in order
to realize his dream of returning to Europe to avenge the Muslims
of Iraq and Shām for the constant bombing by crusader
warplanes. Upon completing his training, he traveled the long
road to France to execute his operation. It was Abū Idrīs who
prepared the explosives for the two raids in Paris and Brussels.

Infine, Dabiq celebra Mohamed Belkaïd (Abū ‘Abdil-‘Azīz al-Jazā’irī), il trentacinquenne algerino ucciso dalla polizia a Forest, periferia di Bruxelles, pochi giorni prima dell’arresto di Salah Abdeslam a metà marzo, nell’assedio a un appartamento usato dai terroristi, e nel quale sono state trovate le impronte digitali dello stesso Abdeslam.

Anche di questo terrorista vengono ricordate le gesta in Siria, la ferita alla gamba; e poi la conquista di Ramadi, in Iraq e una ferita alla testa. I digiuni, le preghiere notturne e la lettura del Corano.
Poi la scelta di accompagnare Laachraoui nella preparazione – in quanto artificiere della cellula – degli attentati a Parigi di novembre.
Fino al gesto estremo di “eroismo” nel difendere la fuga da Forest dei “fratelli” di fede in modo che gli attentati di Bruxelles venissero portati a compimento.

(Agi, Dabiq)

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